Forma è sostanza
Si può riassumere così il senso di molte recenti sentenze, che stanno richiamando Agenzia delle Entrate Riscossione ai suoi doveri di corretta e completa informazione, annullando numerose (e “pesanti”) cartelle esattoriali.
L’ultimo caso, in ordine di tempo, è rappresentato dalla pronuncia del Tribunale di Lecce, che ha cancellato un pignoramento di circa 800mila euro nei confronti di un’azienda operante nella grande distribuzione alimentare. La motivazione su cui si è fondata la sentenza è che il provvedimento sarebbe stato notificato da un indirizzo di Posta Elettronica Certificata ignoto, e non ufficialmente attribuito all’ente riscossore (Cassazione n.17346/2019)
La sentenza risale al 19 luglio 2022, ma è stata pubblicata solo nei giorni scorsi.
I legali dell’azienda hanno dimostrato che la notifica del pignoramento è partita da una PEC assente dai pubblici registri in cui devono essere annotati i contatti ufficiali degli enti pubblici.
A conti fatti, quindi, il Tribunale ha definito illegittima non solo la pretesa di pignoramento, ma il debito contestato all’azienda tout court. Una sentenza, questa che si inserisce nel solco tracciato già da periodici comunicati del Fisco, l’ultimo dei quali risalente al 12 agosto scorso, con cui si allertano i contribuenti a non aprire email provenienti da indirizzi sospetti.
Leggi anche
I debiti con il Fisco si trasmettono agli eredi?
La redazione