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Quali tutele per gli anziani che hanno un debito?

Cosa rischia il pensionato che non ha rimborsato il creditore?

Pignoramento-pensioneQuasi certamente quest’ultimo si rivarrà sulla pensione. Le opzioni per intervenire sono due: attraverso l’ente che eroga l’assegno, ovvero l’INPS, o coinvolgendo le poste o la banca di cui il debitore è cliente.

Se il creditore si rivolge all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (o ad altro ente previdenziale cui il debitore è iscritto) può chiedere a questo di trattenere una parte della pensione ogni mese, sottraendola quindi al netto disponibile. Non può, però, essere “aggredito” l’intero ammontare dell’assegno, ma solo una quota, di solito corrispondente al 20%, che si calcola DOPO aver sottratto il cosiddetto minimo vitale, equivalente all’assegno sociale moltiplicato per 1,5. Tale cifra viene considerata sufficiente a garantire la sopravvivenza e quindi il soddisfacimento dei bisogni essenziali.

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L’ammontare dell’assegno sociale viene aggiornato annualmente, così da garantire il suo “aggancio” al prezzo dei beni di prima necessità. Per il 2020 è fissato a 459,83 euro; il minimo vitale, quindi, corrisponde a 689,74 euro. Il creditore può “aggredire” SOLO la quota di pensione eccedente tale somma, se decide di rivolgersi all’INPS.

Il pignoramento effettuato presso terzi prevede da parte del creditore l’invio di una comunicazione alla banca o alla posta. A seguito della notifica della comunicazione potrà essere trattenuta una somma solo se il saldo del conto del debitore è superiore al triplo dell’assegno sociale (1379,49 euro). Se l’importo è inferiore a mille euro non succede nulla, ma per i successivi accrediti della pensione valgono i limiti fissati in riferimento all’INPS.

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Segnalato in Crif? Così ottieni il risarcimento

Se sei un cliente bancario ti conviene tenere d’occhio gli estratti-conto ricevuti

Risarcimento-segnalazione-CrifQuesto perché può capitare che vengano addebitati commissioni ed interessi illegittimamente alti, determinando un scoperto che può culminare con un’iscrizione in Centrale Rischi. Eventualità da scongiurare in ogni modo, poiché essere “bollato” come cattivo pagatore determina la paralisi della tua vita professionale e privata. Ne sa qualcosa un grossetano che ha agito in giudizio contro un istituto di credito, avvalendosi dell’assistenza legale di Confconsumatori.

Clicca qui per scoprire se sei stato segnalato come cattivo pagatore

Il danno subito è stato definito grave e quasi certamente irreversibile dall’associazione, così è stata chiesta l’immediata e retroattiva cancellazione della segnalazione. L’istanza è stata accolta dal Tribunale di Grosseto con un’ordinanza emessa il 3 dicembre 2018, che si è richiamata all’articolo 125 comma 3 del Testo Unico Bancario, all’articolo 4 comma 7 del Codice Deontologico della Privacy, e alla circolare 139/1991 della Banca d’Italia. È stato quindi ribadito che l’iscrizione in CRIF deve essere preceduta da una comunicazione scritta attraverso cui vengono concessi ulteriori 15 giorni di tempo per saldare la pendenza. A tal proposito è necessario effettuare accertamenti volti a determinare la situazione economica del debitore.

La segnalazione in CRIF è illegittima? Il risarcimento non è automatico…

Questo principio è stato ormai ampiamente acquisito, non solo dai tribunali ordinari, ma anche dalla Cassazione, tornata a pronunciarsi in merito nei mesi scorsi. L’8 gennaio, ad esempio, è stata emessa la sentenza n.207, relativa alla vicenda di una società che si era vista negare per ben due volte un finanziamento in quanto schedata come “cattiva pagatrice”.

Gli Ermellini hanno così affermato nuovamente che spetta al soggetto impropriamente iscritto in CRIF certificare l’entità dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti.

La società aveva interpellato in un primo momento il Garante per la Protezione dei Dati Personali, e successivamente il Tribunale di Roma chiedendo un rimborso di circa 250mila euro per i danni patrimoniali e circa 20mila euro a titolo non patrimoniale.

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Perseguitato da rate e cartelle esattoriali? Così te ne liberi

L’imprevisto è all’ordine del giorno, quando si cerca di far quadrare i conti

Difesa-DebitoriUna bolletta più salata del solito, l’auto che si rompe o, peggio ancora, cure mediche non ulteriormente prorogabili. Ci si ritrova così a fare il passo più lungo della gamba, sottoscrivendo finanziamenti vari e/o saltando il pagamento di una cartella esattoriale in scadenza. Insomma, quel che sembra un modo per tamponare un frangente grave, non fa che moltiplicare i problemi da risolvere.

La buona notizia è che esistono una serie di strumenti che consentono di verificare l’effettiva consistenza dei propri debiti e liberarsene pagando il giusto.

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Un esempio? Attraverso il saldo e stralcio si può ottenere un drastico taglio dell’importo  originario (mediamente tra il 40 e il 70%) e la contestuale cancellazione dalle banche dati dei cattivi pagatori. Un traguardo, questo a portata di mano, se ci si avvale di assistenza legale qualificata.

Il consolidamento, invece, permette di convogliare il rimborso dei vari finanziamenti sottoscritti in un’unica rata più sostenibile di quelle pagate in precedenza.

Ultimo ma non da ultimo, le cartelle esattoriali possono essere impugnate a causa di vizi formali e sostanziali, con conseguente cancellazione o sostanziale ridimensionamento del debito originario.

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