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Notizie

Lecce, assolti funzionari Equitalia che avevano preteso cifre non dovute

Abusi di potere e negligenza sono probabilmente i “virus” che intaccano più frequentemente i rapporti tra cittadini e burocrazia

Concussione-Funzionari-Equitalia-LecceLe conseguenze – disastrose – sono sotto gli occhi di tutti. Al crollo verticale della fiducia nelle istituzioni si accompagna infatti non solo il fondato sospetto di essere oggetto di ordinarie vessazioni, ma anche un dispendio economico considerevole e perlopiù immotivato. Gli ultimi episodi a inserirsi in questo scoraggiante quadro hanno avuto come teatro la città di Lecce.

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Maggiori informazioni https://www.usuraonline.com/notizie/news-/newscbm_65120/3/

“Tentata concussione da parte di Equitalia? Il reato non sussiste”

Questa la motivazione con cui la Corte d’Appello presieduta da Vincenzo Scardia ha assolto due funzionari dell’agenzia di riscossione accusati di aver chiesto ai contribuenti di pagare cifre più alte di quelle dovute per chiudere i conti in sospeso.

Gli imputati, un agente di riscossione che contestualmente ricopriva il ruolo di amministratore delegato di Equitalia Lecce SpA e un responsabile di produzione, erano stati condannati in primo grado a otto anni di reclusione. La pronuncia della Corte d’Appello, caratterizzata dall’assoluzione con formula piena, ha invece negato il risarcimento per le parti lese, come pure l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la chiusura del rapporto di lavoro.

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I comportamenti anomali dei funzionari Equitalia risalivano al 2009

Circa nove anni fa un contribuente era stato sollecitato a pagare una sanzione di 3.000 euro relativa al codice della strada venendo contestualmente informato che, in caso di morosità, sarebbe incappato nel fermo amministrativo dell’auto. In realtà una sentenza passata in giudicato aveva già accertato che l’importo non era dovuto, e anche l’agenzia di riscossione era stata informata.

In un altro caso un cittadino si era visto richiedere circa 6.000 euro a titolo di tassa per i rifiuti solidi urbani (TARSU), sebbene il Comune di Lecce avesse comunicato ad Equitalia che la controversia si era conclusa tramite conciliazione giudiziale.

La pretesa dell’agente di riscossione ammontava invece a quasi 9.000 euro a titolo di IRPEF nel caso che aveva coinvolto un altro contribuente. La Commissione Tributaria Provinciale era però già intervenuta “congelando” la cartella esattoriale.

Un vaso di Pandora, questo, che è stato scoperchiato a seguito delle denunce presentate alla Guardia di Finanza.

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“Potevo beneficiare della rottamazione, ma Equitalia si è dimenticata di avvisarmi…”

Questa la clamorosa disattenzione segnalata nei giorni scorsi da un anziano allo Sportello dei Diritti.

L’uomo, delegato dalla figlia, si era recato presso la sede leccese dell’Agenzia delle Entrate Riscossione per saldare una cartella di 600 euro, circa metà dei quali costituiti da sanzioni e interessi.

A distanza di qualche giorno dall’avvenuto pagamento, l’anziano si era ripresentato allo sportello di AER in quanto era venuto a conoscenza, fortuitamente, della misura di rottamazione dei carichi pendenti. Alla sua specifica domanda i dipendenti rispondevano confermando che ne avrebbe potuto beneficiare – riducendo considerevolmente la cifra, peraltro – ma che ormai non c’era più nulla da fare. Impossibile, dunque, ottenere il rimborso del sovrappiù corrisposto.

Il contribuente non si è comunque arreso, ed ha anzi deciso di inoltrare un esposto denuncia avvalendosi del supporto dello Sportello dei Diritti.Il comportamento tenuto dai dipendenti di Agenzia delle Entrate Riscossione è stato, sostanzialmente, inerte e lacunoso. Nei fatti ha leso il principio costituzionale del buon andamento e dell’imparzialità dell’iter amministrativo”.  Così il presidente Giovanni D’Agata.

La “dimenticanza” dei dipendenti dell’ex Equitalia segnalata dall’anziano non sarebbe un caso isolato, nel capoluogo leccese. 

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La redazione

 


 

 

“Tassi d’interesse al 2000%”. Ma per la banca l’usura è tutta da dimostrare

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico

Tassi_interesse_PontederaAncora una volta la saggezza popolare denota una straordinaria capacità di sintesi, e si adatta a descrivere un caleidoscopio di situazioni.

In ambito bancario raramente la scelta impropria di un direttore di filiale può essere riconducibile a buona fede o anche solo a “semplice” disattenzione. Ciò rende in partenza eventuali dirigenziali particolarmente opinabili.

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Quando l’asta giudiziaria è una roulette russa

Maggiori informazioni https://www.usuraonline.com/notizie/

Tassi “drogati”: fai attenzione all’effetto slavina

Se l’atteggiamento anomalo viene reiterato anche dai successori dei vertici dell’istituto, le proporzioni dell’illecito che ne deriva risultano macroscopiche. Qualcosa di simile a un elefante in un negozio di cristallerie, praticamente impossibile da non notare. Così, chiunque sarebbe saltato sulla sedia, dopo aver constatato di aver corrisposto al proprio istituto di credito tassi d’interesse prossimi al 2000% per il mantenimento di due conti correnti.

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Quando un conto corrente diventa un uovo di Pasqua al cianuro

Come calcolare i danni di un’emorragia silenziosa ma sfiancante?

È partita da qui la denuncia di un imprenditore di Pontedera (Pisa) operante nel settore edile. Il computo degli interessi sugli interessi, ovvero l’anatocismo, applicato tra il 2006 e il 2013 sulle anticipazioni di cassa avrebbe fatto lievitare i tassi fino a sforare il valore limite connesso all’usura. Nei mesi scorsi è stata presentata querela e la parte civile ha chiesto 500mila euro a titolo di risarcimento danni.

Per tutta risposta la Procura aveva chiesto l’archiviazione ma, a seguito delle proporzioni assunte dalla vicenda, documentate dai periti di parte, si è giunti all’imputazione coatta dei tre bancari che hanno guidato l’istituto il 2006 e il 2013. L’imprenditore pisano si sarebbe visto addebitare in sette anni tassi di interesse da capogiro, una spirale senza fine che, partendo da importi a tre cifre (383%, 418% e 899%), è arrivata a superare quota mille (1424% e 2046%).

Il processo sarebbe dovuto partire nei giorni scorsi, ma le udienze previste sono state rinviate a febbraio per ragioni burocratiche. Nel frattempo i legali dell’istituto di credito hanno espresso le proprie perplessità circa i risultati delle consulenze di parte. 

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La redazione

 


 
 

Quando l’asta giudiziaria è una roulette russa

Nessuna certezza per chi ha un debito

Antonio_MaroccoPoco importa che questo sia stato contratto per conclamati problemi lavorativi o spese sanitarie impreviste e improrogabili. Il minimo comun denominatore è rappresentato dal fatto che neppure possedere una casa, spesso frutto di sacrifici pluriennali, garantisce una copertura economica adeguata, una sorta di paracadute in grado di attutire il contraccolpo.

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Non pagare una rata del mutuo rischia di essere l‘inizio della fine

Quando il debitore imbocca il “tunnel” delle aste giudiziarie, il finale risulta, sostanzialmente, già scritto. L’epilogo, nella stragrande maggioranza dei casi, è all’insegna della speculazione da parte dei potenziali acquirenti, e culmina con la svendita dell’immobile.

Il deprezzamento a cui questo viene sottoposto raggiunge percentuali da capogiro, a cui si arriva un passo per volta. Ogni asta conclusa con un nulla di fatto costituisce, in pratica, un ulteriore gradino verso l’inferno.

L’ex imprenditore 75enne Antonio Marocco, nei giorni scorsi, ha visto liquidare la sua casa di Parona (Pavia) per circa 30mila euro. Una cifra, questa, che equivale a un decimo del valore di mercato, inizialmente stimato in 320mila euro dal perito del tribunale e successivamente ridotto a 260mila euro per effetto di sostanziose detrazioni.

Quando l’asta è una goccia nel mare

Ad aggravare una situazione già drammatica, considerando che nell’immobile venduto oltre ad Antonio Marocco e alla moglie vivevano anche figlia e nipotini, si è aggiunto il fatto che i 30mila euro non basteranno comunque a pagare i creditori. Così, quasi certamente l’ex imprenditore sarà costretto a contrarre ulteriori debiti, finendo impegolato in un circolo vizioso.

A gettare un’ombra sull’intera vicenda, peraltro, c’è l’indagine per corruzione a carico del tribunale intrapresa dalla Procura di Brescia.

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Come può un debito di 10mila euro diventare una bomba a orologeria?

All’origine della paradossale vicenda, un mutuo di 200 milioni di lire acceso da Antonio Marocco nel 1994 per ristrutturare l’immobile. L’uomo onora con puntualità tutte le scadenze, fino a quando la sua azienda fallisce. Così, nel settembre 2009  si ritrova con un debito di circa 10mila euro (pari all’11% dell’importo finanziato).

A distanza di neanche un anno, per una sorta di crudele effetto domino, la pendenza è lievitata, sfiorando i 50mila euro. La banca mutuante cede il suo credito, definito non performing loan (ovvero, che non genera reddito), a un altro istituto, e questo a sua volta adotta la tecnica dello scaricabarile, finché si arriva al quinto passaggio.

L’ultima banca coinvolge nella controversia il tribunale, per ottenere il saldo del credito tramite la vendita della casa.

“Perché il giudice non ha bloccato questo gioco al massacro?”

L’iter connesso alle aste si è rivelato uno stillicidio, come fa notare Antonio Romano, legale di Antonio Marocco. La riforma del processo civile prevede che dopo tre tentativi di vendita conclusi con un nulla di fatto, al quarto sia consentito procedere tramite prezzo libero; qualora poi nessuno si dimostri interessato, il pignoramento decade.

In questo caso, inspiegabilmente, si è arrivati all’ottava asta, e il giudice non solo ha rigettato la richiesta di sospensione, ma ha anche valutato proporzionato un prezzo base di circa 25mila euro.

“Anche per difendere i propri diritti servono soldi”

Così, rileva Antonio Romano, si stanno raccogliendo fondi per sostenere l’ex imprenditore. Nei prossimi giorni l’anomalo epilogo della procedura sarà infatti oggetto di un esposto indirizzato al Consiglio Superiore della Magistratura e al Tribunale di Brescia. Contestualmente, si ipotizza un’azione contro la banca per il reato di usura.

Si riuscirà a suscitare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica su un tema scottante e particolarmente sentito nella provincia lombarda quale quello delle aste? Si stima che a Pavia, nei primi quattro mesi del 2018, gli immobili oggetto di vendita giudiziaria saranno circa 1.400.

La redazione

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