La scomparsa di una persona cara è spesso un lutto difficile da elaborare
Un evento non facile da accettare, e la situazione si complica ulteriormente se il defunto lascia dietro di sé una situazione difficile dal punto di vista finanziario.
Come devono comportarsi, infatti, le persone da lui menzionate nel testamento? Sono responsabili o no delle situazioni rimaste pendenti? Proviamo a fare il punto.
Categorie di eredi
L’approccio nei confronti del testamento in cui si è menzionati varia in base alle modalità di accettazione dell’eredità. Chi la accoglie così com’è deve farsi carico integralmente delle obbligazioni – incluse quelle tributarie - contratte dalla persona morta. Ciò significa che, se necessario, anche il suo patrimonio personale sarà intaccato.
Chi accetta l’eredità con beneficio di inventario ha la possibilità di tenere separato il proprio patrimonio da quello del defunto.
Dunque, in caso di debiti pregressi, il saldo sarà commisurato al valore dei beni ricevuti. I propri, invece, non potranno essere intaccati.
Quali debiti “si ereditano”?
Non tutte le cartelle esattoriali possono essere paragonate al testimone della staffetta. Alcune, infatti, non sono “oggetto” di eredità.
Nello specifico, le multe scaturite da violazione delle norme stradali non sono “trasmissibili”, perciò l’erede può inoltrare istanza di sospensione con annessa richiesta di sgravio.
Imposte e tasse si trasferiscono, invece, per successione ereditaria; dunque, bisogna pagare il debito originario e gli interessi. Si è invece esentati dal versamento di sanzioni e sovrattasse.
Quando bisogna pagare
Vanno distinte specifiche casistiche. Qualora l’eredità sia stata accolta senza distinguo particolari, imposte e tasse vanno saldate, se necessario anche attraverso il proprio patrimonio.
In caso di beneficio d’inventario i debiti pregressi vanno pagati attingendo al patrimonio del defunto.
Se invece si rinuncia all’eredità, non si ha alcun obbligo né responsabilità da onorare e, per evitare spiacevoli sorprese è bene premunirsi inoltrando istanza di autotutela a Equitalia e all’Ente creditore chiedendo la cancellazione della cartella esattoriale a proprio carico.
Se n’è fatto un gran parlare, nelle ultime settimane.
Molte sono state le modifiche (anche sostanziali) introdotte strada facendo. Ora comincia a delinearsi più nettamente il quadro della situazione.
A oggi le condizioni fissate dal Decreto Fiscale in materia di riscossione delle cartelle esattoriali sono chiare ma, al netto della promozione che ne è stata fatta a livello mediatico, sembra che poco o nulla cambierà in meglio per i contribuenti.
Abbiamo provato a fare il punto con Giuseppe Spartà, di Aiace, Associazione Italiana di Assistenza al Consumatore Europeo.
Per quanto riguarda la cosiddetta definizione agevolata, bisogna distinguere il piano teorico da quello concreto.
Se infatti, in linea di principio, questa potrebbe aiutare i cittadini, realisticamente 4 rate sono poche. Inoltre il provvedimento si tradurrà in costi occulti, in quanto comporterà un aggravio di impegni sia per i commercialisti che per la struttura interna dell’azienda; se prima l’IVA si poteva rateizzare e l’unica dichiarazione da effettuare era sua base annuale, la nuova normativa ha introdotto la scadenza trimestrale.
La definizione agevolata mette nel calderone delle somme da pagare anche importi in realtà non più dovuti. Dal canto suo Aiace sta lavorando a un accordo con due finanziarie, così da poter offrire ai contribuenti che intendono aderire al provvedimento assistenza a 360 gradi.
Un supporto finalizzato non solo al ricalcolo dell’importo debitorio, ma anche a fornire un aiuto concreto per pagare.
Definizione agevolata a parte
Esiste la possibilità di beneficiare della rottamazione classica, che consente di “spalmare” l’importo totale da pagare fino a un massimo di sei anni, presentando, contestualmente, istanza di annullamento per le cartelle non più dovute in quanto prescritte o irregolari.
D’altra parte, uno dei principali problemi che si trova ad affrontare il contribuente che ha un debito con Equitalia è quello della pratica, su base annuale, di interessi anatocistici.
Ci si può opporre efficacemente per cartelle molto vecchie ma, ovviamente, non ha senso se il debito è recente.
L’Associazione Aiace, composta da commercialisti, si occupa di illeciti bancari e problematiche con Equitalia, e in questi giorni ha dato vita a una confederazione, assieme ad Avvocato in Famiglia, Astroconsumatori e Italia Nuova.
L’intento, seguendo il principio secondo cui l’unione fa la forza, è quello di costruire un profilo autorevole, capace di accreditarsi anche davanti alle istituzioni, partecipare ai tavoli indetti dal Ministero dello Sviluppo Economico e procedere anche a class action.
Collaborare tra realtà diverse e complementari permette infatti di poter affrontare ed – auspicabilmente risolvere – una vasta gamma di problematiche legate alla “galassia” dei consumatori.
C’è una legge, in Italia, che disciplina la condizione dei disabili stabilendo per loro tutele specifiche
Si tratta di un provvedimento che risale al 5 febbraio 1992, anche noto come 104, finalizzato alla «assistenza, integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate».
Detta misura mira a far sì che i disabili ricevano un congruo supporto, così da essere effettivamente inclusi nella società. A tale scopo sono state introdotte molteplici forme di aiuto personale e familiare. Tra queste una serie di agevolazioni, come l’esenzione del bollo auto.
Chi può beneficiarne?
Il provvedimento riguarda un solo veicolo, guidato dall’invalido o dal familiare che si occupa dei suoi spostamenti. Nello specifico, il mezzo di locomozione deve essere intestato al disabile o a chi lo ha fiscalmente a carico.
Quali sono le patologie interessate?
L’esenzione interessa le seguenti categorie:
· Disabilità che si accompagna a ridotte o inesistenti capacità motorie (a carattere permanente);
· Disabilità caratterizzata da molteplici amputazioni;
· Disabilità con riconosciuta indennità di accompagnamento;
· Cecità o sordità
Che tipo di veicolo?
I mezzi di locomozione per cui si può ottenere il beneficio possono avere una cilindrata fino a 2000 cc (se il motore è a benzina) o per un massimo di 2800 cc (in caso di diesel)
Durata
L’esenzione è permanente: dopo il primo accertamento si conferma negli anni senza bisogno di presentare altre pratiche. Comunque, nel caso in cui, a un certo punto, cessino di esistere i requisiti legati alla sua concessione (vendita, morte del beneficiario, miglioramento delle condizioni del disabile), è necessario inoltrare una comunicazione all’ufficio competente, per evitare di incorrere in sanzioni.
Come presentare domanda?
A stabilire la procedura è, di volta in volta, la regione competente, ovvero quella di residenza. Il modulo di richiesta va inoltrato presso l’Ufficio Tributi allegando la documentazione medica che certifica lo stato di disabilità.
Se la Regione interessata non dispone di questo ufficio si deve far riferimento all’Agenzia delle Entrate; se esiste una convenzione con l’Aci, la domanda può essere presentata ai suoi Uffici Provinciali o alle Delegazioni dell’Automobil Club.