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Rimandato il pignoramento conto? Sì, no, forse

Stipendio e pensione dei contribuenti sono al sicuro, almeno fino al 31 agosto

Pignoramento-conto-corrente-Covid19Il Decreto rilancio, però, non ha congelato IN TOTO i pignoramenti sul conto corrente. Se si analizza letteralmente l’articolo 152 del provvedimento, infatti, emerge che il creditore può aggredire senza difficoltà le somme a disposizione del debitore che NON derivano da rapporto di lavoro e che non abbiano carattere previdenziale.

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Lo stop dei suddetti pignoramenti riguarda il periodo compreso tra il giorno di entrata in vigore del Decreto (19 maggio) e la fine dell’estate. Perciò, in quest’arco di tempo il contribuente indebitato dispone liberamente di stipendio o pensione, anche se prima della disposizione di legge era stata emessa l’ordinanza di assegnazione dal giudice dell’esecuzione.

Perciò, se sul conto corrente del debitore viene accreditato, ad esempio, il canone di locazione relativo ad un immobile, la controparte può entrarne in possesso.

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Pagare o non pagare?

Blocco-fermo-amministrativoSe c’è di mezzo il Fisco, meglio mettere mano al portafoglio, nel dubbio.  Anche se oggi un Decreto ti esenta e rimanda le scadenze, del doman non v’è certezza…

La diffusione del Covid19 e il conseguente lockdown hanno compromesso la situazione lavorativa ed economica di milioni di italiani. Così, il Governo ha congelato il pagamento di imposte e cartelle, dapprima fino al 31 maggio, per poi prorogare il blocco fino al termine dell’estate.

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La notifica delle cartelle? Un rebus

Questo dovrebbe permettere a chi aveva ricevuto un preavviso di fermo amministrativo PRIMA dell’8 marzo di scongiurare momentaneamente l’iscrizione dell’ipoteca. Dopo il 31 agosto, però, se il debito non verrà saldato e non verrà richiesta la rateizzazione, il rischio di ganasce alla macchina si concretizzerà.

Il sollievo da congelamento dei pagamenti potrebbe essere, però, effimero, oltre che temporaneo. Infatti, i debiti in sospeso dovranno essere saldati tra qualche mese, quando la disponibilità economica di molte famiglie non sarà aumentata rispetto ad oggi. Nella migliore delle ipotesi sarà simile al periodo pre-Covid19, perlomeno per gli statali, per gli impiegati di Poste Italiane e per chi lavora nell’It.

Questo spiega il suggerimento dato da molti commercialisti ai propri clienti. “E’ vero, le cartelle sono state sospese fino al 31 agosto, ma è meglio che continui a pagare comunque le rate della rottamazione”. Alla fine dell’estate la macchina burocratica dovrà rimettersi in moto ed evadere una mole di arretrati tale da far tremare i polsi, e considerando che le banche dati dei vari enti statali non “dialogavano” tra loro già prima dell’epidemia, da settembre il fenomeno delle cartelle pazze potrà solo proliferare, senza contare amare sorprese sotto forma di ganasce alla macchina...

Clicca qui per verificare se sulla tua auto sono stati iscritti fermi amministrativi

La redazione


 


 
 


Decreto Rilancio: fino a quando sono congelati debiti verso Fisco?

Rc Auto, cartelle esattoriali, Iva…

Blocco-cartelleL’epidemia di Covid19 ha reso necessario il congelamento temporaneo di numerose scadenze fiscali, con annessi rinvii del saldo. La parola d’ordine adottata dal Governo sembra essere scaglionamento, infatti non tutti i pagamenti dovuti convergeranno su uno stesso giorno. Ecco qual è il quadro odierno per quanto riguarda cartelle esattoriali, avvisi di addebito e di accertamento.

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Il Decreto Rilancio, all’articolo 154, ha bloccato fino al 31 agosto 2020 i versamenti scaduti a partire dall’8 marzo. Contestualmente Agenzia delle Entrate Riscossione NON potrà inviare nuove cartelle di pagamento ai contribuenti, né in forma cartacea né per via telematica.

I pagamenti non effettuati dall’8 marzo al 31 agosto 2020 dovranno essere saldati entro il 30 settembre 2020, in un’unica tranche o tramite rateizzazione, inoltrando domanda entro la stessa data. 

Buone notizie per chi aveva sottoscritto un piano di rateizzazione ancora attivo all’8 marzo 2020: il Governo ha infatti deciso di raddoppiare (10 vs 5) il numero di rate, anche non consecutive, “saltate” che determineranno l’annullamento dello stesso. Questo dovrebbe allentare almeno in parte la pressione sui contribuenti, comprensibilmente angosciati dall’eventualità di non riuscire a estinguere innumerevoli arretrati in un piccolo intervallo di tempo.

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