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Notizie

Perdere la casa per un mutuo con ammortamento alla francese

Talvolta ad annientare una persona non è la malattia fisica, ma l‘incapacità di proiettarsi nel futuro, progettare e agire

Coppia-CavrigliaUn senso di paralisi a cui contribuiscono in maniera determinante i problemi economici, soprattutto quando intaccano il luogo in cui si vive. A risultarne pesantemente pregiudicata è infatti l’intimità e la quotidianità stessa.

Maria e Giovanni Grisorio sono una coppia quarantenne. Vivono a Cavriglia (Arezzo) dal 2003, e oggi per loro è un giorno doppiamente importante. I motivi però sono contrastanti. Infatti, mentre presumibilmente subiranno lo sfratto, si terrà l’udienza con cui chiederanno l’annullamento del provvedimento esecutivo.

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La perversa spirale dei tassi d’interesse

All’origine dei loro problemi, un mutuo definito esoso, caratterizzato, secondo il perito di parte, da interessi vertiginosi. A un certo punto Maria e Giovanni Grisorio sono stati materialmente impossibilitati a continuare a pagare, a causa di gravi problemi di salute che hanno determinato la perdita del lavoro da parte dell’uomo.

 

Arriva un momento in cui la buona volontà non basta più

Quattro anni fa Giovanni Grisorio si ritrova disoccupato a causa della tetraparesi spastica, che ne pregiudica seriamente i movimenti. Prova a ripartire mettendosi in proprio, ma la difficile congiuntura economica non lo aiuta. La moglie, dal canto suo, è invalida al 100% e quindi non può contribuire al sostentamento della famiglia.

Il mutuo precedentemente stipulato dalla coppia ammonta a 150mila euro, e finchè i due possono, onorano le rate mensili, anche grazie al sostegno delle rispettive famiglie. A un certo punto però, la situazione economica si fa insostenibile, e si cominciano a saltare le scadenze.

Il tecnico di parte Maurizio Forzoni ha rilevato che il metodo impiegato dalla banca per calcolare gli interessi sarebbe stato il cosiddetto ammortamento alla francese. Questo avrebbe comportato la capitalizzazione passiva mensile del tasso pagato dalla coppia.

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Così, Maria e Giovanni Grisorio si sarebbero trovati a corrispondere un Tasso Annuo Effettivo Globale del 18%, a fronte del valore soglia del 6,23%, superato il quale si registra usura.

Difficile prevedere, a oggi, quale sarà la sorte della coppia, supportata legalmente dall’Associazione Vittime del Salvabanche. I due infatti si devono confrontare con una materia quale quella dei mutui con ammortamento alla francese su cui i tribunali non sono ancora giunti a un orientamento unanime. 

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La redazione

 


 

 

Cartelle esattoriali tramite PEC: cosa è cambiato per gli italiani?

Qualunque cambiamento atto a incidere sui rapporti tra cittadini e burocrazia non può essere semplicemente calato dall’alto

Cartelle-esattoriali-PecGli aggiornamenti procedurali, come pure lo snellimento di iter ormai consolidati, devono essere preceduti da un mirato lavoro di sensibilizzazione. È necessario insomma preparare il “terreno” sociale, affinchè questo sia in grado di recepire in modo ottimale i cambiamenti. Non basta, infatti, presentarli come una sorta di panacea perché siano accolti: risulta fondamentale accompagnare i cittadini in un percorso di evoluzione, mentale e quindi comportamentale.

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Cartelle esattoriali a mezzo PEC? Tanto rumore per nulla

Nel recente passato l’agente di riscossione ha descritto la Posta Elettronica Certificata come lo strumento in grado di imprimere una svolta decisiva in materia fiscale. Trasparenza, immediatezza e comodità. Teoricamente sarebbero dovuti essere questi i punti di forza dell’innovativo strumento di comunicazione. Sostanzialmente però, i benefici sono ancora ben lungi dall’essersi manifestati. Proviamo a spiegare perché.

PEC: fai attenzione al formato degli allegati

La cartella di pagamento notificata deve essere costituita da un documento di tipo .p7m e non pdf. I file di Acrobat Reader sono infatti l’equivalente della fotocopia, e quindi teoricamente potrebbero essere frutto di infinite riproduzioni.

L’impiego del formato .p7m offrirebbe un cospicuo margine di garanzia al contribuente, ma al tempo stesso pone un problema. La lettura di questo tipo di file richiede una specifica abilitazione a mezzo smart card o token (il dispositivo impiegato per controllare online il conto corrente). Tali strumenti non sono però ricompresi nel servizio base di Posta Elettronica Certificata: devono infatti essere acquisiti separatamente.

Il risultato di questo “sdoppiamento” è sotto gli occhi di tutti. Migliaia di contribuenti che non hanno particolare familiarità con la tecnologia hanno attivato un indirizzo di PEC su consiglio del proprio commercialista, e magari con il suo supporto. Successivamente però se ne sono dimenticati, e quindi non hanno controllato per mesi la posta ricevuta. Oppure, quando lo hanno fatto, non essendo materialmente in grado di visualizzare i file in formato .p7m, hanno cestinato il tutto nella convinzione che si trattasse di spam.

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Al momento, quindi, per quanto riguarda i rapporti tra agenzia di riscossione e cittadini, la PEC sembra rappresentare qualcosa di simile al passo del gambero. Dovrebbe quindi esser chiaro che per realizzare il progresso non basta parlarne. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ancora una volta…

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La redazione

 

 


 
 

I tribunali d’Italia uniti dalle sentenze contro l’usura bancaria

TAEG, decreto ingiuntivo e regola del saldo zero

Sentenze-usura-bancariaNegli ultimi mesi del 2017 i tribunali d’Italia hanno emesso una serie di sentenze relative al tema dell’usura bancaria. Ad accomunare queste pronunce è il fatto che hanno riconosciuto le ragioni dei cittadini, costituendo presumibilmente anche il precedente per future controversie da regolamentare.

Un sottile filo rosso collega L’Aquila a Siena e Taranto ponendo le basi per un nuovo orientamento giurisprudenziale in materia di illeciti bancari. Esaminiamo in dettaglio il contenuto delle singole sentenze.

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Decreto ingiuntivo: l’onere della prova spetta alla banca

In questi termini si è pronunciata la Corte di Appello di L’Aquila il 6 dicembre 2017. La pronuncia, incentrata sulla disciplina del rapporto tra le parti derivante dall’apertura di conto corrente, stabilisce che, se in primo grado l’istituto di credito non è in grado di dimostrare l’origine del saldo negativo, quello iniziale va considerato pari a zero.

È quindi necessario decurtare dal primo estratto conto la quota non dovuta di interessi.

 

Come calcolare il TAEG per verificare se c’è stata usura?

Il Tribunale di Siena si è pronunciato sul punto lo scorso 21 novembre. Nel computo del Tasso Annuo Effettivo Globale bisogna ricomprendere anche le commissioni relative all’estinzione anticipata ed eventuali interessi moratori. Sulla base di questo principio l’istituto di credito coinvolto nella controversia è stato chiamato a risarcire l’importo di circa 200mila euro a un cittadino.

La sentenza emessa dal Tribunale di Siena in materia di usura bancaria discende dall’articolo 1 co. 1 L.L.394/2000 convertito attraverso la legge 24 del 2001. Questa sancisce che gli interessi usurari sono quelli sforano in fase di pattuizione il tetto fissato dalla legge, indipendentemente da quando vengano materialmente pagati.

Ne consegue che, per verificare se i tassi proposti dalla banca siano illeciti, vadano incluse nel TAEG tutte le spese collegate all’erogazione del credito, eccezion fatta per imposte e tasse.

Niente regola del saldo zero in assenza di documentazione

Il Tribunale di Taranto ha chiarito lo scorso 25 settembre che tale principio non possa essere applicato, in assenza di congrui elementi materiali che lo comprovino. La sentenza mira così a impedire alle banche di avvalersi di un comodo stratagemma per escludere dal ricalcolo del conto corrente proprio quella parte del rapporto caratterizzata da illeciti.

 

Il foro del capoluogo pugliese ha quindi stabilito che un eventuale scoperto va dimostrato tramite estratti conto che consentano di ricostruire i movimenti di denaro per l’intera durata del rapporto.

La redazione

 


 
 
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