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Notizie

Pignoramento e sottrazione fraudolenta: nuova pronuncia della Cassazione

Se hai un debito con il Fisco è un grosso rischio vendere in parte o interamente i tuoi beni

Infatti è più che concreta la probabilità che tu venga accusato di sottrazione fraudolenta, anche se l’Erario può rivalersi tramite il pignoramento presso terzi. Si è recentemente pronunciata in questi termini la Corte di Cassazione (sentenza n. 40240 del 10 settembre 2018).

Nel caso in esame il manager ha tentato di difendersi affermando che, anche se i beni erano stati ceduti, sarebbero potuti essere “aggrediti” in qualsiasi momento dal Fisco.

La Suprema Corte non ha accolto questa tesi, spiegando che poter procedere tramite pignoramento presso terzi non esclude né cancella il reato di sottrazione fraudolenta. In ogni caso, infatti, viene rallentato e reso più articolato il recupero del credito da parte dell’Erario.

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Cosa rischi in caso di sottrazione fraudolenta?

Nota anche come frode sottrattiva, consiste nella simulazione di vendita o nella messa in atto di altre procedure illecite finalizzate a sfuggire al pagamento di un debito verso il Fisco. Queste possono consistere nella predisposizione di documentazione fiscale con elementi attivi di ammontare inferiore a quello reale, o con voci passive fittizie.

Le pene sono disciplinate dall’articolo 11 del Decreto Legislativo n.74 del 10 marzo 2000.

Se la cifra che si tenta di sottrarre al pagamento delle imposte sui redditi, sul valore aggiunto, o dei relativi interessi o sanzioni amministrative supera i 50mila euro, è previsto un periodo di reclusione da sei mesi a quattro anni. Se l’importo è maggiore di 200mila euro la pena va da uno a sei anni.

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La redazione

 


 

 

 

Tribunale del Molise dà il via libera all’applicazione della legge salva-suicidi

Le associazioni dei consumatori sono una realtà sempre più importante per la risoluzione di problemi fiscali

Il ruolo che giocano nella rinegoziazione dei debiti, ad esempio, è centrale. Grazie a queste migliaia di cittadini sono venuti a conoscenza dell’esistenza della cosiddetta legge salva-suicidi (n.3 del 27 gennaio 2012) e hanno potuto beneficiare della possibilità di pagare in base alle proprie capacità economiche.

L’ultima buona notizia, in ordine di tempo, arriva dal Molise, regione spesso considerata marginale. Nei giorni scorsi il Tribunale di Campobasso ha omologato il piano del consumatore presentato da una coppia: si tratta di uno dei primi casi in questa parte d’Italia.

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Disoccupazione e malattia, batoste da cui è difficile risollevarsi

La situazione finanziaria della famiglia si è compromessa quando l’uomo ha perso il lavoro, per poi precipitare a seguito di un intervento chirurgico che ha determinato uno stato di invalidità.

La coppia, avvalendosi del supporto dell’ADOC Molise (Associazione per la Difesa e l’Orientamento del Consumatore) e di uno studio consulenza, ha presentato un’istanza per beneficiare della legge sul sovraindebitamento. Il Tribunale di Campobasso ha dato quindi mandato a un avvocato di svolgere il ruolo di Organismo di Composizione della Crisi.

L’accoglimento del piano del consumatore da parte del foro del capoluogo molisano ha consentito di chiudere una situazione debitoria che, se si fosse trascinata, avrebbe potuto avere gravi ripercussioni sulla coppia.

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Pagare in proporzione alle proprie possibilità è un diritto a cui va riconosciuta attuazione

Nel caso specifico la rinegoziazione della pendenza originaria ha assunto proporzioni importanti. Infatti l’ammontare del mutuo da restituire è stato dimezzato, sono stati tagliati del 70% altri debiti, e ridotta la somma relativa alle cartelle esattoriali. Il piano del consumatore avrà la durata di 190 mesi a partire dal momento in cui è stato omologato.

La redazione

 


 

 

Rimborso più rapido per le vittime della crisi degli istituti di credito?

Probabili schiarite all’orizzonte per i risparmiatori colpiti dal crack delle banche

Rimborso-risparmiatori-bancheUn emendamento al Decreto Milleproroghe consegnato nei giorni scorsi in Commissione Affari Costituzionali e Bilancio prevede infatti l’accelerazione dell’iter di rimborso. La votazione è attesa a breve, ma le probabilità che la misura venga approvata sono cospicue, in quanto il testo è scaturito da un dibattito all’interno della maggioranza.

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Risoluzione crack banche: si lavora su due strade

Il termine ultimo per la stesura del regolamento inerente il fondo varato dal Governo Gentiloni è slittato al 31 gennaio 2019. Nel frattempo, però, viene offerta la possibilità, ai risparmiatori vittima del crack delle due banche venete e dei quattro istituti regionali, di ottenere in tempi stretti un risarcimento del 30% dalla Consob. Il tetto massimo è di 100mila euro.

Possono beneficiare di questa corsia accelerata i risparmiatori che hanno ricevuto un verdetto favorevole dall’Arbitro per le Controversie Finanziarie.

Il provvedimento scaturisce dalla volontà di ampliare il più possibile il numero dei beneficiari del rimborso. Tuttavia, come rileva Il Sole 24 Ore, per raggiungere effettivamente l’obiettivo sarà necessario reperire ulteriori fondi. La cifra necessaria stimata è di 400 milioni di euro, da “spalmare” sul prossimo triennio.

Conviene rivolgersi all’Autorità Anticorruzione dei Micro-Investitori?

La risposta è sì, se si esaminano i numeri resi noti ad agosto. Hanno infatti ottenuto un risarcimento integrale circa 300 dei risparmiatori travolti dalla procedura di risoluzione di Banca Etruria, Banca delle Marche, CariChieti e CariFerrara. Questi avevano sottoscritto obbligazioni subordinate.

Potevano rivolgersi all’Autorità Anticorruzione quanti percepivano un reddito annuo massimo di 35mila euro, quelli che detenevano un patrimonio inferiore a 100mila euro, o i possessori di obbligazioni sottoscritte dopo il 12 giugno 2014. Tali soggetti erano stati esclusi dal provvedimento inerente il ristoro dell’80%.

Erano stati ammessi contestualmente anche coloro i quali volevano provare a ottenere un rimborso totale, pur avendo i requisiti per beneficiare del parziale.

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La redazione

 


 

 
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