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Targhe straniere: cominciano a fioccare le multe per i furbetti

La “bella vita”, per chi guida auto immatricolate all’estero, sta per finire

Targhe-straniereIl Decreto Sicurezza infatti,ha sancito il divieto assoluto, per chi risiede in Italia da più di 60 giorni, di circolare a bordo di veicoli con targa straniera. Il Governo assume così una posizione determinata e chiara contro il cosiddetto fenomeno della esterovestizione. Questo termine si riferisce alla simulata localizzazione di un bene o un’attività in un altro Paese, cui segue l’effettivo esercizio in Italia.

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I primi “furbetti delle targhe straniere” 

Sono stati colti sul fatto a Trento, nei giorni scorsi. Lo scorso 11 dicembre un cittadino bulgaro trasferitosi in Italia otto anni fa è stato fermato dalla Sezione Servizi Esterni mentre guidava un’auto immatricolata in Bulgaria a nome del nonno. L’uomo ha dovuto pagare una multa di 700 euro, e si è visto ritirare la carta di circolazione: se non registrerà il veicolo nel nostro Paese, riceverà il foglio di via e dovrà esportarlo.

Contestualmente è stato beccato in flagrante un automobilista intento a guidare un veicolo recante targa appartenente ad altra auto. L’uomo ha quindi subito una multa di 2mila euro ed il fermo amministrativo per tre mesi.

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Risarcimento per chi subisce il prolungato e illegittimo fermo amministrativo

Che succede nel caso di scambio di persona?

Scambio_di_persona“L’incrocio” tra un automobilista e una multa può essere molto pericoloso, al pari di un toro che si ritrova davanti un drappo rosso. Una combo esplosiva, capace di mettere a repentaglio le coronarie, soprattutto se l’importo contestato è, di fatto, assolutamente non dovuto. 

Che succede, ad esempio, nel caso in cui avvenga uno scambio di persona?

A farne le spese, ovviamente, è chi, purtroppo, si vede notificare l’infrazione al Codice della Strada. 

E allo sconcerto per la multa “piovuta dal cielo” rischiano di sommarsi, per un perverso effetto domino, ulteriori danni collaterali, tra cui il fermo amministrativo del veicolo. Un provvedimento, questo, che spesso rappresenta l’anticamera della paralisi professionale e personale. 

Così, l’intervento delle associazioni dei consumatori può rivelarsi provvidenziale e fare la differenza, come dimostra una vicenda svoltasi a Pisa nelle scorse settimane.

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Per un errore burocratico 

Infatti, un automobilista non ha potuto usare la sua auto per più di tre anni. Dopo aver intrapreso le vie legali, però, ha visto riconoscere le sue ragioni, ed Equitalia è stata chiamata al risarcimento delle spese, come pure del disagio connesso al mancato impiego del veicolo. 

L’ex ente riscossore deve pagare essendosi macchiata di mala fede e colpa grave.

 

La sentenza

Il Giudice di Pace di Pisa ha rilevato da parte di Equitalia un approccio omissivo e quindi non propositivo né costruttivo. Questa infatti non aveva modificato il proprio atteggiamento neppure a seguito degli svariati giudizi che avevano accertato le sue responsabilità.

Tutto era cominciato quando a un automobilista era stato comunicato l’imminente blocco del veicolo in caso di mancato pagamento di un debito. Dal canto suo l’uomo aveva chiesto all’ente riscossore di cancellare il provvedimento in virtù dell’avvenuto scambio di persona. Invece, per tutta risposta, Equitalia aveva iscritto il fermo al PRA.

L'epilogo della storia

Così, il malcapitato aveva chiesto aiuto a Confconsumatori di Pisa e inoltrato due ricorsi finalizzati a ottenere la cancellazione della cartella e delle sanzioni correlate (nel caso specifico, il blocco del veicolo). A nulla però era valso aver incassato altrettanti verdetti positivi, così era stato necessario coinvolgere nella vicenda il Tribunale di Pisa ottenendo, finalmente, la revoca del fermo amministrativo.

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A quel punto è stato interpellato anche il Giudice di Pace del capoluogo toscano, che ha accordato all’automobilista non solo il risarcimento integrale delle voci di spesa sostenute nel corso del tempo, ma anche un importo ulteriore per il disagio subito a causa della prolungata e coatta indisponibilità del mezzo di trasporto. 

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La redazione 



 
 


UE: banche vendano più rapidamente (e senza tribunali) immobili pignorati

Le aste giudiziarie si traducono spesso in un’arma a doppio taglio

Aste-giudiziarie-UeIl debitore e la sua famiglia perdono la casa e si ritrovano spesso in piena emergenza abitativa, ma non è detto che il creditore abbia indietro – interamente – i suoi soldi. Questo dipende dal fatto che le vendite giudiziarie vanno spesso deserte, rendendo necessario ripeterle più volte, prima che si presenti un acquirente. Il valore dell’immobile, così, scende vertiginosamente…e i problemi di entrambe le parti rimangono insoluti.

È stata in questi giorni accolta dall’Unione Europa una misura finalizzata ad accelerare, da parte delle banche, il recupero dei crediti pendenti, bypassando l’intervento dei tribunali. La vendita dell’immobile, quindi, sarebbe effettuata direttamente dall’istituto di credito. Questo servirebbe – sulla carta – a evitare la prospettiva di una svendita.

Tale misura sarebbe indirizzata esclusivamente alle aziende che hanno chiesto un finanziamento. Esclusi invece quelli finalizzati al consumo e quelli vincolati alla residenza del richiedente in qualità di garanzia.

Rapidità ed esemplificazione consentirebbero, secondo il ministro dell’economia finlandese, di scongiurare il rischio di accumulare crediti deteriorati, vale a dire quelli che, per i motivi più disparati, non sono più sufficienti a compensare il capitale e gli interessi.

Oggi i crediti deteriorati sono ai valori minimi, nell’ambito della Comunità, ma in Italia la situazione è ben diversa. Da noi, infatti, lo stock è di circa 160 miliardi, di cui 80 netti.

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