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Saldo e stralcio e rottamazione: quando ricominciare a pagare?

A quasi un anno e mezzo dall’esplosione della pandemia, s’intravede (forse) la luce in fondo al tunnel

nUove-scadenze-rottamazione-terNon solo per quanto riguarda la vita dei singoli, ma anche e soprattutto per il sistema Paese, dal punto di vista economico, produttivo…e fiscale.

Così, pian piano si rimette in moto la macchina della riscossione, e cominciano a profilarsi le nuove scadenze da tenere d’occhio. In primis per chi, in tempi non sospetti, aveva usufruito del cosiddetto saldo e stralcio e della rottamazione ter. E rischia di decadere se non effettua con puntualità i prossimi versamenti.

Di cosa parliamo quando parliamo di saldo e stralcio e rottamazione ter

Il primo provvedimento è scaturito dalla Legge n.145/2018 e prevede un alleggerimento dell’importo dovuto al Fisco in presenza di una situazione economica di cui sia certificata la profonda gravità. Possono usufruirne SOLO i privati cittadini, per i carichi maturati nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 ed il 31 dicembre 2017, e prevede la cancellazione di sanzioni e interessi di mora.

Rientrano nel saldo e stralcio i mancati versamenti originati dall’autoliquidazione e i contributi previdenziali a cui sono tenuti gli iscritti alle casse professionali e gli autonomi.

La rottamazione ter (anche detta definizione agevolata) è stata sancita dall’articolo 3 del Decreto Legge n.119/2018 ed è stata indirizzata alle cartelle esattoriali “nate” nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 ed il 31 dicembre 2017. Il provvedimento consente di cancellare il debito al netto di sanzioni e interessi di mora, versando però le somme inerenti l’aggio, i diritti di notifica e i costi di procedura esecutiva.

Quali sono le prossime scadenze da tenere d’occhio?

Si comincia il 31 agosto 2021, entro cui i contribuenti dovranno saldare gli importi dovuti, originariamente, entro il 31 maggio 2020.

Entro il 30 settembre 2021 bisognerà invece pagare gli importi scaduti il 31 luglio 2020. Entro il 31 ottobre 2021, poi, quelli inizialmente relativi al 20 novembre 2020.

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Crediti deteriorati: giudice annulla pignoramento da società di cartolarizzazione

Chi l’ha detto che i cittadini devono pagare i crac altrui?

Pignoramento-CarifeL’effetto slavina determinato dal tracollo di svariati istituti di credito dislocati sul territorio non accenna ad arrestarsi

Sono infatti migliaia i privati, ex clienti di casse di risparmio e banche popolari che, da circa dieci anni a questa parte , continuano a pagare lo scotto – economico, familiare e psicologico – dei “giochi di prestigio” finanziari in cui sono stati coinvolti NON solo pacchetti azionari ed obbligazioni, ma anche conti correnti, libretti di risparmi, e mutui sulla casa.

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Ad arginare tale emorragia umana, però, ci stanno pensando i tribunali italiani che, chiamati a pronunciarsi su pignoramenti ed espropri figli dei suddetti “giochi di prestigio” pressochè sistematicamente si stanno pronunciando a favore degli ex clienti di banche popolari e casse di risparmio.

L’ultimo esempio, in ordine di tempo, arriva da Ferrara, dove è stato annullato il pignoramento dell’immobile di residenza di una coppia che aveva acceso un mutuo presso la Carife (Cassa di Risparmio di Ferrara) nel 2003. A chiedere l’esproprio era stata la società di cartolarizzazione che aveva comprato in blocco i crediti cosiddetti deteriorati dell’istituti di credito locale. Vale a dire, i crediti parzialmente riscossi e poco “appetibili” in quanto è improbabile che sia onorata la scadenza originaria.

Il giudice di Ferrara ha cancellato il pignoramento della casa della coppia dichiarando che la società di cartolarizzazione non ha fornito prove valide del fatto di essere proprietaria, nello specifico, del credito relativo al loro mutuo.

Questa pronuncia, quindi, costituirà un importante precedente per altri ex clienti di Carife che vogliono difendersi dalle conseguenze nefaste della vendita in blocco da parte di Carife dei suoi crediti.

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Lavori con altri professionisti? Potresti pagare anche tu per i loro debiti

Nei giorni scorsi una sentenza della Corte di Cassazione si è pronunciata in modo inatteso

Evasione-fiscaleAutorizzando il sequestro preventivo dell’IBAN intestato ad uno studio associato, in quanto uno dei suoi componenti si era reso colpevole di evasione fiscale. La pronuncia in questione è la n.30332, emessa il 4 agosto scorso.

Così, la Suprema Corte ha stabilito che, se l’evasore è un lavoratore autonomo che lavora in associazione ad altri colleghi, è ammesso l’intervento anche sul conto corrente condiviso, se ciascuno di loro è abilitato a svolgere le medesime operazioni tramite questo.

La sentenza è scaturita dalla vicenda giudiziaria di un professionista indagato per mancato versamento IVA e dichiarazione fraudolenta a mezzo fatture e documenti per conto di una srl. Gli Ermellini hanno confermato quanto stabilito dal Giudice per le Indagini Preliminari.

“L’insegnamento” che può essere tratto da questa pronuncia è che, chi lavora in proprio, deve essere doppiamente attento nel dichiarare i redditi percepiti. Provare a fare i furbi non è consigliabile, e non paga, letteralmente. Infatti, Agenzia delle Entrate esamina dettagliatamente ANCHE bonifici in uscita e pagamenti, quando si tratta di imprenditori, a meno che le spese giornaliere siano inferiori a 1.000 euro e 5mila mensili.

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