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Tutto quello che c’è da sapere se vuoi trasferire all’estero i tuoi soldi

Risparmi faticosamente accumulati dopo anni di lavoro, una vincita al lotto, o la classica eredità gentilmente (e inaspettatamente) offerta da un parente mai conosciuto

Tasferimento-soldi-esteroIn ciascuno di questi casi ti ritrovi nelle mani una quantità extra di denaro a cui dover dare una collocazione sicura.

Pensare di trasferire all’estero i soldi è quasi inevitabile, in casi del genere, e solitamente la prima domanda che ci si pone è “posso farlo, o rischio una stangata dal Fisco”? Proviamo a far chiarezza.

Se i soldi sono stati guadagnati legalmente, puoi collocarli dove preferisci

Spostare il proprio denaro (in parte o integralmente) all’estero è perfettamente lecito, a patto di rispettare le regole che disciplinano la materia, e pagare le tasse previste. Le autorità vigilano severamente, in quanto il primo e più grave rischio è che venga posto in essere il riciclaggio.

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Come trasferire soldi all’estero?

Le opzioni sono tre: spostamento fisico di contanti, bonifico o ricorso a intermediari specializzati. Nel primo caso, se il Paese di “approdo” non appartiene all’Unione Europea, bisogna far riferimento agli accordi bilaterali stipulati in precedenza.

Il passaggio di denaro alla frontiera è regolamentato dal D.Lgs n. 195 del 2008, in base al quale, se la cifra è uguale o maggiore di 9.999.99 euro, è necessario inoltrare apposita comunicazione alle autorità preposte (Agenzia delle Entrate, Dogana, Guardia di Finanza) entro due giorni dall’operazione. Le sanzioni amministrative comminate ai trasgressori sono comprese tra il 10 e il 50% della somma trasferita.

Chi invece sceglie di ricorrere al bonifico, non è tenuto ad effettuare alcuna comunicazione preventiva. L’impiego del canale bancario garantisce infatti la tracciabilità.

Gli intermediari specializzati, il più importante dei quali è Western Union, consentono di spostare denaro online o fisicamente. Il destinatario può quindi effettuare il prelievo in un qualunque punto vendita autorizzato. L’importo massimo che può essere trasferito in una settimana è di 999 euro.

I parametri da valutare, per scegliere l’intermediario più vantaggioso, sono due: le commissioni applicate e lo spread collegato al tasso di cambio.

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La disciplina fiscale delle attività estere

Queste devono essere riportate nel Quadro RW del Modello Redditi riguardante le persone fisiche; bisogna, ad esempio, dichiarare eventuali depositi bancari superiori a 15mila euro.

L’IVAFE (Imposta Patrimoniale sulle Attività Detenute all’Estero) prevede un’aliquota del 2 per mille; l’importo da pagare su conti correnti e libretti di risparmio ammonta invece a 34,20 euro per ciascuno.

La redazione

 

 


 

 

Cartella esattoriale stellare? Il buonsenso è l’unica soluzione (per AER e per il cittadino)

È indubbio. Un debito equivale spesso a un’ipoteca sul futuro, proprio e di chi ci sta accanto

Cartelle-esattoriali-EmpoliCome se non bastasse, “l’effetto domino” innescato dagli interessi di mora può contribuire a ingarbugliare a tal punto la matassa, da rappresentare l’ingresso in un tunnel senza via d’uscita.

Quando si arriva a cifre da capogiro, infatti, saldare la pendenza diventa materialmente impossibile, indipendentemente dalla propria volontà. Ci si ritrova così con mani e piedi legati a doppio nodo, e nessuna possibilità di risollevarsi e voltare pagina.

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Un passo falso che può cambiare per sempre la vita

Questo, in breve, è il quadro della situazione di un ex imprenditore di Empoli, che si è visto notificare una cartella esattoriale da mezzo milione di euro. Essendogli preclusa l’opportunità di pagare beneficiando della rateizzazione o della rottamazione, ha chiesto l’intervento dell’autorità giudiziaria. Il suo auspicio è ottenere un taglio significativo del debito.

 

La prima cartella non si scorda mai

È il 2001 quando l’ex imprenditore riceve il primo avviso di pagamento dall’agenzia di riscossione, all’epoca Equitalia. Negli anni Novanta si era ritrovato alla guida dell’azienda di famiglia, e aveva dovuto fare i conti con una difficile congiuntura economica. Così aveva cominciato a saltare il versamento delle tasse sui redditi.

A distanza di tempo è arrivato il pignoramento della prima casa, che comunque non ha consentito di saldare la pendenza. L’epilogo della vicenda è stata la notifica di una cartella esattoriale superiore a 500mila euro, un terzo dei quali rappresentato dagli interessi di mora.

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Impraticabile l’opzione di aderire alla rottamazione, in quanto, nella “migliore” delle ipotesi, gli verrebbe concesso di spezzettare l’importo totale in cinque rate. Ciascuna di queste però sarebbe di quasi 70mila euro. Neanche il pignoramento dello stipendio risolverebbe le cose, in quanto da questo non si potrebbero detrarre più di 160 euro.

In caso di adesione alla rateizzazione tradizionale, d’altra parte, l’ex imprenditore potrebbe vedersi “spalmare” il debito in 120 rate, equivalenti a circa 5mila euro per dieci anni.

Insomma, questa cartella esattoriale equivale a una sorta di vicolo cieco per l’uomo. Converrebbe comunque anche all’agenzia di riscossione ridimensionare le proprie pretese creditorie, nella speranza di recuperare almeno parte dell’importo. La parola spetta ora al giudice. 

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La redazione

 


 

 

Tutela dei consumatori: attenzione ai lupi travestiti da agnelli

Quando qualcosa viene prospettata come facilissima sarebbe buona regola diffidare

Soprattutto se l’oggetto della questione sono i soldi, bisognerebbe frenare gli entusiasmi e porsi una preliminare (e fondamentale) domanda. Dov’è il trucco? Perché è quasi certo che da qualche parte si annidi un’amara sorpresa.

Nei giorni scorsi i Carabinieri di Messina hanno ottenuto gli arresti domiciliari per un ex avvocato del foro del capoluogo siciliano radiato dall’ordine da 15 anni, per due legali di Catania, e per un procacciatore d’affari. L’accusa a loro carico è quella di associazione a delinquere connessa alla truffa di ignari cittadini.

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Progetto Benessere: un nome che ha il sapore della beffa

Truffa-consumatori-MessinaCosì il gruppo aveva scelto di chiamare l’organizzazione a cui ricondurre la sedicente attività di patrocinio. Difficoltà di rimborso di mutui e finanziamenti, anomalie connesse alle cartelle esattoriali e presunti illeciti bancari. Erano questi i temi “cari” ai quattro, e su cui millantavano una consolidata esperienza.

Nella realtà dei fatti, però, i cittadini che avevano chiesto il supporto di Progetto Benessere non hanno poi ricevuto alcun tipo di assistenza legale, senza contare che, in alcuni casi, hanno anche visto piombare sulla propria testa misure esecutive quali quella del pignoramento. Il tutto per “modiche” cifre comprese tra 1.000 e 15.000 euro, richieste a titolo di contributo unificato o costi di gestione della pratica. L’ammontare complessivo rastrellato dai quattro si aggira intorno a 100mila euro.

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Meccanismo collaudato non si cambia

La  procedura con cui il gruppo si relazionava a ciascuna vittima era infallibile e implacabile. Il primo contatto, “l’aggancio”, spettava al procacciatore d’affari, che tesseva le lodi dell’associazione Progetto Benessere e poneva le basi di una persuasione completa e granitica.

A questo punto entrava in scena l’avvocato radiato dall’albo, che, alternativamente, affermava di esercitare ancora la professione, o di essere il coordinatore di uno staff specializzato in controversie fiscali e bancarie. Incassare il pagamento era peraltro abbastanza facile: bastava infatti applicare il sempreverde principio in base al quale snocciolare una sfilza di termini tecnici e locuzioni articolate stordisce l’interlocutore e ne plasma la volontà.

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I due legali di Catania firmavano quindi il mandato “ad litem” su fogli bianchi, salvo poi disinteressarsi completamente di espletare le azioni connesse all’effettiva tutela dei clienti, che comunque non avevano mai modo di conoscerli di persona.

Comprensibilmente, dopo qualche mese si chiedeva conto dello stato di avanzamento della pratica all’avvocato radiato, e a ciò seguiva la rinuncia al mandato da parte dei catanesi. Si prometteva a questo punto il rimborso dell’importo versato attraverso apposite coordinate bancarie, ma il tutto si risolveva sistematicamente in un nulla di fatto.

A oggi le vittime accertate della truffa sono 15, ma le forze dell’ordine ipotizzano che il fenomeno sia ben più diffuso e ramificato sul territorio. 

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La redazione

 


 
 
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