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Notizie

A grande richiesta torna la definizione agevolata

La rottamazione ter farà il bis?

Rottamazione-ter-bisL’ipotesi, circolata nelle scorse settimane, sta acquistando concretezza, poiché, dati alla mano, consentirebbe al Governo di incassare cinque miliardi. L’emendamento al Decreto Crescita è già pronto, e prevederebbe la proroga dei termini di presentazione delle richieste fino al 31 luglio.

Un provvedimento, questo, che quasi certamente si accompagnerà alla rinnovata possibilità, per i contribuenti con ISEE entro 20mila euro, di aderire al saldo e stralcio. E non si esclude che la definizione agevolata venga estesa alle aziende che versano in difficili condizioni economiche. Finora gli imprenditori hanno potuto avvalersi solo della chiusura del contenzioso, in specifiche situazioni connesse al fallimento.

La terza tornata di rottamazione, che ha permesso di “chiudere i conti” con il Fisco in riferimento ai debiti risalenti al periodo compreso tra il 2000 e il 2017 è stata sottoscritta da quasi 2 milioni di contribuenti. E la cifra che, presumibilmente, confluirà nelle casse dello Stato ammonta a 16 miliardi di euro.

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Aziende fallite: va tutto bene. O forse no

L’economia è come la cosiddetta arte contemporanea

Fallimenti-aziende-CribisI numeri infatti, anche se può sembrare incredibile, finiscono per essere interpretati nei modi più disparati. L’intento? Adattarli alla propria visione e principi.

Così i dati relativi alle aziende fallite vengono utilizzati alternativamente per dispensare ottimismo, minimizzare elementi di criticità, o legittimare un atteggiamento prudenziale ai limiti dell’immobilismo.

Inevitabile chiedersi dove sia la verità.

Lo studio condotto da una società del gruppo CRIF ha rilevato che nel primo trimestre del 2019 sono fallite 2867 imprese italiane, per una media di circa 32 al giorno. Tale dato, si legge, “equivale a una riduzione del 3,5%” delle chiusure aziendali verificatesi nel medesimo periodo del 2018, vale a dire 2972.

Tuttavia, rovesciando il punto di vista, il quadro appare tutt’altro che roseo: i fallimenti avvenuti tra gennaio e marzo di quest’anno, infatti, si sommano a quelli relativi al primo trimestre 2018 per un totale di quasi 6.000 aziende finite gambe all’aria.

Analizzando i numeri dei vari settori, quello più colpito si rivela, nuovamente, il commercio. 924 chiusure nel 2019, a fronte delle 972 dello scorso anno. Poco da ridere anche per chi lavora nei servizi: ai 671 fallimenti del primo trimestre 2018 se ne sommano quasi altrettanti (656). 505 nuovi casi nell’edilizia: 12 mesi fa se n’erano registrati 577.

Le regioni che hanno subito il maggior numero di perdite sono purtroppo anche quelle dove è più forte la presenza di imprese: Lombardia (20,1%), Lazio (14,2%) e Veneto (9,2%).

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Il futuro del bollo auto è in mano alle Regioni

Possibile alleggerimento del tributo all’orizzonte

Esenzione-bollo-autoLa Corte Costituzionale, infatti, attraverso la sentenza n.122 del 20 maggio, ha riconosciuto alle Regioni la possibilità di stabilire esenzioni in materia. L’unico obbligo degli enti locali è attenersi ai limiti economici fissati dallo Stato, e quindi non aggravare la pressione fiscale.

Una delle possibili conseguenze è che, in un futuro prossimo, si arrivi addirittura all’abolizione di questo tributo, a condizione di garantire la stabilità finanziaria.

La decisione degli Ermellini avrà, presumibilmente, ripercussioni profonde sulla quotidianità degli automobilisti, basti pensare che famiglie e aziende spendono oggi circa 7 miliardi di euro per far fronte al bollo, Una voce la cui incidenza è aumentata di quasi il 20% in cinque anni. A rilevarlo, l’analisi effettuata dall’Unione Europea delle Cooperative sui dati Istat.

La sentenza emessa nei giorni scorsi scaturisce da una questione di legittimità costituzionale evidenziata dalla Commissione Tributaria Provinciale di Bologna, vale a dire l’esenzione del bollo per le auto la cui età è compresa tra 20 e 30 anni. Finora l’Emilia Romagna ha riconosciuto tale agevolazione solo in caso di iscrizione ai registri autorizzati dal Codice della Strada.

Un obbligo definito incostituzionale, e il giudice Luca Antonini ha ampliato e chiarito la portata di questo principio.

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