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Pignoramento degli immobili: la più pericolosa fake news

Chi l’ha detto che la prima casa è off-limits per i creditori?

Pignoramento-casaQuesto rappresenta, in realtà, un luogo comune alla cui diffusione e consolidamento ha contribuito la disinformazione/esemplificazione estrema delle nozioni legali da parte dei media generalisti.

L’infondatezza di tale convinzione contribuisce talvolta ad una sorta di auto-assolvimento da parte dei debitori. Infatti, l’idea che l’immobile di residenza non possa MAI essere aggredito, può azzerare la motivazione necessaria a saldare - o quantomeno ridurre - le proprie pendenze.

La legge sancisce l’impignorabilità della prima casa solo in pochi e ben delineati casi. Partiamo dall’elencare tutti quelli in cui, invece, il creditore ha mani libere.

A fare la differenza è la tipologia di quest’ultimo: se è un privato (banca, finanziaria) non c’è alcun impedimento a rivalersi sulla prima casa: la procedura di pignoramento può essere attivata per pendenze di 100, 2.000 o 50.000 euro. Nella pratica, però, se l’importo ha meno di tre zeri, il gioco non vale la candela, considerando che portare a termine un esproprio richiede denaro e tempo (da tre a dieci anni).

La procedura di esproprio viene avviata dal creditore privato attraverso un titolo esecutivo (sentenza, cambiale, decreto ingiuntivo).

Chi NON può pignorare la prima casa (salvo alcuni casi)?

Gli enti pubblici (Agenzia delle Entrate Riscossione), a patto che siano presenti, contestualmente, tutte queste condizioni:

-       il contribuente indebitato non possiede altri immobili;

-       la prima (ed unica) casa non è accatastata come immobile di lusso, bensì come civile abitazione;

-       l’immobile da pignorare deve essere quello in cui il debitore risiede.

Se manca anche uno di questi elementi, Agenzia delle Entrate Riscossione può intraprendere l’iter dell’esproprio se e solo se la somma pendente è superiore a 120mila euro, ed il debitore possiede beni immobili il cui valore sia uguale o maggiore a questo.

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Bonus-200-euro-DraghiDopo due anni tremendi (sotto tutti i punti di vista) a causa dell’impazzare del Covid19, ci si è messa la guerra in Ucraina. Sconcerto, incertezza, orrore…e tasche svuotate dal rincaro dei prezzi di materie prime specialmente, ma anche dei beni al consumo.

Così, negli ultimi mesi molte famiglie si sono ritrovate strangolate dagli importi folli delle bollette, che hanno registrato in media un raddoppio. Per dare loro un po’ di fiato, il Governo Draghi ha inserito nel Decreto Aiuti recentemente varato un bonus una tantum da 200 euro, la cui liquidazione, presumibilmente, avverrà da parte dell’Inps a luglio.

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I beneficiari della misura sono lavoratori dipendenti e pensionati al di sotto dei 35mila euro annui, ed autonomi. La liquidazione della somma dovrebbe avvenire a luglio da parte dei datori di lavoro, che la recupereranno in sede di pagamento di imposte.

Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, invece, verrà istituito un fondo specifico nelle prossime settimane.

Stando alle notizie diffuse finora, lavoratori e pensionati NON dovranno richiedere la liquidazione del bonus, in quanto l’assegnazione avverrà in automatico.

La redazione



 


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Primavera tempo di dichiarazione dei redditi

Dichiarazione-redditi-erroneaMaggio è convenzionalmente il mese a partire da cui i contribuenti possono presentare la dichiarazione dei redditi, e certificare eventuali spese suscettibili di parziale rimborso previa detrazione. È un’operazione questa, tutt’altro che inutile, rituale, e dunque eseguibile meccanicamente. Chi sbaglia, infatti, paga. Letteralmente.

E a farlo non sono i Caf né i singoli professionisti abilitati a redigere il 730 dietro richiesta dei contribuenti, ma proprio questi ultimi. E poco importa se, nella stragrande maggioranza dei casi, le loro competenze fiscali sono prossime alle zero.

A far emergere errori, incongruenze e doppie detrazioni contribuiscono i controlli automatici effettuati a campione da Agenzia delle Entrate; lo scorso anno queste verifiche hanno fatto confluire nelle casse dello Stato più di 5 miliardi di euro, equivalenti a circa il 40% delle somme incassate mediante recupero fiscale.

Che succede se i controlli rilevano dichiarazioni inesatte?

Agenzia delle Entrate notifica all’interessato un avviso bonario, che gli permette di saldare il dovuto a condizioni agevolate. Qualora invece l’interessato metta in dubbio la bontà di questa comunicazione, può fare ricorso.

…e se si insiste a non pagare la somma indicata?

Può scattare la cartella esattoriale, che rappresenta una sorta di ultima spiaggia, l’atto esecutivo di precetto, dopo il quale ci sono due mesi di tempo per mettersi in regola. Conclusasi questo periodo, si passa all’ingiunzione di pagamento ed al pignoramento.

La redazione