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Notizie

Segnalazione in Centrale Rischi: il danno economico subito va provato

Come difendersi da un’illegittima iscrizione in Crif?

Segnalazione-CrifLa prima e più immediata decisione è chiedere i danni, morali ed economici, relativi alle conseguenze subite. Tuttavia, vedere riconosciute le proprie ragioni non è scontato, in quanto bisogna documentare minuziosamente e puntualmente i negativi effetti scaturiti dalla “schedatura” in Centrale Rischi. Infatti secondo la legge, il risarcimento non è, tecnicamente, correlato in modo automatico all’illecito.

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Come si è pronunciata la Cassazione?

La Prima Sezione Civile della Suprema Corte è intervenuta sulla questione con la sentenza n.207 del 2019, relativa al caso di una società italiana illegittimamente iscritta in CRIF da una finanziaria. La procedura ha avuto ricadute permanenti e irreversibili, compromettendo non solo la reputazione e la rispettabilità ma determinando anche cospicue perdite economiche. All’origine di tutto, un leasing finanziario concesso per l’acquisto di un’auto cui era seguita l’apertura di due posizioni contrattuali e debitorie. Così, ogni mese c’era stato il prelievo di una rata doppia dal conto corrente del titolare della società. Quest’ultima aveva chiesto la restituzione dell’importo indebitamente incassato e il trasferimento del finanziamento sul conto aziendale.

Nel frattempo, però, alla società venivano rifiutate ripetutamente le richieste di finanziamento presso alcune banche in virtù di un’illegittima iscrizione in Crif.

L’intervento del Tribunale di Roma

La richiesta di intervento al Garante della Privacy si era risolta con un nulla di fatto. La società si era quindi rivolta al foro della Capitale, chiedendo un risarcimento di 240mila per danni patrimoniali, e di 18mila euro per danni non patrimoniali. Era stata accolta solo la seconda richiesta, ed accordata la liquidazione di 6mila euro in virtù della violazione del diritto alla reputazione.

Il Tribunale di Roma si era pronunciato in questo senso in quanto la società aveva provato solo che le era stato gravemente impedito l’accesso al credito. Ciò ne aveva, inevitabilmente, ostacolato il consolidamento produttivo e lo sviluppo. Non era stato invece certificato il danno patrimoniale subito.

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Ti devono dei soldi? Procedi così

Come fare a riscuotere un credito, se il debitore è “uccel di bosco”?

Recupero-creditoTanto per cominciare è necessario inviargli una comunicazione raccomandata a/r in cui indicare chiaramente a quanto ammonta l’importo dovuto ed entro quando deve essere sborsato. La finestra temporale a cui si fa riferimento, in genere, va da 7 a 15 giorni. 

Tale atto, che prende il nome di messa in mora, deve riportare, inoltre, le esatte generalità della controparte.

In alcuni casi è possibile “saltare” il passaggio: nello specifico, se la pendenza scaturisce da un illecito, se il debitore ha informato per iscritto di non voler assolvere l’obbligazione, e se questa ultima sarebbe dovuta essere effettuata domiciliarmente.

Se la messa in mora non sortisce effetto è possibile chiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria. 

In assenza di titolo esecutivo si può inoltrare ricorso per ottenere un decreto ingiuntivo. Se l’importo dovuto è inferiore a 5mila euro l’autorità da coinvolgere è il Giudice di Pace, altrimenti ci si può rivolgere al Tribunale.

Come si può concludere il ricorso? Il giudice può rigettarlo o, al contrario, emettere il decreto ingiuntivo, o “congelare” la pronuncia in attesa di visionare ulteriore documentazione.

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Cosa comporta l’atto di precetto?

Questo viene emesso se il debitore non agisce contro il decreto ingiuntivo entro 40 giorni dalla sua ricezione e non salda neanche la pendenza.

Il documento è finalizzato a ribadire l’intimazione a pagare e a fornire una finestra temporale di almeno 10 giorni, conclusa la quale si procede al pignoramento.

Il creditore può intraprendere l’esecuzione forzata in presenza di sentenze ed altri atti dotati di efficacia diretta, cambiali e assegni e scritture private autenticate.

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Agevolazioni in vista per i veicoli più vecchi di 20 anni?

La Legge di Bilancio prevede modifiche in materia di bollo auto

Bollo-auto-storicheI veicoli di età compresa tra 20 e 29 anni, infatti, potranno usufruire di una sostanziale agevolazione. Anche se qualcuno ha già sollevato perplessità sull’entità della platea coinvolta.

Sulla carta le auto ultraventennali beneficeranno di un taglio del bollo auto pari al 50% dell’importo pagato nel 2018. In concreto, però, risparmiare non sarà facile per tutti. Infatti, condizione imprescindibile per accedere all’agevolazione, sarà aver conseguito il certificato di rilevanza storica e collezionistica secondo i criteri fissati dalla legge.

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Come ottenere tale riconoscimento?

Lo status, correlato all’iscrizione a un registro tra ASI, FMI, Storico Lancia, Italiano Fiat, Italiano Alfa Romeo, deve essere poi registrato sulla carta di circolazione previo aggiornamento alla Motorizzazione.

L’ostacolo sulla strada dell’agognato traguardo, morale e non solo, è prima di tutto economico. Infatti, per ottenere il certificato di rilevanza storica e collezionistica bisogna pagare un importo che varia in base al club di riferimento. E ha un costo anche l’aggiornamento della carta di circolazione: in questo caso la cifra da versare è 25 euro.

Il Governo ha messo a disposizione circa 2 milioni di euro per effettuare l’operazione, ma quasi certamente la cifra si rivelerà insufficiente. Si stima infatti che le auto di interesse storico siano già circa 200mila, e il numero sicuramente aumenterà, in quanto, comprensibilmente, in molti vorranno usufruirà del dimezzamento del bollo.

Perché l’agevolazione rischia di essere una chimera

In primo luogo in quanto è subordinata allo svolgimento di un iter a pagamento, che evidentemente non tutti possono permettersi. Si innesca così un circolo vizioso che penalizza doppiamente, anziché aiutare, quanti non sono in grado di acquistare un’auto di ultima generazione. Un’ulteriore discriminazione interesserà quanti vivono in centri medio-piccoli, in quanto, generalmente, i club di auto storiche hanno sede nei grandi capoluoghi.

Ultima ma non da ultima, la questione della discrezionalità. Chi ha l’autorevolezza morale di stabilire se un’auto possieda un’effettiva rilevanza storica, o sia, al contrario, solo un ammasso di ferraglia?

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