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Che succede se non pago le rate della rottamazione?

Definizione agevolata

Definizione_AgevolataQuale contribuente con debiti pendenti non sarebbe stato “ingolosito” da un provvedimento recante questo nome? Ragionevole, quindi, che migliaia di loro, fino ad aprile scorso, abbiano presentato domanda per aderire. Quando il sogno – o per meglio dire, l’auspicio di tornare a dormire sonni tranquilli – si è avvicinato alla concretizzazione, è stato chiaro che saldare integralmente la somma dovuta, per molti, sarebbe stata davvero un’impresa.

Infatti, le rate previste erano cinque e, in un primo momento, sarebbero dovute essere versate entro settembre 2018.  Lo scenario che si delineava, con certezza quasi assoluta, era quella dell’ennesimo provvedimento fiscale presentato come la cura miracolosa per le fasce più indigenti ma che, di fatto, avrebbe esclusivamente alleggerito la posizione di chi aveva maggiore disponibilità monetaria.

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Come se non bastasse, in fase iniziale si era stabilito che chi non avesse saldato la prima o seconda rata, o avesse pagato in misura insufficiente, sarebbe decaduto. Gli importi corrisposti sarebbero stati considerati un acconto sul totale, e Agenzia delle Entrate Riscossione avrebbe regolarmente riattivato le procedure per incassare il credito.

Lacune connesse alla definizione agevolata

Nel frattempo però, i mesi passavano, ed emergevano con chiarezza le lacune connesse alla definizione agevolata. Non solo infatti la platea degli esclusi era corposa, ma anche molti degli ammessi, a dispetto dei buoni propositi iniziali, in corso d’opera non erano poi riusciti a onorare l’impegno finanziario assunto. Si sa, per le famiglie italiane, tra spese vive, bollette, e uscite connesse a visite e/o malattie, l’imprevisto è ordinaria amministrazione.

Così, nelle scorse settimane, dopo che per un lungo periodo si erano rincorse ipotesi e indiscrezioni, è stata annunciata la riapertura dei termini per accedere alla rottamazione delle cartelle esattoriali. A beneficiarne saranno non solo quanti hanno carichi fiscali che si sono perfezionati tra il 1 gennaio e il 30 settembre 2017, ma anche quelli che, finora, non sono riusciti a pagare integralmente le rate in scadenza. Peraltro, è stata contestualmente ampliata la finestra temporale per completare il saldo delle prime due tranche, perciò, chi non è in regola con i versamenti, dispone di una settimana in più per correre ai ripari, ovvero, entro il 7 dicembre.

Essere ammesso o riammesso alla rottamazione

Chi intende essere ammesso o riammesso alla rottamazione può inoltrare domanda entro il 15 maggio 2018 tramite il modulo DA-2017, seguendo la procedura descritta nell’apposita guida alla compilazione di Agenzia delle Entrate Riscossione. A oggi si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Collegato Fiscale D.L. 148/2017 che disciplina la riapertura dei termini.

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È un provvedimento, questo, che, oggi, realisticamente non si può più considerare la panacea ai mali economici degli italiani, tuttavia, quanti di questi possono cogliere l’occasione di aderire e pagare con costanza, magari sforbiciando qua e là il bilancio familiare, o chiedendo l’aiuto di genitori o parenti stretti, dovrebbero approfittarne. Rappresenta infatti, al di là di tutto, il modo per archiviare pendenze esistenti, e affrontare il presente e futuro prossimo senza avere sulle spalle un pesante “sacco di pietre”. 

La redazione 

 


 
 

Multate per anatocismo le tre principali banche italiane

Multe per anatocismo

Multe_Per_AnatocismoQuotidianamente i cittadini devono farsi strada nella selva di kafkiane procedure burocratiche che scandiscono non solo i rapporti con il Fisco, ma anche con le banche. Uno dei principali –e più insidiosi – ostacoli da schivare è rappresentato dall’anatocismo. Ovvero, l’applicazione degli interessi su pregressi interessi.

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Sempre più spesso, negli ultimi anni, anche grazie alla capillare opera di informazione e sensibilizzazione svolta dalle associazioni dei consumatori, questi sono ricorsi alle vie legali, laddove avevano riscontrato macroscopiche anomalie negli addebiti effettuati dalle banche. Così, progressivamente, il fenomeno dell’anatocismo ha iniziato a essere sanzionato.

Un nuovo tassello

In questo senso, è rappresentato dalla pronuncia dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, formalizzata attraverso la riunione del 31 ottobre 2017. È stata così comminata una cospicua multa a Intesa (2 milioni di euro), BNL (4 milioni) e Unicredit (5 milioni), i tre istituti che controllano in Italia quasi la metà degli impieghi bancari.

La sentenza costituisce l’epilogo di tre processi istruttori scaturiti dall’utilizzo di pratiche commerciali scorrette da parte dei colossi del settore. All’indagine ha preso parte anche il Nucleo Speciale Antitrust della Guarda di Finanza.

Le banche hanno adottato comportamenti aggressivi allo scopo di ottenere l’autorizzazione del metodo anatocistico. Questo è avvenuto in violazione degli articoli 24 e 25 del Codice del Consumo”. Così l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in un comunicato stampa. “Detto atteggiamento si inserisce in un contesto legislativo in fieri, che ne consente l’impiego solo in corrispondenza degli interessi il cui addebito sul c/c è stato precedentemente avallato dal cliente”.

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A BNL, Intesa e Unicredit si imputa, sostanzialmente, il fatto di aver presentato il suddetto metodo come una procedura ordinaria.

Gli istituti di credito non hanno esitato a ricorrere ad approcci bruschi e diretti, pur di ottenere la tanto agognata autorizzazione. Un vero e proprio pressing posto in essere non solo all’interno delle filiali, ma anche tramite l’Internet banking, utilizzando strumenti quali comunicazioni personalizzate precompilate e pop-up.

I consumatori sono stati messi alle strette

Anche “grazie” a una sottile ma pervasiva strategia del terrore. Infatti, astutamente, le banche si sono limitate a illustrare le conseguenze negative di un’eventuale omessa autorizzazione, e non gli effetti derivanti dall’applicazione del calcolo anatocistico. Il consenso, insomma, è stato, di fatto, estorto.

In tempi non sospetti, a lanciare l’allarme ci aveva pensato Adusbef, evidenziando, tramite esposti alle principali procure italiane, che l’intero comparto bancario era ricorso all’applicazione degli interessi sugli interessi a dispetto di quanto sancito dalla Legge di Stabilità del 2014.

Dal canto suo, Bankitalia non si era pronunciata né aveva preso posizione. Eppure, secondo un calcolo effettuato da Adusbef, il “business” dell’anatocismo era fruttato al mercato del credito un volume d’affari compreso tra 6,7 e 7,8 miliardi di euro. 

La redazione



Multe: il fermo amministrativo è dietro l’angolo…

Il fermo amministrativo è dietro l’angolo

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L’appetito vien mangiando. È un adagio, questo, che può applicarsi non solo alle persone che, si sa, non sempre riescono a essere morigerate o mosse da nobili fini, ma anche agli enti.

Neppure lo Stato sfugge al peccato della voracità

In questo caso, è da intendersi da un punto di vista finanziario. Così, può capitare che Agenzia delle Entrate Riscossione bussi alla porta del contribuente dopo svariati lustri, per chiedere il pagamento di somme ormai cadute in prescrizione.

In tali frangenti, infatti, l’importo inizialmente dovuto non decade in automatico, dopo che si è chiusa la finestra temporale entro cui il credito era esigibile. Al contrario, è necessario l’intervento del giudice, che è chiamato a pronunciarsi per accertare e sancire il sussistere delle condizioni richieste. Nelle scorse settimane, ad esempio, è toccato al Tribunale di Marsala (Sezione Lavoro) dichiarare nullo il fermo amministrativo a carico del signor Rossi e la cancellazione di alcune cartelle esattoriali per un totale di circa 10mila euro.

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Sentenza

La sentenza n.593 dell’11 ottobre 2017 è scaturita dall’iniziale richiesta di informazioni da parte di un contribuente allo sportello territoriale di Codici (Associazione nazionale di volontariato per la difesa dei consumatori). L’uomo era intenzionato a verificare se per il preavviso di fermo amministrativo emesso da Riscossione Sicilia avrebbe potuto beneficiare della rottamazione statuita dal Decreto Legge n.193 del 22 ottobre 2016.

Da un esame più approfondito delle cartelle esattoriali ricevute era emerso che le stesse, originate dal mancato pagamento di contributi previdenziali all’INPS, risultavano decadute per effetto della prescrizione. Il Giudice del Lavoro del Tribunale del Lavoro di Marsala ha quindi preteso da Riscossione Sicilia la cancellazione del debito e il pagamento delle spese processuali.

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Tuttavia lo scenario potrebbe diventare particolarmente ostico, nel prossimo futuro, per gli automobilisti. Infatti, dopo essere subentrata ad Equitalia nei mesi scorsi, Agenzia delle Entrate Riscossione è intenzionata a mettere a punto degli strumenti funzionali a rendere più efficace e stringente il recupero dei crediti.

Nei giorni scorsi Ernesto Maria Ruffini, direttore di AER, si è espresso in merito alle sanzioni derivanti dalle infrazioni al codice della strada. L’intento sarebbe quello di rendere immediatamente operative le multe, nell’ottica di giungere rapidamente all’esecuzione forzata, ovvero, mettere le ganasce al veicolo impedendone, materialmente, la circolazione.

Considerando che si stima che le cartelle esattoriali scaturite da infrazioni al codice della strada siano circa un milione e mezzo, è facile comprendere quale sia il principale intento di Agenzia delle Entrate Riscossione. Fare cassa, ma, presumibilmente, senza tenere conto della sostanziale differenza tra quanti non vogliono pagare i propri debiti, e quanti sono concretamente impossibilitati a farlo. 

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La redazione