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Notizie

Scende il numero di imprese fallite. Il “bersaglio preferito” restano quelle commerciali

Scende il numero di imprese fallite

Imprese_fallite_dati_Cribis

Il tessuto produttivo italiano riemerge, lentamente ma tenacemente, dai fondali della crisi

A tratteggiare il quadro attuale è l’Analisi dei fallimenti in Italia effettuata da Cribis, società del Gruppo Crif leader nel campo della business information, settore caratterizzato dalla fornitura di dati economici e commerciali e servizi a valore aggiunto per la gestione del credito e del business, nazionale e internazionale.

Primo trimestre 2017: fallite 30 attività al giorno

Una media, questa, che si traduce in un totale di circa 3.000 aziende, e che segna una riduzione del 17% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Nel 2015, peraltro, era stato di un quinto maggiore rispetto a oggi il numero di soggetti costretti a portare i libri in tribunale. 

Le cifre più preoccupanti, tuttavia, si erano raggiunte nel 2014, che aveva visto avvenire 15.000 fallimenti in 12 mesi, di cui “solo” 3.700 nel primo trimestre.

Sebbene le cifre odierne siano le più incoraggianti dal 2011, siamo ancora lontani dai dati del 2009, quando i fallimenti erano stati 2.200.

Se Mi Scordo: come non dimenticare i debiti prima che sia troppo tardi

 
 
Maggiori informazioni https://www.usuraonline.it/news/se-mi-scordo-come-non-dimenticare-i-debiti-prima-che-sia-troppo-tardi/

Le regioni maggiormente interessate dal fenomeno

Analizzando la diffusione territoriale dei fallimenti, emerge che più della metà si sono distribuiti in quattro regioni: Lombardia (641, equivalenti al 21,4% del totale), Lazio (386, ovvero il 12,4%), Campania (275, ovvero il 9,2%) e Veneto (261, ovvero l’8,7%). Insomma, come evidenzia l’indagine di Cribis, la localizzazione delle attività produttive è correlata, inevitabilmente, al numero di imprese costrette a portare i libri in tribunale.

I settori più colpiti

A essere investito nel modo più pesante è stato il comparto del commercio, che comunque ha visto scendere il numero di fallimenti del 14% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Segue l’industria, e quindi l‘edilizia.

“Rileviamo che, a pagare il prezzo più alto, è, nuovamente, uno dei principali settori della nostra economia. L’insegnamento che gli imprenditori possono trarre da questo dato è che devono scegliere con massima attenzione i propri partner. Uno dei parametri migliori per valutarne l’affidabilità è la puntualità nel saldo dei debiti”. Così Marco Preti, amministratore delegato di Cribis.

 

Bene anche le esportazioni e la produzione industriale

A rilevarlo, il Cerved, gruppo italiano che si occupa di valutare lo stato di salute finanziario di enti e imprese. Questo ha elaborato i dati inerenti il  periodo compreso tra gennaio e marzo 2017. 

 

Le prime hanno registrato un balzo in avanti del 14,5%, e la seconda è cresciuta del 3% circa.

Oltre a un miglioramento complessivo del trend relativo ai fallimenti, che consolida i dati a partire da fine 2014, Cerved segnala il drastico calo dei concordati in bianco, meno della metà rispetto alle cifre vertiginose del 2013. Detta procedura consente di congelare le azioni esecutive dei creditori prima che venga presentato un progetto di risanamento, propedeutico al vero e proprio concordato preventivo.

Inoltre, dopo l’incremento verificatosi tra il 2015 e il 2016, secondo l’analisi del Cerved, ricomincia a scendere il numero di liquidazioni volontarie. Si sono quindi nuovamente raggiunti i numeri relativi al 2008

La redazione

 


 
 

Nuove vittorie dei cittadini contro anatocismo e registro cattivi pagatori

Comportamenti illeciti delle banchecomportamenti_illeciti_delle_banche

Impotenza, frustrazione, angoscia. Sono questi gli stati d’animo che colpiscono il cittadino vittima di comportamenti illeciti da parte delle banche. 
 
Nei decenni, infatti, si è stratificata nell’opinione pubblica la consapevolezza dell’esistenza di una fitta coltre d’impunità a coprire (e agevolare) l’operato degli istituti di credito.
 
Tuttavia, sembrano maturi i tempi per un cambio di rotta, grazie alla sempre più diffusa presa di coscienza, da parte dei privati, dei propri diritti. Una situazione, questa, frutto dell’operare congiunto delle associazioni di categoria, e dell’informazione di massa
 
Si moltiplicano così le pronunce degli organi giudiziari che vedono riconosciute le istanze dei cittadini. Due sono i principali campi della “battaglia” con le banche: l’applicazione di tassi illeciti, e l’impropria segnalazione in Centrale Rischi. 
 

Perugia: azienda vince causa contro Monte dei Paschi di Siena

Dal Tribunale Civile del capoluogo umbro è arrivata, lo scorso 27 aprile, la sentenza che ha riconosciuto in capo all’istituto di cedito l’obbligo di risarcire un’impresa locale per un totale di circa 500mila euro. 
 
L’azienda, difesa dall’avvocato Mariani di Foligno, aveva segnalato l’applicazione di interessi anatocistici sul massimo scoperto, e si era avvalsa della consulenza tecnica dello studio ternano gestito da Goffredo Copparoni e Gianluca Di Mei. 
 
Spesso, quando i clienti delle banche intentano una causa paventando l’eventualità di esser stati vittima di usura, si rende necessario un lavoro certosino di “scavo”, finalizzato al riesame di contratti ed estratti conto datati
 
Il fenomeno scaturisce, sostanzialmente, da rapporti di forza asimmetrici, in quanto caratterizzati da una consolidata posizione dominante vantata dall’istituto di credito”. Così Goffredo Copparoni. 
 
Circa il 20% delle cause pendenti presso la Commissione Tributaria Provinciale d Terni vede impegnato il nostro studio, a dimostrazione della volontà di contrastare lo stato di cose. Le imprese, grandi o piccole che siano, come pure i privati cittadini, hanno diritto alla restituzione delle somme indebitamente versate. Ciò senza dimenticare che è necessario sensibilizzare l’utenza a riconoscere e smascherare i predoni degli indebitati, il cui unico obiettivo è monetizzare ansie e angosce altrui attraverso la sistematica speculazione. In tal senso è meritevole l’impegno profuso da Adusbef”. 
 

Il debito è ripianato attraverso il saldo e stralcio? Niente segnalazione in Centrale Rischi 

A stabilirlo, il Tribunale di Roma con l’ordinanza del 27 gennaio scorso. Questo ha peraltro riconosciuto il risarcimento del danno determinato dall’illegittima iscrizione nel registro dei cattivi pagatori della Banca d’Italia. 
 
Nel caso specifico l’interessato, dopo aver ottenuto un prestito, aveva proposto alla banca un accordo a saldo e stralcio, che, a fronte della decurtazione del debito complessivo, aveva comportato il pagamento della restante parte. 
 
Ciononostante, era stata effettuata la segnalazione in Centrale Rischi, definendola conseguente al mancato versamento di una quota.
 
L’ordinanza del Tribunale di Roma ha stabilito che, essendo l’accordo raggiunto tra le parti una transazione (accordo transattivo liberatorio) a tutti gli effetti, impedisce l’iscrizione nel registro dei cattivi pagatori relativamente alla parte del debito non saldata. Detto orientamento è stato espresso anche dalla Banca d’Italia con apposita circolare. 
 
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La redazione 


Perché i veicoli non italiani sono agevolati in caso di infrazioni?

Romania, Bulgaria, Ungheria. Probabilmente ti è capitato spesso di veder circolare nella tua città auto con targhe straniere. Ti sei chiesto perché? Non dipende soltanto dal numero crescente di immigrati presenti sul territorio, ma anche e soprattutto dal fatto che la mancata immatricolazione in Italia consente di sfuggire a eventuali multe. 
Ti sembra una situazione iniqua? La brutta notizia è che le cose non sono destinate a cambiare, come dimostra una nota del 3 aprile scorso del Ministero dell’Interno (Dipartimento di Pubblica Sicurezza), inerente l’applicazione dell’articolo 193 del Codice della Strada ai mezzi di trasporto immatricolati in altri Paesi dell’Unione Europea e circolanti in modo costante sul suolo italiano. 
Per i veicoli con targa estera, se emessa da uno dei Paesi elencati nell’allegato 1 del Decreto Ministeriale 86/2008, non è necessario dimostrare di essere in possesso di regolare copertura assicurativa. Questi mezzi non sono soggetti agli obblighi previsti dall’articolo 193 del Codice della Strada, e i proprietari non sono tenuti a richiedere documenti italiani, neanche se transitano sul nostro territorio da più di un anno. 
La nota del 3 aprile scorso diramata dal Ministero dell’Interno costituisce la risposta a un quesito posto dal Consorzio Polizia Municipale di Padova Ovest. Nel Nordest sono infatti sempre di più i veicoli circolanti con targa straniera, e, nel caso specifico, il dubbio era sorto in merito alla possibilità di applicare anche a questi mezzi le sanzioni contemplate dal Codice della Strada. 
Il Ministero si è richiamato al principio di copertura presuntiva evidenziato dall’UCI (Ufficio Centrale Italiano), secondo cui non sono applicabili le pene previste dall’articolo 193 neanche nel caso in cui emerga con certezza che il veicolo non sia in regola con la RC Auto. 
Ma a quanto ammonta, in generale, la sanzione da pagare, per chi circola con un mezzo non assicurato? La cifra da versare è di circa 850 euro con annesso sequestro dello stesso; tuttavia, l’importo è diminuito di un quarto se si sottoscrive una polizza entro un mese. Nel caso specifico d un veicolo straniero, anche laddove la multa venga notificata, spesso nessuno si premura di saldarla. Peraltro, in caso di incidente, numerose compagnie dell’Europa orientale rimborsano solo parzialmente il danno, lasciando l’ingrato compito di integrarlo all’UCI.  
Rc Auto: i numeri dei trasgressori
Le controndicazioni annesse all’estrema flessibilità concessa ai veicoli con targa straniera sono facilmente intuibili, se si esaminano i dati di una ricerca recentemente condotta dall’Asaps (Portale della Sicurezza Stradale). I numeri “parlano” infatti di una vera e propria emergenza. I veicoli non assicurati, in Italia, ammontano oggi a 5 milioni (13% del totale circolante), a fronte dei circa 4 milioni (8,7% del numero complessivo) del 2014. 
La regione più indisciplinata risulta essere la Campania: nella provincia di Napoli un veicolo su quattro non è assicurato; a Qualiano e Striano si tocca quota 46-47%, a superarle c’è solo Olderico (49%) in provincia di Vercelli. 
“Il fenomeno, di per sé preoccupante, viene esasperato e accentuato dall’esistenza di migliaia di auto immatricolate all’estero, e che possono transitare sulle nostre strade grazie all’assicurazione virtuale. Per non parlare dei tir provenienti da altri Paesi, e dei mezzi pesanti noleggiati dagli italiani”. Così Giordano Biserni, presidente Asaps. 

Romania, Bulgaria, Ungheria

Targhe_straniere

Probabilmente ti è capitato spesso di veder circolare nella tua città auto con targhe straniere. Ti sei chiesto perché? Non dipende soltanto dal numero crescente di immigrati presenti sul territorio, ma anche e soprattutto dal fatto che la mancata immatricolazione in Italia consente di sfuggire a eventuali multe
 
Ti sembra una situazione iniqua? La brutta notizia è che le cose non sono destinate a cambiare, come dimostra una nota del 3 aprile scorso del Ministero dell’Interno (Dipartimento di Pubblica Sicurezza), inerente l’applicazione dell’articolo 193 del Codice della Strada ai mezzi di trasporto immatricolati in altri Paesi dell’Unione Europea e circolanti in modo costante sul suolo italiano
 
Per i veicoli con targa estera, se emessa da uno dei Paesi elencati nell’allegato 1 del Decreto Ministeriale 86/2008, non è necessario dimostrare di essere in possesso di Rc Auto. Questi mezzi non sono soggetti agli obblighi previsti dall’articolo 193 del Codice della Strada, e i proprietari non sono tenuti a richiedere documenti italiani, neanche se transitano sul nostro territorio da più di un anno
 
 
La nota del 3 aprile scorso diramata dal Ministero dell’Interno costituisce la risposta a un quesito posto dal Consorzio Polizia Municipale di Padova Ovest. Nel Nordest sono infatti sempre di più i veicoli circolanti con targa straniera, e, nel caso specifico, il dubbio era sorto in merito alla possibilità di applicare anche a questi mezzi le sanzioni contemplate dal Codice della Strada.
 
Il Ministero si è richiamato al principio di copertura presuntiva evidenziato dall’UCI (Ufficio Centrale Italiano), secondo cui non sono applicabili le pene previste dall’articolo 193 neanche nel caso in cui emerga con certezza che il veicolo non sia in regola con la RC Auto
 
Ma a quanto ammonta, in generale, la sanzione da pagare, per chi circola con un mezzo non assicurato? La cifra da versare è di circa 850 euro con annesso sequestro dello stesso; tuttavia, l’importo è diminuito di un quarto se si sottoscrive una polizza entro un mese. Nel caso specifico d un veicolo straniero, anche laddove la multa venga notificata, spesso nessuno si premura di saldarla. Peraltro, in caso di incidente, numerose compagnie dell’Europa orientale rimborsano solo parzialmente il danno, lasciando l’ingrato compito di integrarlo all’UCI.  
 

Rc Auto: i numeri dei trasgressori

Le controndicazioni annesse all’estrema flessibilità concessa ai veicoli con targa straniera sono facilmente intuibili, se si esaminano i dati di una ricerca recentemente condotta dall’Asaps (Portale della Sicurezza Stradale). I numeri “parlano” infatti di una vera e propria emergenza. I veicoli non assicurati, in Italia, ammontano oggi a 5 milioni (13% del totale circolante), a fronte dei circa 4 milioni (8,7% del numero complessivo) del 2014
 
La regione più indisciplinata risulta essere la Campania: nella provincia di Napoli un veicolo su quattro non è assicurato; a Qualiano e Striano si tocca quota 46-47%, a superarle c’è solo Olderico (49%) in provincia di Vercelli
 
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