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Notizie

C’è vita dopo un pignoramento? La risposta non è scontata

Quando si parla di debiti, quasi mai vale il principio “due più due fa quattro”

Pagare fino a estinguere la pendenza non garantisce il ritorno a una vita serena. Così, può capitare che i conti correnti dell’interessato rimangano congelati fino a data da destinarsi, con tutte le ripercussioni – psicologiche e materiali – che questo comporta. Nei giorni scorsi Il sito di Firenze ha raccontato la vicenda di Giulio, un 50enne del posto. A distanza di più di dieci anni da un rapporto di collaborazione con la Pubblica Amministrazione, l’uomo si è visto notificare un salato conto. Gli è stato infatti chiesto di risarcire, maggiorato degli interessi, un importo che non avrebbe dovuto incassare.

L’indebito percepito ammontava a 500 euro, che sono più che raddoppiati nel frattempo.

La doppia velocità della “macchina della giustizia”

Dopo che il Giudice di Pace ha condannato il 50enne toscano a rimborsare l’importo e saldare le spese processuali, è stato avviato il pignoramento. Sono così stati bloccati i conti a suo nome e la PostePay in uso al figlio. Il denaro depositato, però, era inferiore al credito vantato dalla Pubblica Amministrazione, ed è quindi stato necessario versare la differenza su un Iban dedicato, per estinguere la pendenza.

Tutto è bene quel che finisce bene? Non proprio, perché a distanza di dieci giorni ancora l’uomo non può disporre dei suoi conti…

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Si può pignorare un nuovo conto corrente?

La risposta è sì. A variare è la procedura da seguire, a seconda del fatto che le ulteriori somme siano depositate presso la stessa banca o presso un’altra.

Il nuovo conto corrente è “aggredibile” se viene attivato prima dell’esecuzione del pignoramento, ma dopo il recapito dell’atto di precetto, nello stesso istituto di credito. Analogo iter se l’apertura del c/c precede l’udienza davanti al giudice.

Il conto corrente non può invece essere toccato se risulta attivato a seguito dell’assegnazione al creditore delle somme espropriate.

Se il c/c viene aperto presso un’altra banca il pignoramento in corso non si estende. Ciò non toglie, comunque, che il creditore possa attivare una successiva, ulteriore, procedura per “aggredirlo”, nel caso in cui il pagamento non abbia estinto la pendenza.

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Rottamazione cartelle esattoriali: la data da tenere d’occhio

Il 1 ottobre è una data da ricordare, per i contribuenti che vogliono chiudere i conti aperti con il Fisco

È questo infatti il termine del pagamento rateale per chi ha aderito alla rottamazione delle cartelle esattoriali. La scadenza, inizialmente prevista per il 30 settembre, è stata prorogata di 24 ore trattandosi di una domenica.

Il provvedimento consente di estinguere il debito con AER senza dover versare anche sanzioni e interessi di mora. Nel caso di multe stradali, poi, c’è l’esonero dal pagamento delle maggiorazioni di legge.

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Chi riguarda la scadenza del 1 ottobre?

Le categorie di contribuenti coinvolti sono due: i beneficiari della definizione agevolata introdotta tramite DL 193/2016, e quanti hanno aderito alla seconda tornata, disciplinata dal DL 148/2017. Quest’ultima è stata specificamente dedicata ai carichi affidati all’agente di riscossione dal 1 gennaio al 30 settembre 2017.

Nel primo caso entro il 1 ottobre deve essere pagata la quinta e ultima rata della rottamazione, mentre nell’altro si tratta della seconda tranche.

Chi non paga, paga in ritardo o in misura insufficiente, decade dalla definizione agevolata e va incontro alla procedura di recupero da parte di AER.

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Come effettuare il pagamento?

II bollettino RAV da utilizzare è stato inviato ai beneficiari della rottamazione unitamente alla Comunicazione delle somme dovute, ma può essere generato anche online attraverso il sito di AER.

I canali utilizzabili per il versamento sono molteplici:

  • sportelli bancari
  • bancomat
  • uffici postali

Inoltre chi ha un credito commerciale verso la PA può estinguere il debito avvalendosi della compensazione

La redazione

 


 

 

Quando un’asta giudiziaria ti fa perdere non solo la casa, ma anche la fiducia nelle istituzioni

C’è qualcosa di peggio che veder evaporare speranze e aspettative suscitate da promesse altrui?

Difficile rispondere, soprattutto se è in gioco la sopravvivenza. La vicenda di Silvio Buttiglione, ex imprenditore di origini pugliesi residente a Pescara, testimonia la distanza spesso incolmabile tra le parole e le azioni dei personaggi politici. Se le prime si esauriscono in proclami vuoti come gusci e strumentali, per il cittadino l’impatto con la realtà si rivela devastante. Dopo anni di tira e molla, infatti, fra un mese l’uomo dovrà abbandonare la casa in cui vive, e che si è illuso fino all’ultimo di poter difendere dai creditori. L’immobile è stato venduto a maggio scorso per 142mila euro, a fronte di un prezzo iniziale di 240mila.

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Hanno vinto gli speculatori, anche grazie all’inqualificabile assenza dei politici

Per comprendere con quale situazione ha dovuto fare i conti Silvio Buttiglione è sufficiente citare un dato. A maggio 2014, in occasione della prima asta, confluirono al Tribunale di Pescara Beppe Grillo e circa 500 parlamentari e attivisti Cinque Stelle. All’ultima e decisiva asta di quattro mesi fa, invece, c’erano solo una senatrice, un consigliere regionale e due consiglieri comunali del movimento.

Quattro anni fa, in piena campagna elettorale, Beppe Grillo aveva annunciato l’avvio di una colletta per scongiurare la perdita della casa da parte di Silvio Buttiglione. In realtà la raccolta è cominciata solo pochi giorni prima dell’ultima asta, quando era ormai chiaro che non sarebbe stato possibile influire sul corso degli eventi.

“In questi anni sono andato avanti grazie alla fiducia e alla speranze trasmesse dalle dichiarazioni di Beppe Grillo. Avevo delle aspettative: che senso ha promettere, se si sa di non poter mantenere, mi chiedo?”.  Una domanda, questa, più che lecita, e che evidenzia come il tema delle aste giudiziarie sia appetibile al pari di carne fresca. Non solo per chi vuole acquistare immobili a basso prezzo, ma anche per chi, in politica, si nutre di facili consensi.

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