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«Dedicato alle migliaia di persone che non ci sono più perché si sono tolte la vita. Donne e uomini che avevano già perduto, per colpa delle banche, quello che nell’atto estremo credevano fosse l’ultimo bene: la dignità! Alle vittime di questa “violenza” insensata va il nostro pensiero riportato nelle lettere che abbiamo pubblicato.
Sono purtroppo gli individui più granitici che cedono alla sofferenza dei soprusi, delle mortificazioni subite dagli istituti di credito. Loro hanno mal sopportato in vita le “offese” di una bieca avidità dell’attuale incapace sistema creditizio italiano».
Questa parole aprono Istituti discredito, scritto da Angelo Santoro, Biagio Riccio “e altri 1.000 italiani”. Il volume, che racconta la crisi attraverso lettere e testimonianze di chi l'ha vissuta sulla sua pelle, è disponibile ora in formato ebook. I lettori del sito possono scaricarlo gratuitamenteda questo link
È attesa in questi giorni la sentenza della Corte Costituzionale su migliaia di cartelle esattoriali. Si tratta di quelle firmate da funzionari passati a ruolo dirigenziale senza pubblico concorso, come invece la Costituzione prevede.
La vicenda ebbe inizio tre anni fa, quando 767 funzionari (su un totale di 1.143) furono promossi “d’urgenza” per insufficienza di personale.
Il TAR del Lazio e la Commissione Tributaria si opposero al provvedimento, e il Governo intervenne con un decreto, dando via libera all’Agenzia delle Entrate.
Che succede se le cartelle saranno invalidate?
L’avvocato Angelo Greco, in un articolo pubblicato nel sito La Legge per Tutti, spiega che, in tal caso, il contribuente può chiedere al giudice di annullare il pagamento. L’opzione vale anche per chi ha già pattuito la rateazione.
In entrambi i casi però, è necessario verificare preventivamente che la cartella provenga dall’Agenzia delle Entrate e non da altri enti pubblici.
Inoltre, a sottoscriverla deve essere stato uno dei dirigenti designati nel 2012. Ad oggi comunque non sono stati resi noti i loro nomi.
Perciò, l’unico modo per superare questo “scoglio”, prosegue l’avvocato Greco, è inoltrare richiesta di accesso agli atti. Solo così, infatti, si può ricostruire la carriera di chi ha firmato la cartella.
Sette volte su dieci i consumatori sono vittima di illeciti bancari. E quando fanno causa, il più delle volte la giustizia dà loro ragione. Eppure, sempre più spesso vedono svendere la casa da un’asta giudiziaria. Immobili che hanno un valore di mercato inferiore ai 100.000 euro. Emerge un quadro contraddittorio, mettendo insieme i numeri forniti dalle fondazioni che si occupano del fenomeno con quelli resi noti dalla sezione Fallimenti ed Esecuzioni del Tribunale di Genova.
Usura bancaria: la giustizia è un camaleonte
La “zavorra” che frena la tutela dei diritti del cittadino è rappresentata dalla normativa di settore. Questa infatti ha due chiavi interpretative, una a lui favorevole, e un’altra che avvantaggia gli istituti di credito. Questo secondo orientamento è particolarmente diffuso a Milano. E viene da pensare che non sia un caso, dato che nel capoluogo lombardo hanno sede numerose banche.
Svendere una casa all’asta è una sconfitta per entrambe le parti
La situazione è a dir poco scoraggiante, come confermano i dati del Tribunale ligure. Tre anni fa le aste da concludere erano circa 2.000. Oggi sono quasi mille in più (+43%). L’offerta cresce, ma non la domanda. Così, l’immobile non viene mai venduto al primo tentativo. Ne servono di solito cinque o sei. E ogni asta andata a vuoto abbassa il prezzo di un quarto.