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Chiudere i conti con AER pagando solo parte del debito? A breve (forse) la risposta del Governo

La pace fiscale divide

Pace-fiscaleLe dichiarazioni ufficiali, infatti, sono di segno opposto rispetto alle indiscrezioni in circolazione. In un’intervista al Corriere della Sera il Ministero degli Interni ha confermato che il provvedimento è in calendario. Peraltro, Salvini ha specificato che il varo della pace fiscale è previsto per l’autunno, dunque il Governo dovrebbe mettersi al lavoro già nei prossimi giorni. Voci trapelate recentemente, tuttavia, ipotizzano il ricorso a strumenti deflattivi disciplinati dal nostro sistema giuridico.

In attesa di scoprire quale tra le due versioni sia vera, proviamo a capire come dovrebbe articolarsi la pace fiscale.

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Cos’è e quali sono i passaggi previsti?

Il principale scopo è consentire a cittadini, professionisti e aziende che hanno conti aperti con Agenzia dell’Entrate, di liberarsi dai debiti pagando in base alle proprie possibilità. In pratica si verserà una quota minima, o comunque assai ridotta, calcolata tenendo conto di una serie di fattori, reddituali e familiari.

La pace fiscale dovrebbe articolarsi in tre step: il primo, interlocutorio, precederebbe l’accertamento fiscale, il secondo sarebbe finalizzato a ridurre il numero di contenziosi, e l’ultimo coinciderebbe con il vero e proprio contenzioso tributario.

Prima fase: il contribuente si accorge della svista e decide di pagare

In questo caso l’importo da versare dovrebbe corrispondere al 15% delle imposte dirette dovute, oltre all’IVA. L’iter burocratico da seguire sarebbe quello del ravvedimento operoso, così da permettere ad Agenzia delle Entrate Riscossione di procedere con eventuali accertamenti.

Fase due: il contenzioso potenziale

A questo punto si fruirebbe della cancellazione di sanzioni e interessi di mora. Il contribuente andrebbe incontro all’accertamento con adesione e verrebbe scongiurata l’eventualità di un lungo e logorante tira e molla burocratico.

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Fase tre: il taglio della somma da pagare potrebbe essere considerevole

Il vero e proprio contenzioso si articolerebbe in tre gradi di giudizio; se il contribuente vedesse riconosciute le proprie ragioni in primo grado e volesse evitare l’appello, otterrebbe uno sconto del 50%.

Il taglio potrebbe invece arrivare all’80%, se la Commissione Tributari Regionale accogliesse le sue istanze e lui decidesse di interpellare la Cassazione.

Nel caso in cui il contenzioso si risolvesse con una sua parziale vittoria, sanzioni e interessi sarebbero cancellate e si potrebbe concordare con Agenzia delle Entrate Riscossione l’importo da versare.

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Hai una pila di multe “parcheggiate” sul tavolo da una quantità di tempo imprecisato?

Multe-pignoramento-casaLa pigrizia potrebbe costarti caro: il rischio infatti è di subire il pignoramento dell’immobile. A chiarire che l’eventualità, nei casi più gravi, è tutt’altro che remota, è stata nei giorni scorsi la Corte di Cassazione (sentenza n.20998/18 del 23 agosto 2018).

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Quando l’agente di riscossione può mettere le mani sulla casa?

I fattori che entrano in gioco sono due, e correlati tra loro. Determinante è l’ammontare del debito…e la negligenza del contribuente. La somma da pagare, infatti, lievita, se non si agisce tempestivamente, magari chiedendo una rateizzazione o versando parte del totale.

Il pignoramento si concretizza se il debito è uguale o superiore a 120mila euro e non si è precedentemente intervenuti per ridurne l’entità. Inoltre, il contribuente deve essere proprietario di uno o più immobili il cui valore complessivo sia maggiore di 120mila euro, e l’ente riscossore ha iscritto un’ipoteca almeno sei mesi prima.

Quando sei tutelato dal pignoramento?

Per scongiurare l’eventualità dell’esproprio, indipendentemente dall’ammontare del debito, è necessario sussistano alcune condizioni. Il debitore deve essere proprietario di un unico immobile, classificabile come civile abitazione, che coincide con il luogo di residenza.

…e se la casa è iscritta nel Fondo Patrimoniale?

Il creditore può rivalersi , se il mancato pagamento dipende da motivi familiari. È quindi interesse del debitore dimostrare che, invece, lo stato di insolvenza scaturisce da altri fattori.

Peraltro, se non vengono fornite prove dell’assenza di un nesso tra le multe non pagate e la situazione familiare, il creditore ha diritto di aggredire il Fondo.

La redazione

 


 

 

Cassazione: novità in materia di opposizione alle cartelle esattoriali

Hai appreso dell’esistenza di una cartella esattoriale solo dopo aver richiesto l’estratto di ruolo all’agente di riscossione?

Puoi contestare la cartella di pagamento originaria.

Notifica-cartelle-esattorialiIn tal senso si è espressa la Corte di Cassazione il 28 agosto (ordinanza n.21271). La pronuncia ha riguardato un caso in cui la notifica delle cartelle esattoriali era stata precedentemente invalidata.

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Novembre 2014: insinuazione finalizzata all’ammissione al passivo

La procedura, intrapresa da Equitalia Sud s.p.a., riguardava l’accesso alla liquidazione fallimentare di una srl. per un ammontare di quasi 40mila euro comprensivi di tributi e accessori di legge non pagati.

Il giudice aveva ammesso parzialmente il credito, stornando le somme che non erano state correttamente notificate tramite cartella di pagamento. Per tutta risposta Equitalia Sud s.p.a. aveva fatto opposizione appellandosi alla giurisprudenza di legittimità. Questa riconosceva infatti all’ente riscossore la possibilità di accedere al passivo anche se le cartelle esattoriali non erano state recapitate e il debitore ne era venuto a conoscenza solo dopo aver richiesto un estratto di ruolo.

Nel 2015 il Tribunale di Napoli aveva respinto l’opposizione e motivato la decisione precisando che, anche se la cartella esattoriale non viene materialmente recapitata, deve essere comunque predisposta dall’ente riscossore ai fini dell’ammissione al passivo.

A questo punto Equitalia Sud s.p.a. si è rivolta alla Cassazione, ma gli Ermellini hanno confermato l’orientamento espresso dal Tribunale di Napoli.

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