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Notizie

Clausole vessatorie: come salvarsi dal pignoramento prima che sia troppo tardi

La diffidenza dei cittadini a firmare contratti dalle dimensioni enciclopediche ha un solido fondamento

Clausole-vessatorie-bancaÈ tutt’altro che raro, infatti, che al loro interno si annidino, scritte con carattere microscopico e collocate a pie’ di pagina, clausole che determinano un evidente svantaggio e disallineamento tra gli oneri/spese a carico del privato o dell’azienda, e i diritti della controparte (ad es: l’istituto di credito).

Queste clausole si classificano come vessatorie e, per arginarne l’impiego e le ricadute operative, sono intervenuti, rispettivamente, il Testo Unico Bancario ed il Codice del Consumo. Laddove se ne constati la presenza all’interno di un contratto che disciplini l’erogazione di un mutuo o l’apertura di un conto corrente, il documento risulta annullato. Inefficace sotto tutti i punti di vista, quindi anche ai fini dell’attivazione di una procedura di pignoramento.

Definizione di clausole vessatorie

Si tratta di condizioni/elementi contrattuali che sollevano l’istituto di credito da oneri e responsabilità derivanti da fatti non DIRETTAMENTE riconducibili ad esso.

Onde evitare di subire il pignoramento di un bene mobile o immobile a causa di clausole vessatorie, come ha rilevato la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (sentenze C-693 e C-832 del 2019), è fondamentale “prevenire” per evitare di dover “curare”. Dunque, PRIMA di sottoscrivere un contratto è consigliabile sottoporlo ad uno specialista che possa indicare/mettere in rilievo elementi potenzialmente forieri di conseguenze negative per il privato.

La redazione

 



 


Annullata cartella da 300mila euro. AER deve pagare spese legali e processuali

Chi l’ha detto che la forma è meno importante della sostanza?

Vizi-forma-cartelle-esattorialeLungi dall’essere un fattore puramente estetico (in senso letterale o metaforico), riesce, al contrario, a pregiudicare/inficiare il contenuto. Non solo nei rapporti umani, ma anche – anzi soprattutto – quando si tratta di rapporti con lo Stato…ed il Fisco. Un esempio? È sufficiente un elemento erroneo/mancante nel confezionamento della cartella esattoriale per determinare l’annullamento della stessa, e liberare il contribuente dalla condizione debitoria nei confronti di Agenzia delle Entrate Riscossione.

L’ultimo esempio a dimostrazione di questo arriva dall’Umbria, dove un imprenditore è riuscito a ottenere la cancellazione di una cartella dall’importo superiore a 300mila euro grazie alla pronuncia della Corte di Cassazione.

Il debito da capogiro risultava da un mix di tasse ed IVA non pagate.

La sorte del contribuente si è ribaltata attraverso i gradi di giudizio

Inizialmente, infatti, erano state accolte le ragioni del Fisco, ed Agenzia delle Entrate Riscossione era in procinto di rivalersi sui suoi beni. In fase di ricorso, però, sono stati rilevati vizi di notifica, e questi hanno ridotto la finestra temporale necessaria a determinare la prescrizione.

Successivamente la Cassazione ha decretato l’annullamento della cartella, e richiesto ad AER il pagamento delle spese processuali e legali.

Cartella esattoriale: come individuare un vizio di forma

Dopo averla ricevuta il contribuente può agire in due modi. Scegliere di pagare, o contestarla, se ritiene che contenga elementi di criticità, relativi alla forma o al contenuto (mancata indicazione dell’importo dovuto, della finestra temporale entro cui procedere al saldo, o della procedura da seguire per richiedere la rateizzazione).

Nello specifico, i vizi di forma scaturiscono dalla mancata ottemperanza allo schema basico di cartella esattoriale predisposto dal Ministero.

La redazione



 


Sospensione fermo auto: dopo quanto si può tornare a circolare?

Quando si tratta di ganasce fiscali, l’incertezza regna sovrana

Sospensione-fermo-amministrativoTanto per cominciare, infatti, il provvedimento può scattare per le più diverse tipologie di debito, a partire dal bollo auto (che è di competenza regionale), per arrivare alle multe derivanti da infrazioni al Codice della Strada, passando per la tassa sui rifiuti (TARI).

Ciascuna di queste voci, in caso di insolvenza, rappresenta il presupposto per l’emissione di una cartella esattoriale da parte di Agenzia delle Entrate. Trascorsi due mesi dalla notifica, c’è ancora un’ “ultima spiaggia”: viene inviato un preavviso di pagamento che concede al debitore 30 giorni aggiuntivi per regolarizzare la sua posizione pagando o facendo ricordo.  Se anche questi passano invano, si procede alla riscossione coattiva, sfruttando una delle molteplici opzioni di pignoramento (conto corrente, beni immobili o mobili quali, appunto, l’auto).

Le conseguenze del fermo amministrativo

Il veicolo NON può essere utilizzato per circolare, a meno che il debitore non paghi interamente ed in un’unica soluzione la somma pendente, o non chieda (ed ottenga) la rateizzazione.

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Nel primo caso si può riprendere contestualmente a circolare con l’auto, nel secondo caso, invece, è necessario farsi rilasciare da Agenzia delle Entrate Riscossione la ricevuta dell’avvenuto pagamento della prima tranche, e depositarla presso il Pubblico Registro Automobilistico, così da ottenere la sospensione del fermo amministrativo.

Circolare su un’auto sottoposta a ganasce fiscale non è consigliabile perché si incorre in una multa particolarmente salata (tra 2.000 e 8.000 euro circa), oltre a subire la sottrazione del veicolo.

La redazione

 



 


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