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Che succede se compri un veicolo sottoposto a fermo amministrativo?

Usato è – quasi sempre – sinonimo di risparmio

Fermo-amministrativoIl problema, però, è che non necessariamente spendere meno implica una reale convenienza. Soprattutto se la cifra da pagare è particolarmente bassa, dovremmo chiederci cosa ci guadagna l’interlocutore, ed eventualmente desistere dall’affare. Infatti, il rischio che stiano cercando di rifilarci una qualche patata bollente è più che tangibile.

L’esempio classico? L’acquisto di un’auto usata tramite concessionaria. Magari il prezzo proposto è oggettivamente “ghiotto”, in quanto molto più basso di quello di mercato…ma quasi certamente ciò non dipende dalla generosità del venditore. La causa potrebbe essere l’esistenza di un fermo amministrativo.

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Può essere ceduta un’auto gravata da tale provvedimento? La risposta è sì, a patto che chi compra ne sia informato prima che il contratto venga sottoscritto. In caso di omissione, si può ricorrere alle vie legali, in quanto il venditore ha gravemente violato i suoi obblighi.

Acquisto auto gravata da fermo amministrativo: quali conseguenze?

La buona notizia è che la transazione non trasferisce il debito al nuovo proprietario, ma questo è comunque impossibilitato a utilizzare il veicolo fino a quando il creditore non viene pagato. Le opzioni praticabili, per chi ha acquistato, sono, in definitiva, due: sollecitare il venditore a saldare la pendenza, o farsene carico direttamente, anticipando la cifra, per poi chiederne la restituzione.

Circolare con un’auto sottoposta a fermo amministrativo può costare caro, in quanto la multa prevista è compresa tra 776 e 3.111 euro. Alla sanzione economica, comunicata tramite verbale ad Agenzia delle Entrate Riscossione, si aggiunge il sequestro del veicolo.

E se il concessionario vende l’auto senza dire nulla?

Si può chiedere l’annullamento del contratto; in un caso del genere, qualche mese fa, il giudice ha riconosciuto il danno subito dall’ignaro nuovo proprietario. È stato quindi accordato il rimborso del prezzo pagato per acquistare il veicolo, che proveniva da un’asta giudiziaria.

In appello la concessionaria ha tentato di difendere le proprie ragioni dichiarando che la controparte avrebbe dovuto effettuare adeguate verifiche presso il Pubblico Registro Automobilistico. Dal canto suo il giudice ha spiegato che il fermo amministrativo determina l’impossibilità di fruire appieno del  mezzo fino al saldo del debito. Nel caso in cui il provvedimento non sia preventivamente reso noto, quindi, il contratto può essere cancellato (articolo 1489 Codice Civile).

 Tutto quello che devi sapere sul fermo amministrativo in due minuti 

 La redazione

 


 
 


Legge di Bilancio 2020: niente aste giudiziarie grazie a onlus

Perdere casa è il destino obbligato delle famiglie indebitate?

Cartolarizzazione-asta-giudizariaD’ora in poi non più. È stato infatti approvato l’emendamento alla Legge di Bilancio 2020 che introduce il Fondo Salva Casa inerente la cosiddetta cartolarizzazione. Una procedura, questa, dedicata all’istituzione di società veicolo con fine sociale, vale a dire la concessione in locazione al debitore dell’immobile pignorato. L’intento ultimo è quello di consentirgli di acquistarlo nel futuro prossimo.

Cosa sono le società di cartolarizzazione?

Si tratta di organismi che raccolgono liquidità attraverso l’emissione di obbligazioni e l’acquisizione di “pacchetti di crediti” a cui garanzia sono posti immobili da vendere all’asta. La prima e più grave conseguenza di questo meccanismo è stata, finora, che chi aveva un debito verso la banca perdeva quasi sempre la propria casa.

La creazione di società di cartolarizzazione gestite da onlus potrà correggere il quadro mettendo gli immobili a disposizione degli indebitati previo pagamento di un canone agevolato.

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La redazione



 
 


Contanti: quali sono i limiti di prelievo e pagamento

Quanti soldi puoi prendere dal tuo conto corrente?

Prelievo-contanti-bancaLa domanda è tutt’altro che scontata, visto che spesso dobbiamo affrontare contemporaneamente una serie di spese, alcune delle quali anche cospicue.

Fortunatamente la legge non fissa limiti in tal senso, ma c’è un tetto massimo in materia di pagamenti. Attualmente non sono ammessi quelli superiori a 3mila euro, ma dal 1 luglio del 2020 saranno banditi quelli superiori a 2mila.

In linea di principio non ci sono limiti di prelievo contanti allo sportello bancario, in quanto ciascuno può utilizzare nel modo che ritiene più sicuro (e fruttuoso) i propri risparmi.

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Ai fini della lotta al riciclaggio di denaro, però, la legge obbliga l’istituto di credito a chiedere chiarimenti al cliente se la somma supera 10mila euro al mese, anche nel caso in cui siano frazionati in prelievi più piccoli. Contestualmente, è necessario segnalare l’operazione all’Unità di Informazione Finanziaria di Banca d’Italia, ai fini di accertamento.

Paletti ancora più stringenti per gli imprenditori. Il tetto massimo di prelievo giornaliero è infatti di mille euro, quello mensile di 5mila. In caso di superamento scatta il controllo fiscale.

La redazione