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Pignoramenti: quando le banche non perdonano

Le banche continuano ad essere condannate per tassi illeciti

Usura-bancariaMa questo non le trattiene dall’esigere più soldi di quanto effettivamente dovuto. Nei giorni scorsi, ad esempio, la filiale di Cappelle sul Tavo (Pescara) di un istituto di credito cooperativo è stata riconosciuta responsabile di interessi ultralegali, anatocismo e competenze illegittime con la sentenza n.1025/19 del 25 giugno. A rischiare di farne le spese – letteralmente – è stata una coppia di pensionati del luogo.

La banca dichiarava di aver maturato un credito di quasi 100mila euro, ma il giudice ha ridimensionato considerevolmente l’importo, fissando a 9mila euro il rimborso a carico dei due. Un “taglio” drastico, equivalente al 90% del valore iniziale.

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Trento: famiglia perde casa per un debito di duemila euro

A Mori padre, madre, quattro figli e i loro tre cani sono stati costretti ad andare a vivere in un’ex scuola dopo che la loro abitazione è stata svenduta all’asta. Gli otto tentativi precedenti, effettuati a partire dal 2015, si erano risolti in un nulla di fatto…e così i vicini, con cui c’erano state delle controversie, hanno comprato per 80mila euro a fronte di un valore iniziale di quasi 400mila.

All’origine della vicenda, un debito di circa 2mila contratto dal padre artigiano nei confronti di un committente. Alla difficoltà economica si sono aggiunti gravi problemi relativi a questioni quotidiane che sarebbero dovute essere gestite in maniera concorde con una famiglia di vicini. Sono così seguite denunce e ingiunzioni di pagamento, fino al momento culminante di lunedì scorso, quando improvvisamente si è concretizzata l’offerta di acquisto dei vicini.

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Cosa fare quando arriva l’ufficiale giudiziario

Che succede quando il creditore si rivolge al tribunale?

Ufficiale-giudiziarioQuasi certamente interviene l’ufficiale giudiziario per setacciare le banche dati del Fisco, dell’INPS e affini, del PRA e degli enti pubblici, individuando beni e fonti di reddito a disposizione del debitore. Un modo, questo, per consentire al creditore di muoversi “a colpo sicuro” per decidere cosa è preferibile aggredire.

Conclusa questa fase, l’ufficiale giudiziario mette nero su bianco i risultati della ricerca stilando un verbale. Segue la localizzazione materiale di beni e redditi su cui potrà rivalersi il creditore; nel peggiore dei casi si procede al pignoramento allo scopo di impedire al debitore di trasferire ciò che possiede per non pagare.

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…E se l’ufficiale giudiziario non trova quello che dovrebbe?

In caso di discrepanze tra l’esito dell’indagine telematica e quanto fisicamente presente presso il domicilio del debitore ci sono due settimane di tempo per collaborare, rivelando dove è stato nascosto il maltolto. Farlo è un dovere, e non una scelta facoltativa, perciò chi non adempie può subire fino a un anno di carcere o pagare una sanzione di circa 500 euro.

A tal proposito si sono pronunciati anche gli Ermellini, chiarendo che non c’è reato, se l’ufficiale giudiziario non ha preventivamente comunicato al debitore che eventuali omissioni o false comunicazioni hanno rilevanza penale. Contestualmente devono essere precisati i termini entro cui è possibile rivelare dove si trovano i beni “fantasma” (Corte di Cassazione, sezione IV Penale, sentenza 30 aprile – 1 luglio 2019, n.28516).

Le azioni che può intraprendere il creditore

Gli strumenti a sua disposizione sono tre, e il suo tramite è sempre l’ufficiale giudiziario.

Se il debito non supera 5mila euro il tribunale o il Giudice di Pace procedono all’emanazione di un decreto ingiuntivo che richiede al debitore di regolarizzare la sua posizione entro 40 giorni.

Qualora tale atto si riveli inefficace, o il debitore veda respinta la sua opposizione, subentra l’atto di precetto. Vengono concessi ulteriori 10 giorni per pagare, e in caso di reiterata insolvenza si procede all’esproprio di beni mobili, immobili, o di somme (stipendio, pensione) depositate presso terzi, vale a dire banche.

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Cartelle esattoriali: paga subito…e paghi meno

Non si torna indietro da una rateizzazione con il Fisco?

Ridefinizione-rottamazione-cartellePer fortuna sì, in questo caso, infatti, non vale il monito che caratterizza i matrimoni ”parlare subito o tacere per sempre”. Così i contribuenti possono optare oggi per il versamento dell’importo dovuto in un’unica soluzione, anche se precedentemente avevano ottenuto un piano di dilazione. In alternativa è contemplata l’eventualità di decurtare dalla rottamazione una o più cartelle.

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Da 18 a 1…e il debito “dimagrisce”

Il contribuente che precedentemente aveva scelto di spezzettare la somma da pagare in circa 20 – o meno – rate, può, se lo ritiene opportuno, procedere al saldo integrale in un’unica tranche. AER rilascerà un nuovo bollettino, alleggerito dagli interessi di dilazione, che corrispondono al 2%. Una quota, questa, che può essere discriminante, se l’importo originario era alto.

Per ottenere lo scorporo, ovvero la possibilità di sottrarre una più cartelle da quelle che si è deciso di rottamare, è sufficiente presentare domanda ad AER. L’importo stornato potrà essere liquidato in 72 o 120 rate.

Caro contribuente ti scrivo…

Nei giorni scorsi, intanto, sono arrivate le comunicazioni di Agenzia delle Entrate Riscossione indirizzate a chi aveva richiesto di accedere alla rottamazione ter (termini scaduti lo scorso 30 aprile).

Quattro i possibili responsi del Fisco: accettazione integrale della domanda e indicazione delle modalità di espletamento della definizione agevolata (codice AT), rifiuto e contestuale indicazione del debito da saldare (RI), ricezione parziale determinata dalla presenza di cartelle esattoriali non definibili (AP), presenza simultanea di importi interamente rottamabili, e altri che lo sono solo parzialmente  (AX).

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