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Cosa rischi se un avviso di pagamento finisce nelle mani sbagliate

Quante insidie si nascondono dietro una firma falsa?

Recapito-cartella-esattorialeInnumerevoli. E a scatenarle, talvolta, sono figure insospettabili, come i rappresentanti delle istituzioni. 

Forse non ci hai mai pensato ma, da contribuente, se hai saltato qualche pagamento, potresti correre il rischio di non aver ricevuto una cartella esattoriale. 

Il motivo? Non necessariamente un cambio di residenza…

Il giudice monocratico del Tribunale di Frosinone ha condannato a due anni e sei mesi di carcere un messo notificatore di Alatri che nell’ottobre 2012 aveva falsificato la firma su una cartella esattoriale. 

L’atto, mai realmente recapitato, aveva determinato il fermo amministrativo ai danni di un cittadino ricoverato in ospedale a Roma. L’illecito era emerso fortuitamente in occasione della tentata vendita del veicolo.

Il messo notificatore aveva subito un processo per falso materiale e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Il quadro era stato aggravato dal fatto che, in tali circostanze, la firma viene ritenuta autentica fino a querela di falso.

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Tale figura equivale a un pubblico ufficiale, dunque, chi intende contestare la veridicità della firma apposta sull’avviso di ricevimento di raccomandata o sulla relata di notifica, deve procedere tramite querela di falso.

A questo punto si rende necessaria una perizia calligrafica da parte di un esperto chiamato a confrontare la firma riportata sull’atto con altre sicuramente autentiche.

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Qual è l’iter corretto di notifica dell’atto?

Cartelle, multe e atti giudiziari devono essere recapitati al diretto interessato ma, se a “provarlo” c’è una firma illeggibile, magari anche di un’altra persona, non è un problema. Si è pronunciata in questi termini la Cassazione.

Solo qualora a ricevere la copia dell’atto sia un familiare convivente che abbia più di 14 anni il messo notificatore deve riportare nella relata il nominativo del soggetto e l’eventuale grado di parentela. Dunque, per quanto sia un modo grossolano di procedere, nel caso in cui queste informazioni non vengano esplicitate, si dà per scontato che la cartella sia direttamente finita nelle mani dell’interessato.

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Preavviso di fermo amministrativo: a chi rivolgersi per fare opposizione?

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Opposizione-fermo-amministrativoVederle applicate al proprio veicolo ha ripercussioni profonde e spesso irreversibili sulla quotidianità. È fondamentale, quindi, intervenire tempestivamente per scongiurare il pericolo, ad esempio contestando il preavviso di fermo amministrativo. Chi è però l’interlocutore a cui bisogna rivolgersi? La Cassazione si è pronunciata in merito, ribadendo la competenza del Giudice di Pace (ordinanza n. 21242/2018). I poteri di tale figura sono sanciti dall’articolo 22 della legge 689/1981 e dagli articoli 6 e 7 del Dlgs 150/2011.

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Quali sono i precedenti sull’argomento?

Le Sezioni Unite della Cassazione Civile erano già intervenute con la sentenza n.10261 del 27 aprile 2018. In tale circostanza era stato chiarito che il soggetto davanti al quale può essere impugnata la sanzione amministrativa derivante da violazioni al Codice della Strada è il Giudice di Pace. Il potere che questo esercita è indipendente dall’ammontare del debito.

Contestualmente si era precisato che il medesimo iter andava seguito per l’impugnazione del preavviso di fermo amministrativo, rappresentando un’azione di accertamento negativo.

Il tira e molla legale era scaturito da una serie di multe a carico di M.C., contribuente, che avrebbe dovuto pagare circa 1600 euro ad Equitalia Sud e Roma Capitale.

La Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi sul regolamento di competenza dopo il coinvolgimento del Tribunale di Roma. A questo stata sottoposta la controversia dopo che il Giudice di Pace si era chiamato fuori.

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Evitare di perdere la casa grazie all’usucapione

Utilizzo = proprietà?

Casa-Asta-UsucapionePossibile, ma a particolari condizioni. In termini tecnici viene definito usucapione; così, chi beneficia di un bene per almeno 20 anni senza aver subito contestazioni da parte dell’effettivo proprietario, gli subentra. Senza che sia necessario stilare un contratto che testimoni il trasferimento. In virtù di questo principio una donna della provincia di Latina è riuscita a scongiurare, dopo un lungo iter legale, la vendita all’asta della casa in cui vive con i suoi cari.

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Per ricostruire l’accaduto è necessario fare un passo indietro. A fine anni Novanta il Tribunale Civile di Latina aveva intrapreso un’esecuzione immobiliare su un terreno del padre della donna. In tale luogo lei aveva, di lì a poco, iniziato a costruire la casa per sé e per i suoi familiari.

Nel 2017 la donna, affiancata da un avvocato, ha poi avviato un’azione legale finalizzata a dimostrare che, nel frattempo, era diventata proprietaria dell’immobile in virtù del principio di usucapione.

L’anno seguente il Tribunale Civile di Cassino ha accolto l’istanza, confermando che la sentenza di usucapione era efficace anche nei confronti del creditore titolare di ipoteca, vale a dire la banca, sebbene fosse stata trascritta in un momento successivo.

Oggi, finalmente, il Tribunale di Latina ha fatto propria la tesi dell’avvocato difensore della donna, azzerando la procedura di vendita all’asta.

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