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Segnalazione in CRIF: come procedere per ottenere il rimborso danni?

Sei stato schedato come cattivo pagatore ed è iniziato un periodo nero

Rimborso-danni-iscrizione-CrifHai bussato alla porta di varie banche, incassando come unica reazione un fermo diniego a concedere nuove linee di credito.

Umiliazione, frustrazione e senso di colpa hanno intossicato le tue giornate, impedendoti peraltro di investire risorse fisiche e mentali nell’individuazione di possibili vie d’uscita.

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A un certo punto, però, sei venuto a sapere che hai diritto ad essere risarcito, in quanto la segnalazione in Centrale Rischi è stata impropria. Spesso, infatti, gli istituti di credito passano rapidamente alle vie di fatto, quando un cliente ritarda il pagamento. Poco importa che si tratti di un episodio isolato o che sia trascorsa una manciata di giorni dalla scadenza prevista.

La tutela di un diritto implica a volte la presentazione di prove

Magari è stato un conoscente a informarti dell’opportunità di essere rimborsato, dandola per certo, o ne hanno parlato in tv, ma senza affrontare il tema in dettaglio. Se vuoi evitare un’ulteriore doccia fredda a seguito di una “fiammata” di entusiasmo, è quindi necessario precisare quali sono le condizioni imprescindibili per richiedere – e ottenere – una congrua contropartita materiale ai problemi affrontati.

A tal proposito la sentenza n.1931 emessa dalla Cassazione il 25 gennaio 2017 ha stabilito che chi ritiene di esser stato pregiudicato a livello economico o morale da un’illegittima iscrizione CRIF, deve fornire dimostrazioni concrete del danno subito.

Insomma, non si può applicare il principio del re ipsa loquitur (“cosa che parla da sola”, ovvero palese, esplicita), connesso all’assunto secondo cui la segnalazione in CRIF scaturisce dall’espletamento di un’attività pericolosa (ex articolo 2050 c.c.).

Spetta perciò a chi è stato impropriamente bollato come cattivo pagatore provare che le vicende subite siano state determinate dal provvedimento della banca.

Non basta che ci sia stato un danno di immagine (o economico)…

Quali sono le ricadute pratiche – e immediate – della sentenza n.1931 emessa dalla Cassazione? Che un privato o un’azienda, i quali si siano visti negare ripetutamente i finanziamenti ed emarginare dalla collettività, debbano contestualmente esplicitare a cosa sarebbero serviti i soldi, per farsi rifondare materialmente. Non è necessario quantificare i danni, ma perlomeno fornirne una rappresentazione puntuale e circostanziata.

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La redazione

 



 
 


Pignoramento mobiliare: quali beni sono intoccabili?

Esproprio dei beni Esproprio_Dei_Beni

Per chi ha un debito, è come parlare di corda in casa dell’impiccato. Comprensibilmente, si tratta di un’eventualità che, laddove si concretizzi, cambia profondamente l’esistenza dell’interessato e della sua famiglia
 
Tuttavia, ciò non esclude la possibilità di opporsi al provvedimento e quindi difendere l’equilibrio, magari precario, della propria condizione finanziaria. Questo articolo si propone di fare chiarezza sull’argomento e precisare quali beni sono assolutamente intoccabili da parte del creditore. 
 
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Di cosa parliamo quando parliamo di pignoramento? 

In base alla categoria degli elementi interessati si distinguono tre tipologie di esproprio. Il primo è quello mobiliare, che riguarda una vasta categoria di oggetti (arredi e suppellettili, gioielli, denaro).
Il pignoramento immobiliare intacca invece case, edifici, terreni, garage ed, eventualmente, anche parcheggi.
Il pignoramento presso terzi riguarda invece beni di proprietà del debitore (stipendio, pensione, affitto, conto corrente) la cui disponibilità materiale dipende da altri soggetti È a questi ultimi che il creditore deve rivolgersi per ottenere la restituzione dell’importo dovuto
 
 

I beni mobili impignorabili

L’ufficiale giudiziario non può assolutamente mettere le mani su oggetti necessari all’esercizio del culto religioso, come pure sulle fedi nuziali. La medesima tutela spetta ai beni commestibili e combustibili necessari a sostenere la famiglia del debitore per un mese, come pure a beni quali i letti, i tavoli, gli armadi, la lavatrice e il frigorifero. 
 
Tuttavia possono essere espropriati i mobili che hanno un elevato valore economico, o un comprovato valore artistico.
 
Rientrano nella categoria degli impignorabili anche gli animali detenuti a scopo terapeutico o assistenziale e gli animali da compagnia detenuti a fini commerciali o alimentari. 
 
Off limits anche le armi e gli oggetti necessari al debitore per l’esercizio di un pubblico servizio, e decorazioni al valore, registri e scritti di famiglia, a meno che non facciano parte di una collezione.
 

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Beni relativamente impignorabili
Si tratta, sostanzialmente, di tutto ciò che è necessario al debitore per l’esercizio della sua attività lavorativa. 
Oggetti e libri finalizzati allo svolgimento della professione possono essere espropriati nel limite massimo di un quinto, ma solo se il ricavato che si presume di ottenere dagli altri beni del debitore non è sufficiente a estinguere la pendenza. 
 
Laddove siano pignorati beni necessari allo svolgimento dell’attività lavorativa del debitore questo ne rimane il custode e il primo tentativo di vendita deve essere effettuato dopo almeno 300 giorni dal pignoramento. Tuttavia, se ne trascorrono più di 360 senza che venga effettuato l’incanto, il provvedimento decade
 
“Aggredire” i beni relativamente impignorabili è comunque un’evenienza spesso di difficile attuazione, in quanto il debitore raramente dispone, per l’esercizio del suo lavoro, di una pluralità di oggetti tra loro analoghi.  
 
 
La redazione 


 
 


Cancellati 8mila euro di debiti a contribuente. Le multe decadono dopo 5 anni

Dopo quanto si prescrivono le infrazioni al Codice della Strada?

Prescrizione-multe-BrindisiLa risposta è stata data nei giorni scorsi dal Giudice di Pace di Brindisi, che ha annullato quattro cartelle esattoriali notificate a un automobilista, per un totale di circa 8mila euro.

L’azione legale era stata promossa da un contribuente iscritto al coordinamento istituito tra Confconsumatori e l’organismo nazionale Dalla Parte del Consumatore. Le cartelle esattoriali, riferite a multe, erano state emesse tra il 2001 e il 2005.

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La prima ha portato avanti la tesi secondo cui il credito da cui è scaturito l’avviso di pagamento si annulla dopo dieci anni dalla notifica. Il contribuente, dal canto suo, ha sostenuto che la somma si prescrive dopo cinque anni.

Il Giudice di Pace ha accolto la tesi di quest’ultimo annullando le quattro cartelle oggetto del contendere.

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Il nodo dell’autotutela

L’intervento legale era stato preceduto da una richiesta di sgravio inoltrata al Comune di Brindisi, alla Prefettura del capoluogo, e ad Agenzia delle Entrate Riscossione. L’istanza era stata rigettata, ma l’automobilista non si è dato per vinto.

Tuttavia una domanda sorge spontanea: perché costringere le persone a sostenere i costi di un’azione in giudizio per vedere riconosciuti i propri diritti, quando esistono strumenti gratuiti, quali appunto l’autotutela. La risposta – amara – è intuitiva. Il Fisco si tiene ben stretti i propri crediti, anche nel caso in cui risultino illegittimi…

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