Quando puoi beneficiare della prescrizione o decadenza?
Sbagliare è umano. Così, al contribuente che deve barcamenarsi nel quotidiano tra mille e una scadenze capita di dimenticare qualcosa.
Tuttavia, se la svista ha a che fare con il Fisco, le conseguenze possono essere significative, soprattutto nel caso in cui si manifestino a distanza di anni.
Che succede, ad esempio, se il debito è originato dal bollo auto o dall’assicurazione? Qui di seguito una breve guida per orientarsi … e cercare di minimizzare i danni.
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La richiesta di pagamento riguarda un importo già versato? Hai tempo 60 giorni per fare opposizione: questi si calcolano a partire dalla ricezione del sollecito.
Invece, dopo che la cartella esattoriale è stata notificata, il debito diventa definitivo, e puoi impugnarlo unicamente per vizi formali.
Tra questi, la carenza di informazioni relative alla motivazione, o al calcolo degli interessi. L’autorità a cui far riferimento è la Commissione Tributaria Provinciale.
Quando ci si può appellare alla decadenza?
Per quanto riguarda multe e bollo auto, Agenzia delle Entrate – Riscossione deve inviare la cartella esattoriale entro due anni dal momento in cui l’ente titolare del credito gliene affida il recupero.
Se detto termine è trascorso, il contribuente ha tempo 60 giorni a partire dalla notifica dell’atto per contestarlo. A partire dal 61esimo, invece, lo stesso diventa definitivo e l’importo, seppur illegittimo, va pagato.
…e alla prescrizione?
Questa interviene dopo tre anni, che si calcolano dal 1 gennaio dell’anno successivo a quello in cui il pagamento è dovuto.
Dunque, se un’eventuale cartella esattoriale o un fermo amministrativo intervengono quando si è già conclusa detta finestra temporale, il cittadino può effettuare una contestazione entro 60 giorni.
In che modo si può appurare a quale annualità fa riferimento il bollo auto? Bisogna consultare la cartella esattoriale, alla pagina contenente il dettaglio delle imposte iscritte a ruolo.
E se, prima che si concluda la finestra temporale di tre anni, interviene un sollecito o un preavviso di fermo auto? Questi atti interrompono il computo, che riprende il giorno successivo alla notifica. Tuttavia, può succedere che gli stessi non siano mai stati ricevuti dal cittadino, e in tal caso l’importo originario si considera prescritto.
Inoltre, per accertarsi che eventuali solleciti siano stati inoltrati, è sufficiente presentare richiesta di accesso agli atti amministrativi presso uno degli sportelli di Agenzia delle Entrate – Riscossione. Questa è tenuta a rispondere entro 30 giorni, e se non lo fa, il contribuente può rivolgersi al TAR.
Un ulteriore strumento a disposizione è quello dell’istanza sospensiva. Infatti, in caso di prescrizione o decadenza, si ha tempo 60 giorni per chiedere il blocco della procedura di riscossione, presentando un’istanza ad hoc.
Ciò inibisce anche eventuali fermi e pignoramenti. Se trascorrono 220 giorni senza un responso da parte di AER, la domanda si considera accolta. In caso contrario, l’ente può, ad esempio, determinare lo sgravio del debito.
“Definizione agevolata? Utile solo per pochi”
Nel frattempo, fra pochi giorni i cittadini che hanno chiesto e ottenuto la rottamazione delle cartelle esattoriali dovranno mettere mano al portafoglio. La prima tranche, infatti, va pagata entro il 31 luglio.
Tuttavia, il provvedimento, che pure “sulla carta” prometteva di aiutare i contribuenti a estinguere le proprie pendenze, in concreto rischia di risolversi in una sorta di boomerang. A fare il punto è stato, nei giorni scorsi, Pasquale Lacalandra, avvocato specializzato in diritto fallimentare e crisi da sovra indebitamento appartenente all’omonimo studio.
La definizione agevolata, che consente di saldare i debiti risparmiando su sanzioni e interessi, comporta infatti la rateizzazione fino a un massimo di 5 tranche, e il versamento del 70% dell’ammontare complessivo entro il 2017; peraltro, chi non paga o lo fa in ritardo, decade dalla rottamazione.
Il provvedimento rappresenta dunque un aiuto sostanziale solo nel caso in cui la pendenza abbia un ammontare modesto, o se il contribuente ha una consistente disponibilità economica.
Laddove la rottamazione costituisce uno strumento lacunoso, la legge sul sovra indebitamento può invece offrire un supporto sostanziale, conclude Pasquale Lacalandra.
Questa infatti permette a consumatori e piccoli imprenditori supportati da professionisti di concordare con i creditori una “ristrutturazione” dell’importo dovuto. Ciò significa, pagare in base alle propria, effettiva, disponibilità economica.
In tal modo si raggiungono, simultaneamente, due obiettivi: il debitore estingue le proprie pendenze e torna a respirare, e il creditore può recuperare, almeno parzialmente, l’ammontare che gli spetta.
La redazione