In questa sezione troverai ogni giorno tutte le news più interessanti e utili per te.
Scritte da esperti blogger, dottori commercialisti e esperti di finanza e diritto tributario, in quesi articoli troverai fatti reali e concreti.
Svolgiamo un lavoro estenuante per filtrare le notizie false e le bufale. Non ci piace illudere i nostri utenti, ma insistiamo su uno stile professionale e onesto.
Registrati e riceverai ogni settimana la newsletter gratuita con tutte le notizie e gli aggiornamenti utili direttamente sulla tua email.
Ho ricevuto delle cartelle, ma non ce la faccio a pagarle in un’unica soluzione.
Posso iniziare versando un acconto? Sono in molti italiani a chiederselo, schiacciati tra spese sempre più difficili da sostenere, e risorse economiche via via più scarse.
La risposta è sì. Sono consentiti «pagamenti anche parziali, di rate scadute e pagamenti in acconto per rate di imposte non ancora scadute». Tuttavia la procedura cambia a seconda dei casi. Ecco come.
Il contribuente ha il diritto di fare tutto il possibile per ridurre il proprio debito
Chi deve dei soldi a Equitalia ha piena facoltà di versare un importo a copertura totale o parziale del debito, anche e soprattutto per evitare di veder lievitare i relativi interessi.
Perciò, in nessun caso, l’Agente della riscossione potrà rifiutare questo pagamento. D’altra parte, se il consumatore deve rimborsare sia rate scadute che rate “fresche”, l’acconto verrà ripartito dando priorità a quelle più vecchie, comprensive della mora maturata da Equitalia. L’eventuale eccedenza andrà a coprire le rate più recenti.
E se non vengono rispettate le scadenze del piano di rateazione?
Nel caso in cui il debitore concorda con l’Agente della riscossione un programma di rimborso dilazionato, una rata versata in ritardo equivale a un mancato pagamento, tuttavia il piano di rateazione resta valido. Quest’ultimo decade infatti solo dopo otto ritardi anche non consecutivi.
Tutto cambia, perché niente cambi. Questa, in breve, la sensazione che suscita il DDL Concorrenza targato Renzi. Molto discusso in questi giorni, è stato presentato come strumento per combattere l’influenza di lobby e gruppi di pressione. Tuttavia, i contenuti contrastano con gli intenti dichiarati. In particolar modo per quel che riguarda il settore immobiliare. Vediamo perché.
Due sono le norme che potrebbero rafforzare la posizione delle banche in materia di compravendite. La prima prevede l’ingresso di soci di capitale in società tra professionisti. La seconda autorizza 240.000 avvocati a svolgere una serie di attività (donazioni, mutui), senza essere preventivamente passati da un concorso pubblico.
L’intera procedura burocratica sarà seguita da società ad hoc pagate dal consumatore. La figura del notaio, chiamato a garantire trasparenza e imparzialità, verrà quindi eliminata. In sua assenza, non ci sarà più nessuno a colmare «l’eventuale squilibrio tra un potere contrattuale più forte e uno più debole», ha spiegato Gabriele Noto (vicepresidente del Consiglio nazionale del notariato) a Giovanni Bucchi in un articolo pubblicato su Formiche.net. «Addio efficienza del mercato, e a rimetterci saranno i cittadini più vulnerabili».
Si delinea così uno scenario monopolizzato dagli istituti di credito. Questi, in virtù della posizione dominante, potranno gestire a loro piacimento il mercato immobiliare, anche “forzando la mano” al consumatore. A conferma di tale ipotesi arriva una notizia, diffusa da Dagospia, secondo cui Unicredit e Intesa San Paolo avrebbero recentemente consolidato il loro “braccio immobiliare”.
Informatizzare i servizi è ormai un imperativo per le istituzioni
Non sempre pero riescono a rispettarlo. A pagarne le conseguenze, inutile dirlo, è il cittadino. Come nel caso della famiglia di Ferrara che ha ricevuto una cartella per una multa già sanata. Equitalia pretende ora 400 euro.
Tutto comincia due anni fa, quando un pensionato di Ravenna viene multato dalla polizia stradale. Paga subito e ottiene uno sconto sull’importo da versare (117,60 anziché 168 euro).
La vicenda sembra conclusa, fino a che, recentemente, si fa viva l’Agenzia di Riscossione. Ci sono 30 giorni di tempo per saldare il debito. Intanto però l’uomo si è ammalato, e la moglie non trova più la ricevuta di pagamento.
«Ho cercato ovunque in casa, ma niente. Non so come fare. Io ho pagato quella multa. Sono andata in Posta, mi è stato detto che non si può fare niente senza ricevuta. È possibile che da qualche parte, in qualche computer, non esista traccia di quella multa che io ho pagato con il bollettino che mi era stato compilato da un maresciallo dei carabinieri? Non si possono fare ricerche?». Comprensibile, l’amarezza della donna.