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Fare impresa dopo 30 anni: le novità previste dalla Legge di Bilancio 2019

Chi nasce al Sud impara presto a sviluppare due cuori

Resto-al-Sud-2019Uno destinato al luogo in cui è nato e cresciuto, e uno da riempire con gli affetti costruiti altrove. Un dualismo emotivo, questo, indispensabile per sopravvivere allo strappo del distacco. Ciò rende doppiamente significative le misure varate dallo Stato per rilanciare il Mezzogiorno e contrastare l’emorragia umana e professionale cui per troppo è stato condannato. È stato reso noto in questi giorni il testo della Legge di Bilancio 2019, che, tramite l’articolo 45, introduce importanti modifiche al progetto Resto Al Sud, il cui debutto risale al 15 gennaio 2018. Così, da qui in avanti sarà considerevolmente più vasta la platea di beneficiari: la nuova forbice d’età è 18-45 anni.

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A chi è destinato Resto Al Sud 2019

Possono presentare domanda per il bando persone residenti in una delle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia che non siano già titolari di attività imprenditoriali. Queste, inoltre, non devono aver già usufruito negli ultimi tre anni di finanziamenti per l’auto-imprenditorialità.

La richiesta può pervenire da singoli o da gruppi che abbiano fondato una società (o una cooperativa) dopo il 21 giugno 2017, o che stiano per farlo.

Resto Al Sud 2019 consente di ottenere un finanziamento massimo di 200mila euro, e 50mila per ciascun richiedente. Dunque possono fare domanda fino a quattro persone appartenenti alla medesima società, costituita o costituenda. Tali importi sono la risultante di una serie di agevolazioni: il 35% è a fondo perduto, mentre il 65% deriva da un finanziamento bancario coperto dal Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese.

Resto Al Sud 2019 è dedicato a quanti vogliono dare vita a un’impresa operante in settori quali l’industria, l’artigianato, la trasformazione di prodotti agricoli, il turismo e i servizi professionali.

Gli interessati possono inoltrare domanda telematicamente dopo essersi iscritti al sito di Invitalia. Le iniziative presentate saranno poi oggetto di analisi progettuale, a cui seguirà un colloquio conoscitivo. Dal 1 gennaio del 2019 potranno essere finanziati anche i liberi professionisti.

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Il Decreto Fiscale n.119/2018 è destinato a interessare una vasta platea di contribuenti

Decreto-FiscaleSono infatti stati introdotti quattro strumenti finalizzati a estinguere i debiti con lo Stato. Chi ha ricevuto una o più cartelle, ad esempio, potrà accedere alla rottamazione ter o, nei casi più fortunati, allo stralcio automatico. Contestualmente i contribuenti potranno avvalersi della dichiarazione integrativa e della definizione agevolata per le liti tributarie pendenti.

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Flat tax: cos’è e perché potrebbe essere interessante

La cosiddetta tassa piatta, applicata mediante aliquota costante, è riconducibile a un sistema non progressivo. Nel caso specifico il Decreto Fiscale riconosce la possibilità di pagare il 20% sugli imponibili non dichiarati per un importo totale massimo di 100mila euro annui, equivalenti al 30% di quanto già dichiarato. Finora chi ne ha usufruito ha dovuto invece versare per intero la differenza, maggiorata di sanzioni e interessi.

La dichiarazione integrativa deve riguardare periodi di imposta non successivi al 31 ottobre 2017. Il termine ultimo entro cui inoltrare la richiesta è il 31 maggio 2019. Tale strumento è dedicato esclusivamente a quanti hanno già presentato, anche se parzialmente, i propri redditi.

Quali novità per chi ha un contenzioso?

I contribuenti che hanno in corso processi verbali di constatazione (Pvc) potranno beneficiare della definizione agevolata. In caso di liti fiscali in corso sarà possibile chiudere i conti pagando metà dell’ammontare iniziale, se si è vinto in primo grado. Lo sconto sale all’80% se la vittoria si è ottenuta in secondo grado. La pendenza va estinta in cinque anni equivalenti a un massimo di 20 rate trimestrali.

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La targa straniera, finora, era sinonimo di risparmio

Targhe-straniereIl Decreto Sicurezza appena approvato dal Senato, però, potrebbe cambiare significativamente lo scenario. I “ritocchi” ad alcuni articoli del Codice della Strada, infatti, introdurrebbero pene assai severe per chi tenta di eludere bollo e superbollo. All’orizzonte si profilerebbero non solo multe importanti, ma addirittura il sequestro del mezzo.

Il testo deve ora essere esaminato dalla Camera dei Deputati, e nel caso in cui ottenesse il via libera, si procederebbe a passi spediti verso la conversione in legge. In caso di modifiche, invece, dovrebbe essere nuovamente discusso dal Senato.

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Qual è la situazione ad oggi

Immatricolare l’auto all’estero ha significato finora per molti non pagare l’assicurazione italiana, e talvolta, “grazie” alle lacune di legge, anche schivare le multe, se non addirittura rinunciare anche alla copertura sottoscritta in un altro Paese. Il fenomeno riguarda soprattutto i veicoli immatricolati in Romania e Bulgaria, Germania e Svizzera.

La legge vigente consente di circolare sul territorio italiano con targa straniera per un periodo massimo di 12 mesi, trascorsi i quali è necessario registrare il veicolo nel nostro Paese, o condurlo all’estero. Invece, se si viene “colti in flagrante”, è prevista una multa compresa tra 84 e 335 euro; una cifra, questa, comunque esigua rispetto a quanto si dovrebbe pagare a titolo di bollo e assicurazione. 

Cosa potrebbe cambiare con il Decreto Sicurezza?

Nel caso in cui venisse approvato integralmente il testo discusso in Senato, sarebbero aggiunti alcuni commi all’articolo 93 del Codice della Strada. Nello specifico, chi avesse fissato la residenza in Italia da più di 60 giorni, non potrebbe utilizzare un mezzo immatricolato all’estero.

Una disciplina differente sarebbe dedicata alle auto in leasing, noleggiate o concesse in comodato d’uso a una persona residente in Italia da un’impresa europea che non abbia una sede secondaria effettiva nel nostro Paese. La circolazione sarebbe consentita a condizione che si abbia a bordo il documento firmato dall’azienda che riporti la data di stipula del contratto, e la finestra temporale entro cui l’automobilista può usufruire del veicolo.

Chi viene “pizzicato” sprovvisto del documento deve presentarlo entro un mese, e comunque è tenuto a pagare una multa compresa tra 250 e 1000 euro. Se non lo fa subisce anche il fermo amministrativo.

Allo scadere dei 60 giorni, se ancora il documento non è stato prodotto, il mezzo viene riconsegnato, ma scatta una seconda multa compresa tra 705 e 3526 euro.

Nel caso in cui si venga nuovamente “beccati”, è necessario consegnare targa e carta di circolazione, e farsi rilasciare un foglio di via per portare il veicolo all’estero. L’alternativa è procedere all’immatricolazione in Italia.

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