Lo scorso luglio Equitalia ha chiuso i battenti
La funzione di riscossione dei crediti è stata trasferita al nuovo ente pubblico Agenzia delle Entrate Riscossione. Inizialmente si era ipotizzato un passaggio di consegne pressochè automatico, in base al quale la seconda avrebbe ereditato in blocco tutte le posizioni attive e passive della prima, i fatti sembrerebbero però indicare un orientamento diverso, con conseguenze rilevanti per i contribuenti.
Ad “ingolosire” le forze politiche sarebbe infatti l’opportunità di far confluire nelle casse dello Stato 4 miliardi in tre anni vendendo i crediti maturati in precedenza da Equitalia a un soggetto terzo.
Il provvedimento riguarderebbe le posizioni aperte tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2010, escludendo comunque i crediti contestati e quelli oggetto di procedura concorsuale o rottamazione (a patto che il contribuente sia in regola con il versamento delle tranche).
Una domanda, a questo punto, si impone. Quali sono i soggetti che potrebbero essere interessati, e concretamente nelle possibilità di effettuare l’acquisto? La risposta è semplice: probabilmente banche e finanziarie.
Cosa succederebbe se entrassero in gioco gli istituti di credito?
Questi sarebbero avvantaggiati, in quanto risultano soggetti a una normativa meno stringente di quella relativa ai riscossori pubblici. Ne conseguirebbe una tutela molto più blanda della posizione dei contribuenti. L’esempio più immediato è quello del pignoramento della prima casa.
L’agente di riscossione pubblico non può espropriare l’unico immobile di proprietà del debitore, a patto che sussistano precise condizioni. Il paletto non riguarda però i creditori privati. Parallelamente, in presenza di una seconda casa AER è autorizzata a effettuare il pignoramento solo se la pendenza supera il tetto dei 120mila euro. Ancora una volta, il limite non vale per le banche.
Un discorso analogo vale per i casi in cui il creditore intenda aggredire stipendio o pensione. AER non può infatti andare oltre 1/10 (per retribuzioni entro 2.500 euro), 1/7 (fino a 5.000) e 1/5. Istituti di credito e finanziarie possono sempre spingersi fino a un quinto.
Insomma, qualora la liquidazione dei vecchi crediti di Equitalia venisse perfezionata, a farne le spese sarebbe, con estrema probabilità i contribuenti. Che rischierebbero molto di più di quanto non succeda oggi.
La redazione