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Dona 4 milioni ai parenti per non pagare il Fisco

Chi non vorrebbe avere un parente generoso?

Donazione-evasioneUn padre, uno zio, un cugino pronti a dividere la loro fortuna economica renderebbero felici chiunque. Per evitare sgradite sorprese, però, sarebbe necessario, prima di accettare il regalo – soprattutto se cospicuo e improvviso – indagare sui rapporti del donatore con il Fisco. Già, perché se questo sta dando la caccia al generoso congiunto, sarebbe preferibile rinunciare ai soldi. Chè il gesto sicuramente NON è disinteressato.

Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Napoli ha scoperto che un uomo della provincia del capoluogo si è reso colpevole di sottrazione fraudolenta della somma dovuta ad Agenzia delle Entrate Riscossione.

Al contribuente erano state notificate cartelle esattoriali per un totale di circa 650mila euro derivanti dal mancato pagamento dell’IRPEF. Per sfuggire ai suoi doveri fiscali l’uomo aveva pensato di procedere tramite donazione ed usufrutto di un immobile e di un complesso industriale a vantaggio di moglie e fratelli. Questi si son visti piovere – quasi letteralmente – dal cielo nel 2013 un valore di quattro milioni e mezzo di euro. Sia gli uni che l’altra erano perfettamente consci delle ragioni che avevano spinto l’uomo al trasferimento dei beni.

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Il Decreto Fiscale 2020 ha, contestualmente, introdotto una stretta per quel che riguarda le donazioni e i prestiti tra privati, indipendentemente dall’esistenza di vincoli di parentela. Un esempio pratico? Una madre che vuole prestare alla figlia, pur convivente, mille euro, deve procedere tramite assegno non trasferibile o bonifico. Meglio non cercare di aggirare l’ostacolo frazionando l’importo in tranche più piccole diluite nel tempo. Il Fisco ti vede…ed è pronto a punirti. Stesso discorso per chi supererà i limiti relativi ai contanti di cui parlavamo qui: il rischio tangibile è una multa di importo compreso tra 3mila e 50mila euro.

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Vizi sostanziali: quali anomalie possono annullare il debito?

Arriva a casa una cartella esattoriale…ed entri nel panico

Vizi-cartella-esattorialeL’ansia è giustificata

Infatti i tempi per procedere a contestazione sono alquanto stretti: i due mesi canonici praticamente si dimezzano se l’atto riguarda multe o sanzioni amministrative.

Il contribuente può opporsi solo in virtù di vizi propri, vale a dire anomalie insorte successivamente al recapito dell’avviso di accertamento. 

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I vizi sulle cartelle possono essere sostanziali o formali

I primi hanno a che fare con l’esistenza del debito e la sua consistenza. I secondi riguardano invece l’omissione di rilevanti riferimenti, quali quello al responsabile del procedimento, che compromettono la validità dell’atto, ma non la pendenza in sé. 

Dunque, AER non vede pregiudicare la somma da riscuotere, se una nuova cartella viene notificata correttamente.

Quali sono i più comuni difetti di sostanza nelle cartelle esattoriali?

Solitamente questi riguardano la motivazione della cartella, che deve riportare l’origine del debito, fornendo gli estremi dell’atto che lo ha originato.

Può succedere, peraltro, che la pendenza sia stata precedentemente estinta, ma che l’amministrazione pubblica non lo ha abbia registrato, incaricando AER della riscossione. In questi casi, di solito, si può intervenire tramite istanza di autotutela.

Un’altra frequente casistica riguarda il congelamento dell’avviso di accertamento da parte del giudice. Ciò invalida la successiva cartella.

Tra i difetti sostanziali viene annoverata anche la prescrizione e il recapito a un soggetto sbagliato, il cui esempio più frequente è quello della successione.

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Segnalazione in Centrale Rischi: le differenze tra Cai e Crif

Qual è la “pena” più comune che spetta ai clienti bancari che non rispettano le regole?

Segnalazione-CrifLa conseguenza pressochè automatica di un pagamento ritardato o saltato è l’iscrizione in una banca dati denominata Centrale Rischi. Esistono molteplici archivi elettronici, differenziati in relazione alla natura “dell’infrazione compiuta”. Due tra i principali sono la Cai (Centrale Allarme Interbancaria), che ha carattere pubblico, e la Crif (Centrale Rischi Finanziari), gestita da privati.

Vuoi verificare se sei iscritto in Crif? Bastano pochi passaggi. Clicca qui 

Tutto quello che c’è da sapere sulla CAI

La Centrale di Allarme Interbancaria, di competenza della Banca d’Italia, contiene le informazioni relative ad assegni postali e bancari scoperti e a carte di credito revocate.

L’iscrizione in CAI comporta la cosiddetta “revoca di sistema”, vale a dire il blocco semestrale dell’emissione di assegni, a cui si somma il divieto di richiederne di nuovi ad altre banche o in posta.

Cosa rischi se salti una rata del finanziamento?

L’omesso o ritardato pagamento determina l’iscrizione in Crif, banca dati che fa riferimento al Sistema di Informazione Creditizia (SIC).

L’immediata conseguenza della segnalazione a cattivo pagatore è l’impossibilità di ottenere nuovi fidi e farsi rilasciare carte di credito. Contestualmente vengono revocati/congelati quelli esistenti. Tuttavia, per quanto riguarda i finanziamenti, è possibile aggirare l’ostacolo tramite cessione del quinto.

L’iscrizione in Crif deve essere preceduta dalla notifica di una comunicazione ad hoc tramite raccomandata a.r. Il preavviso deve pervenire almeno 15 giorni prima della segnalazione, altrimenti questa decade.

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