Accorpamenti, esemplificazione (?) e digitalizzazione. L’ammodernamento della macchina burocratica destinata a riscuotere le imposte sembra essere una dichiarazione d’intenti, l’espressione non completamente chiarita e definita di un auspicio, più che una realtà dotata di spessore e consistenza.
Equitalia ha lasciato il posto ormai da qualche mese ad Agenzia delle Entrate Riscossione, ma la routine a cui ci aveva abituati, fatta di macroscopiche sviste, ritardi e comunicazioni fantasma non è cambiata. A raccontare un nuovo episodio di mala burocrazia è stato nei giorni scorsi il magazine online Padova News.
Due cittadini sono stati fermati e multati per un ammontare di 500 euro in quanto il veicolo su cui viaggiavano era gravato da un fermo amministrativo originato da una cartella di 250. Quest’ultima non era mai stata notificata alla coppia, ed era frutto di un errore. Peraltro, anche il blocco del veicolo non era stato comunicato, ed ha quindi rappresentato un vero e proprio fulmine a ciel sereno.
Il presunto debito sarebbe stato determinato dal mancato versamento dell’IRPEF e, per un tragicomico scherzo del caso, laddove fosse stato segnalato entro 48 ore, avrebbe determinato un risarcimento di 6.000 euro a vantaggio dei contribuenti.
“La svista di cui si è resa responsabile la burocrazia ha comportato un danno economico, ma avrebbe potuto avere anche ripercussioni sul piano umano e personale. Il fermo amministrativo, infatti, interrompe la copertura assicurativa sul veicolo. Nessuno ci ha chiesto scusa per quanto accaduto”.
Tuttavia, dal Tribunale di Milano arriva una buona notizia. Una pronuncia che potrebbe aiutare molti contribuenti/automobilisti nel futuro prossimo, e che, in un certo senso, potrebbe fare storia.
La sentenza in questione è la 7280/2017, emessa dal Giudice di Pace Banfi; il provvedimento è stato originato da un caso analogo a quello raccontato da Padova News. Un fermo amministrativo era scaturito infatti da cartelle la cui notifica non aveva seguito il corretto iter.
Il contribuente si era così visto addebitare un importo di circa 15mila euro, a fronte della mancata ricezione di alcuni avvisi di pagamento, e senza che gli venisse recapitato il preavviso del blocco del veicolo. Il Giudice di Pace ha dichiarato prescritti i crediti e annullato il fermo amministrativo.
Contestualmente, è stato riconosciuto al cittadino il diritto di impugnare le cartelle illegittimamente notificate, e la cui esistenza sia messa in rilievo solo a seguito della richiesta di un estratto di ruolo. Inoltre, è stato evidenziato che il fermo amministrativo non rappresenta un esproprio forzato, ma procedura a questo alternativo, e assimilabile al rito di cognizione ordinario.
Accorpamenti, esemplificazione (?) e digitalizzazione
L’ammodernamento della macchina burocratica destinata a riscuotere le imposte sembra essere una dichiarazione d’intenti, l’espressione non completamente chiarita e definita di un auspicio, più che una realtà dotata di spessore e consistenza.
Equitalia ha lasciato il posto ormai da qualche mese ad Agenzia delle Entrate Riscossione, ma la routine a cui ci aveva abituati, fatta di macroscopiche sviste, ritardi e comunicazioni fantasma non è cambiata. A raccontare un nuovo episodio di mala burocrazia è stato nei giorni scorsi il magazine online Padova News.
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Due cittadini sono stati fermati e multati per un ammontare di 500 euro in quanto il veicolo su cui viaggiavano era gravato da un fermo amministrativo originato da una cartella di 250. Quest’ultima non era mai stata notificata alla coppia, ed era frutto di un errore. Peraltro, anche il blocco del veicolo non era stato comunicato, ed ha quindi rappresentato un vero e proprio fulmine a ciel sereno.
Il presunto debito sarebbe stato determinato dal mancato versamento dell’IRPEF e, per un tragicomico scherzo del caso, laddove fosse stato segnalato entro 48 ore, avrebbe determinato un risarcimento di 6.000 euro a vantaggio dei contribuenti.
“La svista di cui si è resa responsabile la burocrazia ha comportato un danno economico, ma avrebbe potuto avere anche ripercussioni sul piano umano e personale. Il fermo amministrativo, infatti, interrompe la copertura assicurativa sul veicolo. Nessuno ci ha chiesto scusa per quanto accaduto”.
Tuttavia, dal Tribunale di Milano arriva una buona notizia. Una pronuncia che potrebbe aiutare molti contribuenti/automobilisti nel futuro prossimo, e che, in un certo senso, potrebbe fare storia.
La sentenza in questione è la 7280/2017, emessa dal Giudice di Pace Banfi; il provvedimento è stato originato da un caso analogo a quello raccontato da Padova News. Un fermo amministrativo era scaturito infatti da cartelle la cui notifica non aveva seguito il corretto iter.
Il contribuente si era così visto addebitare un importo di circa 15mila euro, a fronte della mancata ricezione di alcuni avvisi di pagamento, e senza che gli venisse recapitato il preavviso del blocco del veicolo. Il Giudice di Pace ha dichiarato prescritti i crediti e annullato il fermo amministrativo.
Contestualmente, è stato riconosciuto al cittadino il diritto di impugnare le cartelle illegittimamente notificate, e la cui esistenza sia messa in rilievo solo a seguito della richiesta di un estratto di ruolo. Inoltre, è stato evidenziato che il fermo amministrativo non rappresenta un esproprio forzato, ma procedura a questo alternativo, e assimilabile al rito di cognizione ordinario.
La redazione
Agenzia delle Entrate: tempo fino al 2 ottobre per chiudere i conti
05.09.2017 15:27Hai controversie aperte con l’Agenzia delle Entrate?
Puoi beneficiare della definizione agevolata delle liti pendenti, regolamentata congiuntamente dall’articolo 11 del Decreto Legge n.50 del 24 aprile 2017, e dalla circolare 22/E emessa il 28 luglio scorso dall’ente.
Il provvedimento, di cui si può usufruire fino al 2 ottobre, riguarda le liti, aperte al 24 aprile, e sottoposte alla giurisdizione delle commissioni tributarie. Fondamentale, in tal senso, è che le controversie abbiano visto la partecipazione dell’Agenzia delle Entrate, ovvero, che la stessa “sia stata evocata in giudizio”.
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La definizione include i casi che hanno visto coinvolte simultaneamente Agenzia delle Entrate e Agenzia di Riscossione, ma non quelli di cui è stata protagonista solo quest’ultima.
Cosa si intende per liti pendenti?
Il riferimento è alle controversie che hanno visto il ricorso introduttivo all’Agenzia delle Entrate, ma per le quali non è ancora stata emessa pronuncia passata in giudicato.
Sono, al contrario, escluse dal provvedimento le liti che riguardano dazi doganali, accise e IVA riscossa all’importazione.
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In cosa consiste la definizione agevolata?
Il cittadino è tenuto a saldare integralmente le imposte inerenti il contenzioso e gli interessi maturati a seguito di ritardata iscrizione a ruolo.
Non devono invece essere corrisposti interessi di mora e sanzioni collegate al tributo.
Se la lite riguarda unicamente interessi di mora o sanzioni non connesse ai tributi, la rottamazione si perfeziona pagando il 40% del totale.
Qual è il rapporto tra la definizione agevolata “semplice” e quella delle liti pendenti?
Il contribuente può chiedere di beneficiare di entrambe simultaneamente, o sceglierne solo una. Tuttavia, non è possibile rinunciare alla prima, dopo aver inoltrato domanda, per accedere alla seconda.
Inoltre, mentre per usufruire della definizione agevolata “semplice” bisogna saldare integralmente il dovuto, per quanto riguarda le liti tributarie è sufficiente presentare domanda entro il 2 ottobre e versare l’ammontare della prima tranche, pari al 40% del totale.
Il pagamento può essere suddiviso in un massimo di tre quote, se il totale netto supera i 2.000 euro. In tal caso, la seconda e terza scadenza ricorrono il 30 novembre (40%) e 2 luglio 2018 (20%).
La redazione
Non ti fidi della banca? Diversifica i tuoi investimenti
05.09.2017 11:20Le mezze misure possono salvarci
Anche quando si tratta di rapporti economici. Infatti, se è vero che non disporre dei soldi necessari a saldare i propri debiti è un problema, soprattutto nel medio-lungo periodo, paradossalmente anche una cospicua quantità di liquidi da gestire può rivelarsi fonte di preoccupazioni.
Il sito d’informazione giuridica La Legge Per Tutti ha quindi stilato un vademecum improntato a una, fondamentale, parola d’ordine: diversificare. Ecco come tradurla in concreto per dormire sonni tranquilli.
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Se la banca va gambe all’aria?
In precedenza a offrire una sorta di paracadute era lo Stato, che metteva a disposizione un fondo composto dai soldi dei contribuenti. Oggi la situazione è diversa: gli istituti di credito devono gestire in autonomia eventuali situazioni critiche, e per farlo attingono, in prima battuta, alle risorse rese disponibili da azionisti, investitori e obbligazionisti.
Qualora neanche questo consenta di ripianare le criticità finanziarie, vengono intaccate le somme appartenenti ai risparmiatori per importi superiori a 100.000 euro. Dunque per restare al sicuro, privati cittadini e piccole e medie imprese dovrebbero evitare di far superare ai propri depositi questo valore soglia.
Lo spettro del pignoramento
Agenzia delle Entrate Riscossione può procedere senza dover ottenere preventiva autorizzazione dal tribunale. Le basta, infatti, inoltrare una comunicazione al debitore e all’istituto di credito a partire da 60 giorni dall’emissione della cartella.
Se il debito non viene saldato entro i successivi 60 giorni, le somme depositate sul conto dovranno essere direttamente girate ad AER, fino a che la pendenza non risulterà estinta. L’unico modo per evitare detto iter è chiedere di beneficiare della rateizzazione.
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Il pignoramento non si perfeziona solo se il debitore è lavoratore dipendente o pensionato e il suo conto è al di sotto dei 1345,56 euro, l’equivalente del triplo dell’assegno sociale. Ovviamente, la situazione per Agenzia delle Entrate Riscossione si sblocca con l’accredito delle successive mensilità, che fa innalzare detta soglia.
Inflazione: come prevenirla?
Gli interessi attivi applicati dall’istituto di credito non sono mai sufficienti a garantire al risparmiatore una remunerazione tale da bilanciarla, e per questo sarebbe consigliabile sottoscrivere tipologie d’investimento a basso rischio, tra cui i titoli di Stato.
Agevolazioni fiscali
A oggi chi ha un conto corrente con meno di 5mila euro non paga l’imposta di bollo, mentre per importi superiori a questo tetto il costo è di 34,2 euro. D’altra parte, investire in strumenti finanziari consente di beneficiare di un’imposta di bollo dello 0,2%.
La redazione