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“Posso vendere la macchina se sono indebitato?”

E’ una domanda, questa, molto frequente da parte dei nostri lettori

Vendita-auto-pignorataSpesso infatti si contraggono debiti a seguito della perdita del lavoro, per motivi di salute o ingenti e inattese spese familiari. Si innesca così un circolo vizioso: il creditore preme per riavere i suoi soldi, ma si è oggettivamente impossibilitati a soddisfare la sua - pur legittima - richiesta. E l’unica strada percorribile è (s)vendere eventuali beni, nella speranza che il loro valore commerciale sia ancora congruo.

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Se il creditore procede al pignoramento, spetta al Tribunale vendere tramite asta giudiziaria i beni più appetibili e facilmente liquidabili, ovvero quelli mobili (preziosi, opere d’arte, veicoli). In tal caso il prezzo base di vendita, calcolato in base alla relazione dell’ufficiale giudiziario, deve essere in linea con il valore del mercato.

Se dopo tre aste nessun potenziale acquirente si è aggiudicato l’auto, il debitore ne torna in possesso ed è autorizzato a venderlo.

C’è comunque una “terza via”, rappresentata da un accordo informale tra creditore e debitore che, in fase di pignoramento, sono contemporaneamente proprietari del veicolo. Così, se il debitore individua un potenziale acquirente, coinvolgendo il creditore nella determinazione del prezzo di vendita la pendenza può essere saldata in tempi brevi. A questo punto sarà sufficiente informare il tribunale per ottenere la cancellazione della procedura esecutiva.

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Usura bancaria: 100mila euro da rimborsare al cliente

Le insidie nascoste in un estratto conto…

Usura-bancaria-BeneventoE la trappola si chiama anatocismo. Un fenomeno che non accenna a sparire, nonostante la legge abbia chiarito, ormai 20 anni fa, che la capitalizzazione degli interessi, a credito e a debito, NON deve essere effettuata in automatico, ovvero considerata scontata, implicita. Bensì, richiede APPOSITA autorizzazione da parte del cliente, che ha il diritto di essere informato tramite chiare clausole ad hoc.

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Così, il Tribunale di Benevento ha riconosciuto un credito di oltre 100mila ad un correntista che si era visto illegittimamente addebitare interessi calcolati con metodo anatocistico, ovvero sommando quelli già maturati al capitale inizialmente erogato dalla banca. Ne era risultata una “slavina” pari a più di 160mila euro pretesi al 31 dicembre 2014 dalla banca.

Il giudice ha riconosciuto le ragioni del correntista sottolineando che non aveva espressamente autorizzato l’applicazione della capitalizzazione trimestrale, in quanto non era stato sottoposto alla sua attenzione alcun documento scritto, contravvenendo ai dettami dell’articolo 120 del Testo Unico Bancario, e alla delibera del 9 febbraio 2000.

Il saldo del correntista è stato così ricalcolato tenendo conto unicamente delle spese e delle commissioni concordate in fase contrattuale.

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Segnalazione in CR per chi preleva tanto e spesso

“Questa banca non è un albergo!”

Prelievi-bancomat-CrifE quindi, anche se tecnicamente i soldi depositati sul tuo conto o sul libretto, sono di TUA proprietà, NON puoi disporne con piena libertà. Quindi, NON sei totalmente autonomo nella pianificazione della tua vita, neanche se sei single, non hai figli, e hai accumulato un discreto gruzzoletto.

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Bari: colpo di spugna su cartella esattoriale a sei zeri

L’estate è ormai arrivata. Magari sei un freelance, e dopo che il Coronavirus si è abbattuto come una mannaia sui progetti a cui stavi lavorando, vuoi riorganizzarti e capire cosa fare “da grande”. Così hai deciso di accettare l’invito di un amico e collega: lo andrai a trovare in una delle piccole e sperdute isole del Mediterraneo. Hai già pronto il biglietto di andata ma non quello di ritorno.

Ritmi rallentati, mare, buon cibo…c’è solo una contropartita a questo scenario idilliaco: il tuo amico ti ha detto che sull’isola c’è solo una banca e due ATM, fuori servizio 9 volte su 10. Resta solo una cosa da fare: prelevare prima di partire tutti i contanti di cui pensi che avrai bisogno. Così negli ultimi 10 giorni hai ritirato circa 3mila euro, l’equivalente di circa un terzo della somma che porterai con te.

Prima di procedere, però, c’è una cosa che devi sapere: se continui ad attingere dal conto, la banca informerà la Uif (Centrale Rischi interbancaria) dei tuoi movimenti, e sarai segnalato. Qui abbiamo già spiegato perché è consigliabile evitare accuratamente di subire l’iscrizione in Centrale Rischi, e qui abbiamo illustrato a quali conseguenze si va incontro se si viene comunque schedati.

E’ l’articolo 3 del decreto Uif del 28 marzo 2019 a sancire quest’obbligo per gli istituti di credito. La soglia oltre cui scatta l’allarme, per i privati ed i liberi professionisti, è 10mila euro mensili, mentre per gli imprenditori è 5mila euro mensili e mille giornalieri.

L’intento dichiarato dal Governo è arginare il traffico illecito di denaro ma, per quanto legittimo e condivisibile, viene da chiedersi se il Grande Fratello Finanziario può rivelarsi davvero efficace contro un fenomeno quale quello del riciclaggio di denaro sporco che spesso viaggia sotto mentite, inattaccabili, spoglie.

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