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Notizie

Dimostrare che i tassi d’interesse sono usurari è difficile ma non impossibile

Il tasso di usura

usuraTalvolta un mutuo si rivela qualcosa di simile a un ergastolo, se non proprio un cappio al collo. Infatti, gli strascichi del finanziamento ottenuto si trascinano spesso per moltissimi anni, costellati da angosce e sacrifici, quando entrano in gioco interessi patologicamente alti e usurari.

Fortunatamente però, negli ultimi anni si sono accesi pressoché sistematicamente i riflettori dell’opinione pubblica sul tema degli illeciti bancari, anche grazie all’impegno profuso dalle associazioni dei consumatori. 

Così, le sentenze dei tribunali a favore di questi ultimi si sono moltiplicate. L’ultima, in ordine di tempo, arriva da Brindisi, ed è scaturita da un ricorso promosso dal Codacons.

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La storia di usura

Nel caso specifico l’oggetto del contendere è stato il pignoramento di un opificio industriale da parte di una banca locale. Presso quest’ultima era stato acceso sette anni fa un mutuo fondiario per un ammontare di un milione di euro.

L’atto di precetto emesso dall’istituto di credito ammontava a circa 900mila euro, ma, a seguito di una verifica del contratto iniziale, era emerso che il cliente aveva versato nel corso degli anni una quota di interessi eccessivamente alta.

In fase di giudizio il legale del mutuatario ha dimostrato che l’importo pagato a titolo di interessi, in fase di preammortamento e ammortamento, era stata superiore alla somma dovuta a titolo di capitale. Dunque, nulla giustificava il pignoramento.

Interpellato sul punto, il Tribunale di Brindisi si è pronunciato dichiarando che, al momento della stipula del finanziamento, il tasso d’interesse pattuito fosse usurario. Ciò ha reso sia l’atto di precetto che l’esecuzione forzata illegittimi. 

La redazione

 


 

 

Probabili novità in materia di cartelle esattoriali con il Decreto 148/2017

La rottamazione delle cartelle Equitalia

equitalia_rottamazioneProprio un anno fa il Governo varava la definizione agevolata delle cartelle esattoriali, un provvedimento che avrebbe consentito ai contribuenti beneficiari di liberarsi dei debiti pregressi pagando solo alcune delle voci inizialmente previste. Sin da subito è stato chiaro che la platea degli interessati era assai nutrita, e infatti le domande di adesione sono state svariati milioni.

Tuttavia, rapidamente la misura ha manifestato alcuni, sostanziali, punti di criticità. 

Primo tra tutti, il limitato numero di tranche in cui l’importo totale è stato suddiviso, le scadenze ravvicinate tra loro, e il fatto che molti contribuenti, magari per sviste nella compilazione della domanda, erano stati tagliati fuori.

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Proroga rottamazione 2017

Si è così cominciato a parlare di una proroga della rottamazione delle cartelle: il provvedimento si perfezionerà con il varo del Decreto Fiscale 148/2017. Tra le altre cose, un emendamento a questo collegato potrebbe, se approvato, facilitare il pagamento da parte di chi ha già aderito. Infatti è probabile lo spostamento di una settimana della scadenza entro cui saldare la terza rata e/o completare il pagamento della prima e seconda. Dunque, gli interessati dovrebbero mettersi in regola non entro il 30 novembre, ma entro il 7 dicembre.

Il punto, però, è che il Decreto Fiscale 148/2017 è attualmente depositato alla Camera, in attesa di essere discusso. Entro il 15 dicembre prossimo dovrebbe essere convertito in legge, ma a quel punto sarebbero già trascorsi 8 giorni dall’ipotetico nuovo termine di pagamento. Avrebbe, insomma, poco senso autorizzare l’ampliamento della finestra temporale quando la stessa si è già chiusa. Come andrà a finire? Staremo a vedere…

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Il Decreto Fiscale

Attualmente in esame comporterebbe comunque anche altre modifiche, ad esempio lo “snellimento” dell’iter inerente la notifica delle cartelle esattoriali ai cittadini.

Infatti, una variazione dell’articolo 26 del D.P.R. n. 602/1973 autorizzerebbe anche agenti della polizia municipale e messi comunali a partecipare alle varie fasi di recapito della comunicazione. Ciascun operazione dovrebbe essere documentata per scritto, e l’intera procedura dovrebbe concludersi entro un mese. 

La redazione

 


 

 

Bergamo: imprenditore paga IRES ma AER continua a battere cassa

Davanti ai debiti con il Fisco

Debito_Con_Il_FiscoNon tutti reagiscono allo stesso modo. C’è chi, per paura d’incappare in drastiche conseguenze e/o per onestà e senso civico, senza battere ciglio decide di pagare. Altri invece, per sfacciata consapevolezza d’impunità o, al contrario, per una grave situazione d’indisponibilità economica, non saldano l’importo pendente. L’aspetto più sconcertante e grottesco è rappresentato dal fatto che le sorti della prima e dell’ultima categoria, nel nostro Paese, spesso si sovrappongono.

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Così, capita che, nonostante si sia onorato il proprio debito con lo Stato, quest’ultimo torni a bussare alla porta. E la situazione è resa più caotica e ingarbugliata laddove nel frattempo si sia compiuto un passaggio di consegne, e quindi un “trasloco di competenze”, da un ente all’altro. A restare intrappolato nella tagliola burocratica, stavolta, è stato un imprenditore bergamasco, proprietario di una holding operante nel settore immobiliare.

Tutto è iniziato quando

A seguito di un’ispezione da parte delle Fiamme Gialle, è stato contestato il mancato pagamento dell’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) per un totale di circa 10 milioni di euro. Da qui è scaturita una multa ovviamente da capogiro, il cui ammontare era di circa 14 milioni. Così l’imprenditore, difeso da uno studio legale che vanta un’esperienza consolidata nel settore fiscale, ha deciso che voleva vederci chiaro, e la Commissione Tributaria di Bergamo ha riconosciuto le sue ragioni. Conseguentemente il debito è stato sostanziosamente alleggerito (è sceso infatti a circa 900mila euro) e la sanzione – ancora suscettibile di ricorso - si è ridotta fino a un decimo della cifra iniziale. 

A settembre scorso il proprietario della holding corrisponde ad Agenzia delle Entrate Riscossione i 900mila euro dovuti, nella speranza di chiudere la controversia. Ciononostante, a fine mese l’ente gli notifica l’imminente iscrizione ipotecaria, cui segue, di lì a poco, l’intimazione di pagamento. A metà ottobre, poi, si perfeziona la procedura di pignoramento presso terzi.

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Legittimamente, l’imprenditore contesta ad AER che il debito è già stato saldato, avendo questa incassato la somma corrispondente. La risposta dell’ente è tanto laconica quanto sconfortante. L’intimazione è stata correttamente inoltrata, e il credito, dunque, è ancora da esigere. L'importo precedentemente pagato? In caso di errore si può chiedere un risarcimento tramite modello F24.

Comprensibilmente l’uomo ritiene di essere vittima di un circolo vizioso, probabilmente frutto dell’accavallamento di procedure scaturito dalla chiusura di Equitalia e dall’accentramento di nuove competenze da parte di Agenzia delle Entrate Riscossione. La pronuncia della Commissione Tributaria di Bergamo in merito sarà quindi molto importante, non solo per le sorti della sua holding, ma anche per definire quello che da qui a qualche mese potrebbe succedere ad altri contribuenti. 

La redazione

 


 
 
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