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Contributi a fondo perduto per le PMI

Decreto Rilancio: oltre il credito d’imposta e le “garanzie” c’è di più?

Contributi-fondo-perduto-Decreto-RilancioL’ex Decreto Aprile, trasformatosi per una manciata di giorni in Decreto Maggio, dovrebbe prevedere misure dirette e (quasi) immediatamente operative. Dopo una serie di provvedimenti rivelatisi in breve tempo blandi palliativi, poiché inadatti a garantire alle PMI ciò di cui hanno più bisogno, ovvero un’iniezione di liquidità, dovrebbero arrivare i bonifici di Agenzia delle Entrate Riscossione diretti agli IBAN dei richiedenti.

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Decreto Rilancio: corsia preferenziale per i “decotti”

Secondo le anticipazioni rese note dal Ministro Gualtieri giorni fa, le aziende maggiormente colpite dal Coronavirus potranno ricevere contributi a fondo perduto che vanno da un minimo di 1000 ad un massimo di 62mila euro. Una misura, questa, dedicata a chi fattura fino a 5 milioni di euro all’anno ed ha rilevato, nel mese di aprile 2020, perdite di almeno due terzi rispetto allo stesso mese del 2019.

L’ammontare dell’importo erogato da AER sarà proporzionale al calo di fatturato subito, e condizionato al giro d’affari dell’azienda richiedente.

-       25% della differenza tra aprile 2019 ed aprile 2020 (se fatturato entro 100mila euro);

-       20% della differenza, se fatturato compreso tra 100 e 400mila euro;

-       15% della differenza, in caso di fatturato entro 5 milioni di euro.

Le aziende che fatturano più di 5 milioni di euro, invece, riceveranno sostegno economico tramite agevolazioni fiscali, ricapitalizzazione e, probabilmente, diretto intervento dello Stato nell’emissione di strumenti finanziari.

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Decreto Rilancio: corsia preferenziale per i “decotti”

Ci vorrebbe lo Stato, per salvare la banca

Decreto-Rilancio-Banche-DecotteCi sono cose che non cambiano. Tra queste c’è il rapporto tra Governo ed istituti di credito. Il primo non lascia mai soli i secondi, neanche durante una pandemia che ha modificato radicalmente l’assetto sociale e produttivo del Paese, determinando ripercussioni difficili da prevedere, su privati e aziende.

Il Decreto Rilancio (ex Decreto Aprile) annunciato nei giorni scorsi prevede, tra le altre cose, anche un robusto sostegno economico alle banche definite, con termine assai eloquente, decotte. Lo Stato, infatti, stanzierà 100 milioni di euro per le procedure di liquidazione coatta amministrativa riguardanti gli istituti di “ridotte dimensioni”.

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L’intento è quello di facilitare il passaggio della banca al soggetto interessato a rilevarla ricorrendo, ad esempio, al credito d’imposta.

L’intervento statale in favore delle banche decotte ha suscitato numerose perplessità in quanto la liquidazione coatta amministrativa presenta analogie con la liquidazione fallimentare, procedura adottata nei confronti di Banca Etruria alla fine del 2015. E il ricordo delle conseguenze che questo produsse su migliaia di correntisti è ancora vivo…

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Le misure della Fase Due per imprese e lavoratori

C’era una volta il Decreto Aprile, che poi si trasformò in Decreto Maggio

Fase-DuePer poi diventare Decreto Rilancio.  A descriverne il contenuto è stato il ministro Gualtieri, domenica 10 maggio, in tv. Si sa, ai tempi del Covid19, il passaggio mediatico e social è un imperativo categorico, per chi è al Governo.

Il Decreto Rilancio mette tanta carne al fuoco, nel tentativo di tamponare i molteplici fronti apertisi in seguito all’epidemia di Coronavirus. Uno dei provvedimenti – sulla carta – foriero di più ampie e profonde ripercussioni sul tessuto produttivo del Paese sono i contributi a fondo perduto destinati alle imprese, agli autonomi ed alle partite IVA con ricavi entro 5 milioni di euro. Condizione imprescindibile per usufruirne è che il fatturato ed i corrispettivi relativi ad aprile 2020 siano inferiori ad un terzo dei valori registrati ad aprile 2019.

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Le aziende con ricavi inferiori ed uguali a 5 milioni di euro che abbiano registrato ad aprile 2020 un calo di fatturato e corrispettivi del 50% potranno beneficiare, inoltre, di un credito di imposta equivalente al 60% del canone d’affitto pagato.

Titolari del credito d’imposta sono privati e imprese, che possono riscattarlo nei confronti dello Stato e del Fisco ottenendo una riduzione delle imposte da pagare o portandolo in detrazione in sede di dichiarazione dei redditi.

Le strutture ricettive, certamente tra le più colpite dal Covid19  e dalla misure restrittive che questo ha determinato, usufruiranno del credito d’imposta a prescindere dall’ammontare di ricavi e corrispettivi rilevati ad aprile.

Il Governo intende sostenere gli imprenditori anche in riferimento alle operazioni di messa in sicurezza indispensabili ai fini della ripartenza. In questo caso, il credito d’imposta garantito è pari all’80% delle spese sostenute.

Ultimo, ma non meno importante, chi è rimasto senza lavoro e non ha i requisiti per beneficiare di altri sussidi potrà presentare domanda per il reddito d’emergenza entro il 30 giugno (Isee entro 15mila euro e patrimonio entro 10mila).

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