Per molto tempo l’usura è stata un tema tabù, un argomento troppo scottante da sollevare, nonostante le tante vittime. Ora le cose stanno cambiando, prevenzione e informazione stanno contribuendo a rompere il muro di omertà e si sta diffondendo la consapevolezza che, per sconfiggerla, l’unione fa la forza. Così, è nata l’idea di intraprendere una class action contro gli istituti di credito coinvolti.
«Stiamo verificando la posizione di una decina di imprenditori che ritengono che le banche, presso le quali hanno acceso dei mutui, applichino loro tassi usurari. Come associazione abbiamo aperto un servizio per aiutare le aziende a capire se il sospetto è fondato o meno. Se i casi dovessero moltiplicarsi, si potrebbe partire con una class action per contenere i costi dell’azione legale». A dichiararlo è Claudio Corrarati, presidente della CNA di Bolzano.
Infatti, la situazione è ormai diventata insostenibile per moltissime piccole e medie realtà produttive sparse sul territorio, che spesso devono impiegare l’intero incasso giornaliero per coprire i debiti contratti con gli istituti di credito. Come sta procedendo quindi la CNA? «Stiamo utilizzando gli strumenti messi a disposizione dal sistema nazionale per verificare, prima di tutto, se gli interessi previsti nel contratto sottoscritto con l’Istituto di credito superano effettivamente il limite fissato dalla Banca d’Italia. In questo caso si cerca di aiutare i nostri associati a recuperare quanto pagato indebitamente, evitando se possibile di aprire un contenzioso, ma trovando un accordo in via extragiudiziale. Ciò perché morire di ragione non conviene a nessuno». Questo perché, precisa Crrrarati, è fondamentale evitare che si arrivi a situazioni radicali e drastiche, in quanto ciò non migliorerebbe la condizione di nessuno dei soggetti coinvolti. «Non quella degli artigiani, ma neppure delle banche che si ritrovano oggi con meno clienti, meno movimento e molti immobili di imprenditori affondati nei debiti, non sempre facili da rivendere sul mercato».
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