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Quando le vittime di un pignoramento sono degli innocenti…
04.12.2017 12:39La casa è il simbolo dell’intimità
È il luogo privato in cui ciascuno trova rifugio e conforto, l’ambiente protetto in cui – perlomeno auspicabilmente – esprimere pienamente e compiutamente sé stessi, senza il timore di essere giudicati o respinti. Ciò spiega perché, in caso di debiti, una delle misure più offensive, materialmente e umanamente, è il pignoramento dell’immobile di residenza.
Un trauma portatore di uno strappo particolarmente pungente e dannoso, nel caso in cui tra i destinatari del provvedimento ci siano anche bambini o adolescenti. Un evento da cui scaturiscono tali e tante conseguenze, che può paragonato a una violenza. C’è forse qualcosa di più intollerabile, dal punto di vista etico, di una madre che, insieme ai suoi figli, viene sradicata dalla casa in cui ha vissuto per anni?
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La storia di Anna
A metà gennaio 2018 Anna Dumas dovrà sgomberare l’immobile di Pizzo Calabro in cui vive con un bambino di 13 anni e un adolescente, in quanto questo rientra tra i beni forzosamente espropriati all’ex marito. A nulla è valsa una sentenza emessa anni fa, che assegnava la casa alla donna e ai figli.
Durante l’estate un nugolo di persone ha cominciato a ruotare intorno all’immobile, turbando la quiete del nucleo familiare. Periti, ingegneri, potenziali acquirenti: l’angosciante viavài iniziato a luglio ricorda lo stormo di avvoltoi che “cinge d’assedio” un cadavere animale.
Difficilmente la vicenda avrà un epilogo felice per Anna Dumas e i figli, in quanto le entrate della donna (che non beneficia neanche dell’assegno di mantenimento) ammontano a soli 600 euro al mese.
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Che fare, quindi? Rassegnarsi all’ineluttabilità del pignoramento, nonostante la “tregua” concessa in corrispondenza delle festività natalizie, o difendere in ogni sede i diritti dei propri figli?
“Mi sembra inconcepibile che le esigenze di una famiglia passino in secondo piano rispetto alla pretesa delle banche di fare cassa”. Questo il commento della donna. Più che affidarsi a leggende metropolitane quali quella secondo cui a Natale siamo tutti più buoni, preferiamo confidare in un giudice “illuminato” dal buon senso e dall’umanità.
Guarda il video con la testimonianza della donna
La redazione