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Conto corrente pignorato? Così lo sblocchi

Conto corrente pignorato?

PIGNORAMENTO_CONTO_CORRENTEUn debito non pagato per tempo può comportare l’esproprio forzoso da parte del creditore.La regola generale prevede che il conto corrente sia pignorabile integralmente, nell’ottica di consentire il saldo complessivo della controparte. Ciononostante, una tutela speciale è stata prevista per due categorie spesso svantaggiate dal punto di vista finanziario, ovvero dipendenti e pensionati.

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Infatti, laddove il conto corrente sia utilizzato come punto d’appoggio per l’accredito dello stipendio o della pensione, l’esproprio forzoso può intaccare solo una percentuale del totale.

Tuttavia, nel caso in cui sul c/c vengano depositati anche importi di natura differente (ad esempio connessi all’affitto o vendita di immobili), dipendenti e pensionati vengono equiparati a imprenditori e liberi professionisti. Ne consegue, quindi, che diventano, come questi ultimi, integralmente pignorabili.

Come si perfeziona il provvedimento?

In fase preliminare deve essere convocata un’udienza in tribunale, attraverso cui il giudice dà il via libera al trasferimento della somma pendente dal debitore al creditore. Tuttavia, in caso quest’ultimo coincida con Agenzia delle Entrate Riscossione, dopo che il pignoramento è stato comunicato all’istituto di credito, la controparte ha due mesi di tempo per saldare l’importo. Qualora ciò non avvenga, l’operazione si perfeziona in automatico, senza necessità di ulteriori autorizzazioni.

Come “scongelare” il conto corrente?

La prima opzione consiste nel chiedere la conversione dell’esproprio forzoso. Ciò prevede che, tramite il via libera del giudice, il pignoramento venga spostato su un importo altrove depositato, ad esempio un libretto ad hoc depositato presso la Cancelleria del Giudice dell’Esecuzione, dove il debitore effettua uno o più versamenti a favore del creditore.

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L’ammontare della somma, che deve comunque comprendere capitale, interessi e spese, viene fissato dal giudice. Questo, dopo che è stata versata l’ultima tranche, autorizza l’assegnazione del totale al creditore attraverso apposita udienza. Ovviamente il c/c viene effettivamente liberato dal provvedimento pendente solo in questo momento.

In alternativa lo “scongelamento” può avvenire tramite una scrittura privata tra le parti. Il provvedimento, che in genere comporta una riduzione della somma da pagare, sancisce l’impegno del debitore a saldare in tempi rapidi, se necessario anche mediante rateizzazione. Il creditore inoltra quindi al Giudice dell’Esecuzione la ratifica dell’accordo e avvia l’iter necessario a cancellare il pignoramento. 

La redazione

 


 

 

 

Come evitare il pignoramento attraverso la legge antisuicidi

L’oggettiva impossibilità di arrivare a fine mese

Legge_ANTI-SUICIDIIl periodo compreso tra il 2008 e il 2011 è stato un triennio di fuoco per molti non italiani. Non solo imprenditori e professionisti, ma spesso anche dipendenti pubblici e  privati, come pure i pensionati, hanno dovuto fare i conti con l’oggettiva impossibilità di arrivare a fine mese, a causa del tiro incrociato di spese vive, utenze, e uscite impreviste. Come se non bastasse, a complicare il tutto ci si è messa anche la burocrazia, la cui azione, a tratti, si è rivelata inefficiente, pervasiva o addirittura persecutoria.

Alcuni non ce l’hanno fatta a gestire una tale mole di problemi, e, schiacciati da frustrazione e sensi di colpa, sono ricorsi a gesti estremi.  Ne è derivata una vera e propria emorragia umana e produttiva, per il Paese. Si è così manifestata l’esigenza di intervenire dal punto di vista legislativo per sostenere e tutelare quanti, per motivi indipendenti dalla propria volontà, non erano in grado di fare integralmente fronte ai debiti.

Se vuoi sapere come bloccare un pignoramento clicca qui 

 

Legge anti-suicidi

Da qui è scaturita la legge n.3 del 27 gennaio 2012, emblematicamente ribattezzata anti-suicidi. Il provvedimento è nato con l’obiettivo di individuare una serie di strumenti concreti attraverso cui arginare il problema del sovraindebitamento.

In tal senso, un ruolo chiave è quello assunto non solo dal Giudice dell’Esecuzione, ma anche dal Tribunale Fallimentare. L’azione combinata dei due consente infatti di scongiurare il rischio di incorrere nel pignoramento dei beni mobili e immobili.

Il debitore interessato a beneficiare di una delle procedure regolamentate dalla legge deve, innanzitutto, rivolgersi al Tribunale Fallimentare e, contestualmente, inoltrare una richiesta di sospensione al Giudice dell’Esecuzione. Quest’ultimo, va precisato, non dispone del potere di congelare l’esproprio dei beni.

Al contrario, il Tribunale Fallimentare, dopo aver sottoposto il piano di rientro al professionista delegato, e aver interpellato i creditori, può bloccare il pignoramento.

A questo punto l’interessato integra la procedura di esproprio con il provvedimento ottenuto, conferendo al Giudice dell’Esecuzione la facoltà di sospendere materialmente la suddetta misura. 

Per ricevere assistenza o maggiori informazioni da un professionista clicca qui

La redazione

 


 

 

Rottamazione debiti: c’è tempo fino al 15 maggio 2018 per aderire

riapertura dei termini della definizione agevolata

ROTTAMAZIONE_CARTELLE_ESATTORIALIHai recentemente ricevuto una cartella esattoriale, o avevi in precedenza concordato una rateizzazione che poi non sei riuscito a portare a termine? Puoi beneficiare della riapertura dei termini della definizione agevolata per regolarizzare la tua posizione. La Commissione Bilancio del Senato ha infatti dato il via libera alle integrazioni al decreto legge connesso alla manovra.  Cosa prevede, in concreto, l’emendamento appena varato? Esaminiamolo in dettaglio.

Rottamazione dei debiti: la finestra temporale si allarga

Se inizialmente il provvedimento era destinato solo ai ruoli emessi tra gennaio a settembre 2017, oggi la platea è cambiata. Potranno infatti presentare domanda anche tutti quelli che hanno ricevuto un avviso di pagamento nel periodo compreso tra gennaio 2000 e dicembre 2016. Dunque, un arco di tempo lungo 17 anni.

Hai saltato le prime due rate? Hai una settimana in più per “riparare”

Buone notizie per chi aveva aderito alla prima tornata della definizione agevolata ma, per qualche ragione, era poi stato materialmente impossibilitato a effettuare il pagamento della prima (scadenza 31 luglio 2017) e/o seconda tranche (scadenza 2 ottobre 2017). È stato infatti spostato dal 30 novembre al 7 dicembre prossimo il termine ultimo per sanare l’omissione e mettersi in pari con i versamenti.

 
Fino a quando c’è tempo per presentare la domanda?

Ancora una volta, l’iniziale finestra temporale è stata corretta, consentendo ai contribuenti di adempiere all’iter burocratico più agevolmente. La richiesta di accesso alla rottamazione del debito potrà infatti essere inoltrata entro il 15 maggio 2018. L’iniziale scadenza era fissata al 31 dicembre 2017.

Chi aveva precedentemente sottoscritto un piano di rateizzazione, prima di poter beneficiare della rottamazione dovrà mettersi in regola con i pagamenti che avrebbe dovuto effettuare entro il 31 dicembre 2016. A tal proposito, entro il 30 giugno 2018 gli verrà comunicato a quanto ammonta l’importo da “sanare”, e che dovrà estinguere entro il 31 luglio 2018. Entro il 30 settembre 2018, invece, Agenzia delle Entrate Riscossione gli notificherà qual è la cifra residua oggetto di definizione agevolata; questa potrà essere “spalmata” in tre rate, con scadenza, rispettivamente a ottobre 2018, novembre 2018, e febbraio 2019. Le prime due tranche dovranno coprire l’80% del totale.

Il principale vantaggio, per chi accede alla misura, è che dovrà pagare solo gli interessi legali del 4,5% e non anche sanzioni e interessi di mora.

Chi, al contrario, non aveva in essere un piano di rateizzazione, dopo aver richiesto di beneficiare della rottamazione, potrà pagare il debito in cinque tranche. Le prime tre dovranno essere saldate entro fine 2018, e corrispondere all’80% dell’ammontare complessivo. 

La redazione 

 


 

 
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