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Autotutela: scopri se ti conviene fare ricorso

Autotutela

AutotutelaConvivere nell’ambito di un agglomerato implica l’accettazione di specifiche regole comportamentali e norme giuridiche. Un modo, questo, per bilanciare i diritti e le libertà del singolo con gli oneri necessari ai fini del mantenimento di un clima sociale pacifico. 
 
Ovviamente, laddove un cittadino senta di aver subito una sanzione iniqua o completamente infondata in riferimento a un suo comportamento, ha facoltà di chiederne la sospensione e/o l’annullamento. Il termine tecnico per indicare tale strumento è autotutela; l’istanza può essere inoltrata da chiunque, non richiede il supporto di legali, e deve essere indirizzata all’ente/ufficio che ha prodotto l’atto ritenuto illegittimo, o, in alternativa, a un organo posto gerarchicamente più in alto. 
 
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L’istanza di autotutela deve essere redatta in carta semplice, indirizzata all’organismo creditore, al giudice o all’agente di riscossione, e inoltrata per mezzo di raccomandata a.r. Per quanto riguarda la sua efficacia, comunque, bisogna precisare che non è automatica la cancellazione della sanzione o della cartella esattoriale. Dunque, l’eventuale sospensione ottenuta non comporta, in modo generalmente consequenziale, l’annullamento della somma da pagare. In tal senso si è pronunciata la Cassazione nei giorni scorsi (ordinanza n. 28885/17 del 1 dicembre 2017).
 
 

Istanza di autotutela: quale meccanismo innesca?

Se il cittadino chiede che venga annullata una cartella esattoriale da lui ricevuta, l’ente che vanta il credito può “congelare” temporaneamente la riscossione da parte dell’agente delegato (ad esempio, AER). A tale scopo, quindi, redige un atto indirizzato a questo e al contribuente; tuttavia, la sospensione dell’esecuzione dell’avviso di pagamento non ne inficia la validità. 
 
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La vera e propria cancellazione della cartella esattoriale richiede, invece, l’inoltro di un ricorso al giudice o lo sgravio da parte dell’ente creditore. 
 

Quando puoi ricorrere all’autotutela?

Puoi inoltrare istanza per chiedere la cancellazione di cartelle inerenti imposte sui redditi e sostitutive, imposta di registro, imposta catastale, IVA, imposta di successione o donazione, IRAP, imposta di bollo e sulle assicurazioni.
 
La redazione
 


 

 

Quando le vittime di un pignoramento sono degli innocenti…

La casa è il simbolo dell’intimità

Pignoramento_casaÈ il luogo privato in cui ciascuno trova rifugio e conforto, l’ambiente protetto in cui – perlomeno auspicabilmente – esprimere pienamente e compiutamente sé stessi, senza il timore di essere giudicati o respinti. Ciò spiega perché, in caso di debiti, una delle misure più offensive, materialmente e umanamente, è il pignoramento dell’immobile di residenza.

Un trauma portatore di uno strappo particolarmente pungente e dannoso, nel caso in cui tra i destinatari del provvedimento ci siano anche bambini o adolescenti. Un evento da cui scaturiscono tali e tante conseguenze, che può paragonato a una violenza. C’è forse qualcosa di più intollerabile, dal punto di vista etico, di una madre che, insieme ai suoi figli, viene sradicata dalla casa in cui ha vissuto per anni?

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Maggiori informazioni https://www.usuraonline.com/notizie/

La storia di Anna

A metà gennaio 2018 Anna Dumas dovrà sgomberare l’immobile di Pizzo Calabro in cui vive con un bambino di 13 anni e un adolescente, in quanto questo rientra tra i beni forzosamente espropriati all’ex marito. A nulla è valsa una sentenza emessa anni fa, che assegnava la casa alla donna e ai figli.

Durante l’estate un nugolo di persone ha cominciato a ruotare intorno all’immobile, turbando la quiete del nucleo familiare. Periti, ingegneri, potenziali acquirenti: l’angosciante viavài iniziato a luglio ricorda lo stormo di avvoltoi che “cinge d’assedio” un cadavere animale.

Difficilmente la vicenda avrà un epilogo felice per Anna Dumas e i figli, in quanto le entrate della donna (che non beneficia neanche dell’assegno di mantenimento) ammontano a soli 600 euro al mese.

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Che fare, quindi? Rassegnarsi all’ineluttabilità del pignoramento, nonostante la “tregua” concessa in corrispondenza delle festività natalizie, o difendere in ogni sede i diritti dei propri figli?

Mi sembra inconcepibile che le esigenze di una famiglia passino in secondo piano rispetto alla pretesa delle banche di fare cassa”. Questo il commento della donna. Più che affidarsi a leggende metropolitane quali quella secondo cui a Natale siamo tutti più buoni, preferiamo confidare in un giudice “illuminato” dal buon senso e dall’umanità. 

Guarda il video con la testimonianza della donna 

La redazione

 


 
 

Quali sono i tuoi diritti se vinci la causa contro il Fisco?

Quali sono i tuoi diritti?

I_Tuoi_DirittiEquitalia è andata in pensione ma, ovviamente, il suo posto non è rimasto vacante. Agenzia delle Entrate Riscossione a partire dal 1 luglio scorso ne ha infatti preso il posto e, nel frattempo, i contribuenti che avevano cause pendenti con la prima sono andati avanti. 
 
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Nei giorni scorsi, ad esempio, la Commissione Tributaria Provinciale di Salerno ha cancellato un’ingiunzione di pagamento di circa 250mila a carico di un imprenditore tessile di Scafati. L’uomo è stato rappresentato legalmente dall’avvocato Ludovico Fattoruso, che aveva inoltrato apposita istanza a inizio del 2017. 
L’imprenditore si era accorto che qualcosa non andava dopo aver constatato che i due conti attivati preso altrettante banche erano pressochè inutilizzabili. Infatti, Equitalia ci aveva messo le mani sopra.
 
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Ovviamente il congelamento dei conti aveva costretto all’immobilità produttiva l’imprenditore, trascinandolo in una spirale di panico e frustrazione. Così, a quel punto aveva interpellato l’avvocato Ludovico Fattoruso, dando inizio alla sua battaglia. 
 

Cittadini vs agente di riscossione: chi paga i costi legali?

Una pronuncia significativa in tal senso è stata quella emessa dalla Corte di Cassazione il 22 agosto 2017 (ordinanza numero 20261). La sentenza ha stabilito che, se la cartella viene annullata dal punto di vista giurisdizionale, i costi processuali sono da addebitare a Equitalia (o, in alternativa, ad Agenzia delle Entrate Riscossione). Dunque, è da escludere la compensazione delle spese di lite, cioè il fatto che ciascuna delle parti saldi i costi che ha sostenuto, se il cittadino ha ottenuto un verdetto negativo in primo grado e uno positivo in seconda battuta. 
 
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Nel caso specifico il contribuente si era visto notificare una cartella esattoriale a seguito del mancato pagamento del bollo auto. Era ricorso in giudizio, e inizialmente le sue ragioni non erano state accolte. La Commissione Tributaria di Roma, successivamente interpellata da lui, pur dandogli ragione lo aveva richiamato alla compensazione delle spese in virtù della soccombenza reciproca ovvero, del fatto che le richieste dell’una e dell’altra parte fossero state parzialmente respinte, in concomitanza dei verdetti di primo e secondo grado.
 
A questo punto il cittadino si è rivolto alla Cassazione e ha incassato un verdetto positivo. L’ordinanza ha infatti sottolineato che la ripartizione dei costi legali è correlata a specifiche ragioni che vanno chiaramente elencate in sentenza. Peraltro, è stato rilevato, la compensazione, in base alla sua formulazione contenuta nell’articolo 92 c.p.c., prevede che la soccombenza reciproca si verifichi nel medesimo grado di giudizio e non in due momenti distinti. 
 
La redazione