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Notizie

Pavia: fermo amministrativo per chi non paga tassa su rifiuti

Senso civico, questo sconosciuto

Fermo-amministrativo-Casorate-PrimoSi può riassumere così quanto sta accadendo nel comune di Casorate Primo (Pavia), dove il primo cittadino è dovuto ricorrere alle maniere forti per incassare i crediti relativi alla tassa sui rifiuti.

I morosi erano in numero cospicuo, e il Comune ha deciso di metterli con le spalle al muro. Al terzo avviso di pagamento caduto nel vuoto è infatti seguito il fermo amministrativo del veicolo di proprietà.

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“Chi non paga talvolta pensa di essere più furbo degli altri”

Il “fantasma” delle ganasce è sorprendentemente evocativo e convincente nei confronti degli automobilisti. Ciò spiega perché molti tra loro, quando hanno dovuto fare i conti con l’impossibilità materiale di utilizzare il veicolo e la conseguente “paralisi” delle proprie attività, sono corsi a  saldare l’importo dovuto.

“Questo dimostra che una significativa quota di cittadini non pagava semplicemente perché sperava di farla franca, e non per reali problemi economici. D’altra parte, abbiamo proposto un piano di dilazione a quanti hanno serie difficoltà materiali, così da scongiurare il fermo amministrativo”.

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Con le buone si ottiene tutto. Forse

Un provvedimento, questo, che ricorda quello annunciato nelle scorse settimane dal sindaco di Sedriano (Qui trovi la notizia completa) (Milano).  L’amministrazione comunale ha infatti dichiarato che le famiglie indietro con il pagamento delle rette scolastiche dei figli subiranno le ganasce o il pignoramento dei beni. 

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La redazione 

 


 

 

A Vittoria va in scena uno sfratto degno della cattura di Totò Riina

Bisogna avere stile anche nei momenti peggiori

Sfratto-Trigona-GenovesiLa saggia constatazione arriva da una di quelle fonti che non t’aspetti, ovvero la musica indie degli anni Duemila. Potrebbe sembrare puro e semplice buonsenso, e quindi alla portata di tutti, ma i fatti di cronaca vanno in direzione opposta.

Gli implacabili e chirurgici metodi adottati dalla burocrazia hanno spesso come primo e macroscopico risvolto lo svilimento e l‘umiliazione dei cittadini coinvolti. Eclatante, in tal senso, la vicenda che ha visto protagonista la famiglia Trigona – Genovesi di Vittoria (Ragusa), sfrattata dalla propria abitazione con una procedura rocambolesca e inutilmente rigida.

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Svegliarsi per andare al lavoro…e perdere la casa

Tutto è cominciato alle 5,30 di un giorno di gennaio. Salvatore Trigona esce di casa e viene avvicinato dalla forze dell’ordine che lo conducono in commissariato. Poco dopo queste entrano nell’abitazione utilizzando le chiavi dell’uomo e costringono i familiari a uscire. Lo sfratto coattivo si compie.

Moglie e figli di Trigona vengono costretti ad allontanarsi in tempi rapidi, così non possono neanche recuperare i propri effetti personali. Nel giro di qualche ora la loro vita è letteralmente sconvolta e si ritrovano spogliati di tutto.

La Chiesa Valdese ha messo temporaneamente a disposizione della famiglia Trigona - Genovesi un alloggio. Ad aprile sarà però nuovamente necessario affrontare la questione abitativa.

 

“Rispettato il protocollo sottoscritto dalle autorità in materia di sfratti”

L’ufficiale giudiziario ha dichiarato che la procedura adottata è inclusa tra quelle previste in casi potenzialmente critici, ovvero caratterizzati da problemi di ordine pubblico. Lo sfratto coattivo dei Trigona – Genovesi era ritenuto a rischio in virtù delle azioni dimostrative minacciate dall’uomo a ottobre scorso.

Il protocollo d’intesa sull’attuazione degli ordini di liberazione è stato sottoscritto dal Tribunale di Ragusa, dalla Questura e della Prefettura.

Quando l’asta è l’inizio della fine

La situazione della famiglia Trigona – Genovesi si era improvvisamente rovesciata nel 2016. L’uomo era rimasto senza lavoro e la casa in cui viveva insieme a moglie e figli era stata venduta attraverso procedimento giudiziario per 40mila euro, a fronte di un valore di 200mila.

A sostenere la coppia c’è il Movimento Riscatto, il cui Presidente Maurizio Ciaculli auspica un intervento delle autorità giudiziarie prima del 22 febbraio, quando saranno convocate le parti.

Nel frattempo sarà interpellata sulla vicenda la Corte dei Diritti dell’Uomo. “Lo sfratto coattivo ha seguito una procedura inutilmente vessatoria. Neanche Totò Riina ha subito qualcosa del genere quando è stato catturato”. Così Maurizio Ciaculli.

La redazione

 


 
 

Non hai potuto rispettare i termini di scadenza per la rottamazione? Così eviti il pignoramento

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, specialmente quando si tratta di debiti da saldare

Scadenza-rottamazione-cartelle-esattorialiI buoni propositi dei contribuenti non sono infatti spesso sufficienti a onorare materialmente le scadenze fissate dalla burocrazia.

Scadenza rottamazione cartelle esattoriali: un bilancio dopo la proroga di dicembre

Così, provvedimenti quali quello della definizione agevolata, lanciato in pompa magna lo scorso anno, quando a occuparsi della riscossione era ancora Equitalia, si sono rivelati, con il passare dei mesi, poco incisivi e utili. Sottrarre sanzioni e interessi dalle somme originariamente dovute ha dunque rappresentato un elemento necessario ma non sufficiente, per liberarsi dei propri problemi fiscali, considerando le modalità di espletamento del pagamento (da una a un massimo di cinque rate).

Il meccanismo della rottamazione delle cartelle esattoriali si è perciò dimostrato, concretamente, poco sostenibile per i contribuenti. Molti non sono stati in grado di ri-allinearsi con i versamenti scaduti neanche a seguito della proroga dello scorso dicembre. Ciò ha indotto Agenzia delle Entrate Riscossione, che da luglio 2017 ha sostituito Equitalia, a offrire una sorta di piano B.

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Operazione compliance, l’exit strategy per chi non ha rispettato le scadenze fissate per la rottamazione delle cartelle

Secondo i calcoli di AER sarebbero circa 60mila i cittadini che non hanno regolarizzato la propria posizione entro il 7 dicembre 2017, termine ultimo per il pagamento delle prime tre rate della definizione agevolata. Dunque, a oggi questi non possono più usufruire del provvedimento, ma l’agenzia di riscossione li contatterà a breve per proporre un accordo utile ad ambo le parti.

Quanti non sono riusciti a rispettare le scadenze relative alla rottamazione delle cartelle potranno infatti riattivare il piano di rateazione in corso al momento della presentazione della domanda di definizione agevolata.

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I contribuenti che non hanno rispettato il termine del 7 dicembre 2017 dovranno rinunciare alla decurtazione dell’importo originario ma potranno spezzettare il pagamento in un massimo di 12 rate da “spalmare” su sei anni. L’arco temporale concesso si estende a 10 anni per un totale di 120 tranche nel caso di gravi e certificati problemi economici, a patto che comunque ci siano garanzie di solvibilità.

Un esempio pratico. Chi aveva sottoscritto un piano di rateazione composto da 10 tranche e ne aveva pagate 3 prima di accedere alla rottamazione delle cartelle esattoriali potrà adesso riprendere dalle 7 restanti. L’importo dovuto non subirà ulteriori maggiorazioni.

L’operazione compliance varata da Agenzia delle Entrate Riscossione rappresenta, sostanzialmente, l’ultima spiaggia per quanti non hanno potuto allinearsi alla scadenza ultima relativa alla rottamazione delle cartelle esattoriali. Se non sarà colta neppure l’opportunità di ripartire dal vecchio piano di rateazione, l’ente potrà procedere tramite ipoteca, ganasce o pignoramenti presso terzi per recuperare il proprio credito. 

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La redazione

 


 

 
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