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Notizie

Taglio del 60% alle cartelle fino a mille euro?

Mai sottovalutare un debito

Un piccolo importo, infatti, al pari di un essere umano, è destinato a crescere…e deteriorarsi. Lasciare che una multa o una cartella esattoriale prendano polvere sulla scrivania equivale quindi a innescare un effetto slavina dalle proporzioni difficilmente stimabili.

In quest’ottica potrebbe rivelarsi utile consentire ai contribuenti di saldare debiti di piccola entità a condizioni facilitate. Nei giorni scorsi Massimo Bitonci, sottosegretario all’Economia, ha dichiarato che il Governo potrebbe individuare una “corsia” ad hoc per cartelle inferiori a 5mila euro, con particolare riguardo per quelle entro i 1.000 euro.

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L’ipotesi allo studio

Il provvedimento a cui starebbe pensando l’esecutivo è il saldo e stralcio, attraverso cui chi ha un debito di 1000 euro potrebbe estinguerlo versando il 40%. Così, pagando 400 euro ci si libererebbe di un peso, reale e metaforico.

A prima vista tale “corsia preferenziale” potrebbe apparire come una sorta di medicina miracolosa, la panacea in grado di rimpolpare le casse dello Stato. Tuttavia, sebbene le cosiddette micro-cartelle esattoriali costituiscano il 55% dei crediti di Agenzia delle Entrate Riscossione (che equivalgono a 15 milioni di contribuenti), l’ammontare corrispondente è modesto. Dunque l’eventuale saldo e stralcio non inciderà in modo significativo sulla casse dello Stato. Cruciale è invece la risoluzione del problema legato a chi ha evaso cifre importanti, vale a dire 100mila euro e oltre; a tal proposito, purtroppo, non sono ancora giunti segnali chiari dal Governo.

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I contribuenti potranno usufruire del saldo “agevolato” dei propri debiti, presumibilmente, anche nel 2019

Acquista infatti concretezza l’ipotesi di una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, dopo quelle regolamentate dal Decreto Legge 193/2016 e dal Decreto Legge 148/2017. Il provvedimento sarebbe stato inserito nel Decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2019, ma ad oggi la notizia non è ancora stata ufficializzata.

 

Cosa si sa già sulla nuova rottamazione?

Nelle intenzioni del Governo la misura costituirà il “cuore” della pace fiscale, e quindi riguarderà non solo le cartelle esattoriali, ma anche le controversie tributarie.

Potrà quindi usufruire della rottamazione chi ha debiti verso Agenzia delle Entrate Riscossione (ex Equitalia) e chi si è visto notificare sanzioni amministrative derivanti da infrazioni al Codice della Strada. La “finestra temporale” interessata è quella compresa tra il 1 gennaio 2000 al 31 dicembre 2017.

Il provvedimento riguarderà anche chi aveva aderito alla prima rottamazione ma non è poi riuscito a pagare integralmente.

Chi ha maturato un credito verso la Pubblica Amministrazione, derivante da somministrazioni, forniture e appalti, potrà utilizzarlo per chiudere, mediante compensazione, i conti con Agenzia delle Entrate Riscossione. 

Cosa si pagherà e in quante rate?

I beneficiari della nuova rottamazione potranno saldare le proprie pendenze versando il capitale e gli interessi iscritti a ruolo. Risparmieranno invece sulle sanzioni connesse ai carichi, sulle cosiddette “sanzioni civili” e sugli interessi di mora.

I contribuenti avranno l’opportunità di spalmare l’importo da pagare su 10 rate per un periodo massimo di 5 anni, ottenendo un tasso d’interesse fortemente ribassato (0,3% vs 4,5%).

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Termini di presentazione della domanda

AER metterà a disposizione la modulistica sia presso i suoi uffici che sul sito entro 15 giorni dall’entrata in vigore del Decreto Fiscale.

La documentazione dovrà essere presentata entro il 30 aprile 2019, ed AER comunicherà ai contribuenti l’importo da pagare entro il 30 giugno 2019.

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I due partiti di governo, infatti, hanno idee molto diverse in materia di pace fiscale. Mentre Di Maio e i suoi vogliono circoscrivere la misura all’applicazione di sconti ai debiti con il Fisco, Salvini ha espresso il proposito di andare “oltre” gli strumenti classici.

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Quali sono, ad oggi, i punti fermi del provvedimento?

La bozza di Decreto Fiscale individua due aree d’intervento: la rottamazione delle cartelle, e la definizione agevolata delle controversie con Agenzia delle Entrate Riscossione.

Il Movimento Cinque Stelle, attraverso il deputato Giovanni Currò, si è detto contrario a qualunque ipotesi di condono, riconducendo la pace fiscale alla cancellazione di interessi e sanzioni. Contestualmente ha posto l’accento sul fatto che in Cassazione sono pendenti quasi 55mila ricorsi, nella maggior parte dei quali AER risulta poi perdente.

Dal canto suo la Lega porta avanti la proposta di garantire l’accesso alla pace fiscale ai debiti entro i 500mila euro. A ciò si accompagna l’individuazione di percentuali forfettarie di pagamento, comprese tra il 6 e il 25%, in relazione alla condizione economica del contribuente.

La scomoda verità circa i beneficiari della pace fiscale

Presumibilmente i due partiti di governo dovranno trovare un compromesso, così da ottimizzare gli incassi, senza però lanciare un messaggio eticamente scorretto a chi, pur disponendo di un reddito cospicuo, tenta di fare il furbo.

Tale scenario è reso necessario dai numeri diffusi dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti. Infatti, se potessero usufruire del provvedimento solo quanti hanno dichiarato il debito di imposta ma poi non hanno pagato, il Fisco non incasserebbe più del 15% dei crediti.

Nella nota di integrazione al Def si spiega che nel periodo compreso tra il 2011 e il 2016 il mancato introito di Irpef, Ires, Iva e Irap è stato di circa 86,5 miliardi di euro. Solo 15 di questi sono relativi a debiti effettivamente dichiarati. Quasi 75 miliardi, invece, derivano da omessa dichiarazione. Un ammontare ingente, su cui quindi è necessario intervenire, perché sarebbe una colpa imperdonabile lasciare che diventi “terra di nessuno”.

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