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Sfratti e pignoramenti: le novità previste dalla Legge di Bilancio 2018

Settembre è tempo di bilanci, per tutti Sfratti_e_Pignoramenti

I cittadini non sono infatti i soli a dover stilare un elenco azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi prefissati con una certa priorità. Così il Ministero dell’Economia si prepara a varare la Legge di Bilancio 2018; le proposte sul tavolo, a oggi, sono varie ed eterogenee. Tra le misure che, qualora approvate, sarebbero foriere di maggiori conseguenze vi sono quelle relative a sfratti e pignoramenti, alla lotta all’evasione fiscale e ai bonus per ristrutturazioni ed efficientamenti energetici
 

Giro di vite sugli sfratti e pignoramenti?

Secondo le prime voci raccolte da Il Messaggero, la Legge di Stabilità 2018 potrebbe stringere notevolmente le maglie anticipando lo sfratto al momento in cui l’immobile viene messo in vendita. Finora la misura scatta invece solo all’aggiudicazione del bene.
 
Inoltre chi acquisterà un immobile all’asta e lo rivenderà entro cinque anni, secondo una tra le proposte avanzate, non pagherà doppie imposte ma un’unica, forfettaria, di 200 euro
 
Per quanto riguarda il pignoramento del conto corrente, gli istituti di credito avrebbero le “mani libere” ogni volta che l’importo accreditato è pari almeno al triplo dell’assegno sociale, ovvero circa 1.200 euro.
 

Voluntary disclosure: a volte ritornano…

Le misure al vaglio del Ministero dell’Economia e delle Finanze pongono l’accento sulla necessità di far emergere dal nero i capitali che in precedenza sono “volati” all’estero
 
Potrebbe quindi essere introdotta un’imposta forfettaria e l’obbligo di investire parte del capitale nell’acquisto di Bot e Btp. Un provvedimento, questo che controbilancerebbe la fine del Quantitative Easing, il processo di acquisizione da parte della Bce di 60 miliardi in titoli di Stato entro dicembre prossimo
 
Bonus sugli immobili
La Legge di Bilancio 2018 dovrebbe confermare il bonus per detrazioni energetiche (65%) e il "sisma bonus", con vari scaglioni che possono raggiungere anche il 70-80%
 
La redazione
 


 
 
 

L’azienda è sana? La banca potrebbe comunque revocarti il fido all’improvviso…

La banca potrebbe revocarti il fido improvvisamemnte Banca_Potrebbe_Revocarti_Il_Fido

In un mondo che funziona la storia di Toni Costalunga, 70enne imprenditore vicentino, sarebbe stata una di quelle che si guadagna di diritto il lieto fine. Forte di quel mix tra caparbietà, ingegno e passione che dovrebbe essere tratto distintivo di chi dirige un’azienda, era infatti riuscito a risollevarsi dalle sabbie mobili della crisi che lo aveva martoriato tra il 2008 e il 2012. 
 
Nel 2011, durante il periodo forse più buio, era arrivata anche l’iscrizione in Centrale Rischi, ma Toni Costalunga era andato avanti con tenacia e stringendo i denti. Taglio dei costi e individuazione di nuovi clienti avevano quindi reso possibile l’inizio di una lunga fase di ripresa sostanzialmente mai interrotta fino a qualche settimana fa. 
 
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Il quadro cambia però bruscamente l’11 settembre scorso, quando Toni Costalunga e il suo collaboratore scoprono che Veneto Banca, presso cui avevano un fido di 70mila euro, ha “chiuso i rubinetti” del credito in modo pressoché definitivo. A nulla è servito che l’azienda sia stata per l’istituto cliente esemplare e ineccepibile, puntuale e affidabile a ogni scadenza negli ultimi cinque anni. 
 
Com’è stato possibile un rovesciamento di situazione tanto repentino quanto potenzialmente nefasto? All’origine di tutto c’è il “salvataggio” di Veneto Banca e Popolare di Vicenza da parte di Banca Intesa. Quest’ultimo ha infatti acquisito la parte sana dei due istituti lasciando alla gestione statale la bad bank, in cui è confluito anche il fido di Toni Costalunga, tagliato sulla spinta della necessità di far cassa, rapidamente e senza particolari distinguo. 
 
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Quando Toni Costalunga ha sollevato perplessità circa le discutibili modalità con cui era venuto a conoscenza del provvedimento, Veneto Banca ha replicato di esser stata, a sua volta, informata dell’accaduto a cose fatte, e di non avere alcun potere in merito. Nessuno, insomma, si è chiesto come avrebbe fatto l’imprenditore a onorare gli impegni presi con fornitori e dipendenti, ed evitare, ancora una volta con sforzo considerevole, di compromettere “salute” e reputazione dell’azienda. 
 
Per fortuna dopo anni di fatturato in attivo la nostra situazione finanziaria è decisamente stabile, tanto che ormai non utilizzavamo neanche più per intero il fido. Questo ci ha permesso di far fronte in autonomia agli impegni presi con i nostri interlocutori, tuttavia non posso fare a meno di chiedermi: cosa sarebbe successo se al posto nostro si fosse trovata un’impresa con un bilancio meno florido?”.
 
Il quesito posto da Toni Costalunga suggerisce un dibattito anche, etico, di non facile soluzione, oltre a dimostrare, una volta di più, che gli scenari finanziari in cui sono costretti a muoversi i piccoli e medi imprenditori hanno un che di inquietante e minaccioso. E la cronaca si è rivelata impietosa nel raccontare quello che succede quando la liquidità non c’è, o la disperazione lievita oltre i limiti di guardia…
 
La redazione
 
 


Multe: trenta giorni per impugnare la cartella esattoriale se non hai ricevuto il verbale

Guidare è un gesto che appartiene alla quotidianità MUlte

Inevitabilmente può quindi capitare di farlo in modo fin troppo rilassato, se non distratto e meccanico. 
 
La conseguenza è spesso che, pur accorgendoci di aver compiuto un’infrazione al codice della strada, non dedichiamo alle conseguenze l’attenzione che meritano
 
Autovelox, ZTL e semafori affrontati con un’eccessiva disinvoltura vengono così derubricati a “ordinaria amministrazione”. 
 
 
Gli effetti rischiano di essere però davvero seri, se alla nostra dimenticanza si aggiunge la mancata notifica del verbale. 
 
Recentemente le Sezioni Unite della Cassazione si sono pronunciate in merito (sentenza n. 22080/2017) spiegando che, laddove la cartella di pagamento sia il primo atto ricevuto dall’automobilista a seguito dell’infrazione commessa al codice della strada, la finestra temporale entro cui può opporsi è di trenta giorni
 
La pronuncia delle Sezioni Unite segue un periodo caratterizzato da una giurisprudenza non sempre omogenea nel disciplinare la materia, anche a causa delle modifiche intervenute sulle norme relative.
 
 
Due erano stati, finora, gli orientamenti prevalenti. Da una parte si era evidenziata l’attinenza con i ricorsi contro le sanzioni amministrative, che possono essere espletati entro 30 giorni. L’interessato può così esercitare il proprio diritto alla difesa, ferma restando l’impossibilità di ottenere un esame di merito della sanzione
 
Dal canto suo, finora la Seconda Sezione Civile ha affermato il principio secondo cui, in caso di mancata notifica del verbale, il titolo esecutivo da cui ha avuto origine la pretesa dell’amministrazione si considera inesistente. E in questo caso l’interessato non ha limiti temporali per effettuare opposizione
 
Le Sezioni Unite si sono però pronunciate sull’argomento sottolineando che il verbale è un atto dotato di natura peculiare. Ne consegue che si tratta di titolo esecutivo sufficiente a determinare la riscossione coattiva tutte le volte in cui non viene impugnato davanti al prefetto. 
 
Dunque, la mancata notifica del documento ha un solo effetto, ovvero privare l’amministrazione del diritto a riscuotere
 
La redazione